Se c’è un’istituzione che negli ultimi tempi ha attirato a sé tutto l’odio possibile contenuto nella terra abitata dagli appassionati italiani di tennis, quella fa rima con WADA. Acronimo “internazionale” di Agenzia Mondiale Antidoping, quella che ha deciso di impugnare la sentenza con la quale l’ITIA (l’agenzia che cura le questioni doping nel mondo del tennis) scagionava Jannik Sinner, ritenendo la contaminazione da Clostebol del tutto fortuita e involontaria, non avendo riscontrato né colpa e tantomeno dolo nelle azioni del tennista. Il ricorso della WADA però pesa nella testa del giocatore, che ha ammesso di pensare spesso a quello che potrà succedere davanti al TAS di Losanna, il cui verdetto è atteso non prima della fine di gennaio (o forse anche oltre).
- Al TAS di Losanna, ma non prima di febbraio
- Le tappe della vicenda: da Indian Wells alla prima udienza
- Il ricorso della WADA e i precedenti (differenti)
Al TAS di Losanna, ma non prima di febbraio
Saranno le due parti in causa a concordare la data del dibattimento. Al TAS, quanto avvenuto fino ad oggi conterà relativamente poco: si ripartirà da zero, con nuove memorie e nuove dimostrazioni portate dalla difesa per tentare di ottenere una sentenza favorevole come quella già emessa da Sport Resolution per l’ITIA. La WADA, qualora dovesse vedere respinto il ricorso, potrebbe fare un ultimo estremo tentativo rivolgendosi a un Tribunale Federale Svizzero, ma la cosa appare oggettivamente fuori discussione (è capitato molto raramente, anche perché entrerebbe nel merito solo di alcuni aspetti specifici).
Insomma, al TAS si metterà un punto una volta per tutte, con Sinner che qualora fosse ritenuto colpevole di aver assunto il Clostebol senza poter dimostrare che si sia trattato di una contaminazione dovuta a negligenze altrui andrebbe incontro al rischio di una squalifica che va da un minimo di 12 a un massimo di 24 mesi.
Chi ha parlato di 6 mesi (ad esempio tanti ex giocatori e addetti ai lavori) non sa quello che dice: sulle carte del regolamento, non sta scritto da nessuna parte, anche perché la WADA ha specificatamente chiesto dai 12 ai 24 mesi. E da lì il TAS non potrà spostarsi, qualora ritenesse Sinner colpevole. Non verranno però toccati i risultati e i montepremi conquistati da marzo 2024 in avanti: la squalifica non avrebbe alcun effetto retroattivo, ma partirebbe dal giorno stesso nel quale verrà pronunciato il verdetto.
Le tappe della vicenda: da Indian Wells alla prima udienza
La vicenda Clostebol è iniziata il 10 marzo 2024, quando Sinner è stato trovato positivo a un controllo antidoping effettuato durante il Masters 1000 di Indian Wells. Un successivo controllo del 18 marzo ha rilevato per una seconda volta la positività del giocatore a un metabolita che si trova in un farmaco chiamato Trofodermin, che il preparatore atletico Umberto Ferrara aveva acquistato a Bologna prima della partenza per gli USA (è una crema utilizzata per cicatrizzare piccole ferite).
Quel farmaco che ha prestato a Giacomo Naldi, fisioterapista di Sinner, per curare una ferita a un dito e che durante un trattamento ha inavvertitamente “passato” la sostanza al giocatore, non utilizzando i guanti (cosa comunque comune perché, come spiegato da tutti i tennisti del circuito, nessun fisioterapista opera con i guanti sui muscoli dei propri assistiti).
La notizia viene comunicata dall’ITIA a Sinner mentre si trova a Monte Carlo, ad aprile, e il 4-5 dello stesso mese (e poi il 17-20 aprile) arrivano due sospensioni provvisorie, cui l’entourage del tennista risponde facendo appello urgente e immediata Sport Resolution, tribunale indipendente che supervisiona casi di doping. Il 15 agosto, in udienza presso la medesima società di consulenza, è arrivato un primo verdetto che scagionava completamente Sinner da ogni addebito di colpa o responsabilità. Soltanto 5 giorni dopo la notizia verrà resa nota, con il tennista reduce da trionfo di Cincinnati, preludio a quello successivo agli US Open.
Il ricorso della WADA e i precedenti (differenti)
Giovedì 26 settembre, pochi giorni dopo la vittoria a Flushing Meadows, la WADA comunica di aver presentato ricorso al TAS di Losanna contro la decisione del tribunale indipendente e dell’ITIA di non procedere a sanzionare Sinner. Da quel momento in poi si entra nel campo delle ipotesi, perché capire cosa potrà succedere da qui ai prossimi mesi è davvero complicato.
Viene paragonato il caso dell’italiano ad altre situazioni (vedi quella di Simona Halep o più di recente del pallanuotista Andria Bitadze), ma è chiaro che quella di Sinner è una vicenda differente, anche per la portata del personaggio coinvolto. Nelle prossime settimane, non appena andrà allestendosi il collegio arbitrale, se ne saprà di più. Di sicuro il numero uno del mondo sarà in Australia per difendere il titolo conquistato lo scorso anno, poi dovrà sperare che a Losanna tutto fili per il verso giusto.