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Tennis, cosa può fare Sinner nel 2024 per crescere ancora? Vincere uno slam, ma non solo

Dopo un 2023 da incorniciare, nel 2024 il numero 4 del tennis mondiale si pone determinati obiettivi per continuare a crescere: tutta la stagione dall'Australia alle Finals.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Se vincere è difficile, confermarsi lo è ancora di più. E il 2024 potrebbe presentare a Jannik Sinner un coefficiente di difficoltà ancora maggiore, anche perché alzare l’asticella è diventata la regola, visto quanto ha abituato bene il popolo italiano. Tutti gli chiedono di vincere ancora, se possibile di farlo anche negli appuntamenti più prestigiosi, che giocoforza fanno rima con slam. Quei tornei che per un motivo o per un altro lo hanno sempre rimbalzato prima del tempo, con la semifinale conquistata a Wimbledon l’estate scorsa che rimane il miglior risultato ottenuto in uno dei quattro maggiori appuntamenti stagionali.

Primo step: Australia, per continuare a sognare

Il rapporto tra Sinner e gli slam non è mai decollato in pianta stabile. A Melbourne a Parigi e a Flushing Meadows non è mai riuscito ad andare oltre i quarti di finale, che pure rappresentano risultati di tutto rispetto, pensando al fatto che fino a quando li ha affrontati (l’ultimo sono stati gli US Open giocati a inizio settembre) la sua posizione nel ranking non era mai stata superiore alla numero 7. Ora che è numero 4, distante appena un migliaio di punti dalla numero 3 occupata da Medvedev, si può cominciare a ragionare sotto in un’altra prospettiva.

Mettere le mani su uno slam diventa quasi un passaggio obbligato se l’idea è di continuare a scalare i piani alti del ranking ATP. E già in Australia a gennaio si presenterà l’occasione per provare a fare il colpaccio. A Melbourne ci saranno però tutti i rivali più temibili, forse anche Nadal, che non gioca proprio dalla passata edizione del torneo australiano. Sinner la scorsa estate è uscito agli ottavi, battuto da Tsitsipas al quinto, dopo aver perso l’anno precedente sempre col greco, ma ai quarti e in tre set. Con Tsitsi a Torino non c’è stata storia, per cui la speranza è che la bestia nera quest’anno rimanga al suo posto.

Secondo step: la primavera americana

Melbourne è la prima tappa, quella dove forse anche la pressione sarà maggiore, perché sarà il primo torneo importante dell’anno dopo il break seguito alle ATP Finals e alla Davis, dove Jannik ha riscritto la storia del tennis italiano. Cosa rende ottimismi circa le reali possibilità dell’altoatesino di ambire alla vittoria finale? Se una volta il tallone d’Achille era rappresentato da un fisico che tendeva a calare alla distanza, specie nei match giocati sui cinque set, adesso la sensazione è che più si gioca e più la sua superiorità viene fuori, complice un gran lavoro atletico e di potenziamento svolto nell’ultimo anno.

Chiaramente poi la differenza la fanno la tecnica e la capacità di cambiare gioco a seconda del momento della partita e dell’avversario, virtù acquisite in modo evidente negli ultimi tempi. Se l’Australia sarà subito un banco di prova, occhio poi alla primavera sul cemento americano, dove scatteranno i Masters 1000: a Miami lo scorso anno Sinner perse in finale contro Medvedev dopo aver centrato le semifinali a Indian Wells la settimana precedente, battuto da Alcaraz. Arrivare in fondo sarebbe importante per non perdere troppi punti in classifica, dato che ne dovrà difendere parecchi.

Terzo step: il dilemma terra rossa, l’erba tanto amica

La stagione sul rosso potrebbe rivelarsi alla stregua di un termometro. La superficie di per se non è nemica, ma sembra quella meno desiderata da Jannik. Che nel 2023 ha giocato sulla terra lo stesso numero di gare disputate sull’erba, con identico ruolino di marcia (8 vittorie e tre sconfitte, percentuale di vittorie del 73%).

Sul rosso l’unico exploit è arrivato a Monte Carlo, dove ha perso in semifinale contro Rune, mentre tra Barcellona (quarti), Roma (ottavi) e Parigi (secondo turno) i conti non sono mai tornati per davvero. Puntare alla stagione europea sulla terra però potrebbe pagare dividendi in chiave ranking, avendo pochi punti da difendere rispetto a molti colleghi.

A meno che non voglia sacrificare la primavera per arrivare tirato a lucido a giugno, nel mese tradizionalmente votato all’erba: Halle, Queen’s (che lo scorso anno saltò per un piccolo fastidio) e Wimbledon potrebbero rappresentare l’ennesima sliding door della carriera. E perché no, magari offrire un clamoroso duello con l’amico Berrettini, deciso a far vedere di che pasta è fatto sulla superficie a lui più congeniale.

Perché i primi 6 mesi sono davvero quelli cruciali

Ci si potrebbe fermare qui, senza andare troppo in là con la mente, per capire cosa dovrà fare Sinner per crescere ancora in un 2024 che si preannuncia denso di significati. Perché da agosto in poi l’unico obiettivo sarà difendere quanto di straordinario è riuscito a fare già quest’anno, con le vittorie di Toronto, Pechino e Vienna e la finale conquistata alle ATP Finals (potrebbe migliorare solo a Cincinnati e agli US Open, dove s’è fermato agli ottavi).

Il vero upgrade però è atteso da gennaio a luglio: vincere un slam sarebbe il massimo, ma anche aggiornare il palmares Masters 1000 non sarebbe una brutta idea. E non dovendo difendere tanti punti (3.175 fino a Wimbledon: poco meno della metà dei 6.460 conquistati in tutto il 2023, ma con la differenza che fino a giugno ha disputato 14 tornei, mentre da luglio in poi soltanto 8), pensare anche ad attaccare le posizioni nel ranking di Medvedev e Alcaraz (che di punti da difendere ne avrà oltre 6.675 nei soli primi 6 mesi dell’anno) è tutt’altro che un’eresia.

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