Non teme che il silenzio, questa talentuosa e determinata tennista dal dritto implacabile, orgogliosa e fiera come poche. Elina Svitolina ha sfidato Vladimir Putin con le armi che ha coltivato dalla sua infanzia ad Odessa: la racchetta e la parola. Ogni sua conferenza stampa è un messaggio politico a sostegno della sua Ucraina, che affronta i suoi giorni più difficili.
A Monterrey prima ha fermamente asserito che non avrebbe gareggiato contro l’avversaria russa se non alle sue condizioni e ha puntato alle massima autorità tennistiche internazionali, ATP, WTA e IFT per scuotere dal torpore e dal silenzio quanti fino ad allora avevano scelto la via dell’attesa.
- Elina Svitolina, la vittoria a Monterrey e la questione Ucraina
- Svitolina in conferenza stampa: "Il premio all'esercito ucraino"
- Guerra Ucraina: i drammatici numeri del conflitto, profughi arrivati al milione
- La svolta di Elina Svitolina: dal tennis alla guerra Ucraina-Russia
- La decisione di Elina Svitolina che muta il suo ruolo
Elina Svitolina, la vittoria a Monterrey e la questione Ucraina
In conferenza stampa, la Svitolina – dopo aver superato la russa Anastasia Potapova con un netto 6-2 6-1 e sollevato un dibattito a livello istituzionale di portata imponente – ha portato in campo la sua divisa inedita, con i colori della sua Ucraina.
Nel progetto di Elina, Monterrey è il primo tassello di un’opera imponente di strategia di comunicazione e politica che mette al centro la sua nazione, la sua difesa e la lotta perché torni libera.
Svitolina in conferenza stampa: “Il premio all’esercito ucraino”
Non meri annunci, non un manifesto, ma un concreto contributo economico che la Svitolina – 27 anni – ha deciso di rendere pubblico in conferenza stampa.
“È un evento molto, molto speciale questo per me. Tutto il premio in denaro che guadagnerò qui andrà all’esercito ucraino. Quindi grazie mille per il vostro supporto. Sono in missione per il mio paese”, ha dichiarato dopo aver battuto la Potapova. “Ero in missione per il mio Paese”, ha spiegato Elina, attuale numero 15 del ranking . “Penso che la mia missione sia unire la comunità tennistica per aiutare l’Ucraina – ha detto dopo la partita -. Sono qui per questo. Vado in campo per la mia nazione e faccio il massimo usando le mie risorse per invitare le persone ad aiutare la mia nazione”.
La Svitolina, che ha promesso di donare i montepremi dei prossimi tornei per aiutare la resistenza contro l’invasione russa e fornire aiuti alla popolazione civile, provata da una settimana di guerra.
“Gioco per la mia nazione, per aiutare l’esercito ucraino, le persone bisognose di aiuto – ha spiegato -. Ogni mia vittoria sarà molto speciale”.
Una scelta esplicita, al pari di quanto fatto da altri suoi noti connazionali, come l’ex stella del calcio milanista e ucraino, Andrij Shevchenko, e altri esponenti del mondo dello sport e del tennis.
Guerra Ucraina: i drammatici numeri del conflitto, profughi arrivati al milione
Secondo quanto reso noto dall’ONU, attraverso l’agenzia per i rifugiati i profughi della guerra tra Russia e Ucraina, sarebbero già un milione. Basti pensare che fino a mercoledì 3 marzo si calcolava che le persone che avevano abbandonato le proprie case, ammontavano a 836.000.
“In soli sette giorni, un milione di persone sono fuggite dall’Ucraina, sradicate da questa guerra insensata. Ho lavorato nelle emergenze dei rifugiati per quasi 40 anni, e raramente ho visto un esodo così rapido come questo”, si legge in una dichiarazione dell’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi. “Ora dopo ora, minuto dopo minuto, sempre più persone stanno fuggendo dalla terrificante realtà della violenza. Innumerevoli persone sono sfollate all’interno del paese. E a meno che il conflitto non termini istantaneamente, è probabile che altri milioni saranno costretti a fuggire dall’Ucraina”, ha scritto il rappresentante Onu.
Una tragedia immane, dilagante che anche con suo contributo, è stata messa al centro dell’agenda politica internazionale e dei media.
La svolta di Elina Svitolina: dal tennis alla guerra Ucraina-Russia
Per Elina, che aveva iniziato il 2022 non proprio sotto il migliore dei risultati, quanto sta costruendo a Monterrey coincide con una ripresa anche del suo tennis migliore. Agli Australian Open (molto controversi, per via del noto caso Djokovic e la relativa espulsione), la Svitolina aveva raggiunto il terzo turno. Nulla di paragonabile alle sue stagioni migliori, certo ma comunque un lieve segnale di ripresa.
La sua carriera tennistica, iniziata davvero nel lontano 2012, è stata un crescendo fino all’apice raggiunto nel 2017, quando Elina in seguito alla vittoria del titolo di Dubai, diventa la prima tennista donna del suo Paese ad entrare nella top 10, mentre l’11 settembre tocca il punto più alto in assoluto del suo percorso da pro centrando la terza posizione nella classifica WTA.
Un best ranking, eguagliato in altre circostanze poi dopo che coincide con nil miglior risultato per sé e la sua Ucraina, che grazie al suo talento tocca altri primati: il 28 ottobre 2018 diventa anche la prima tennista ucraina a vincere il torneo di fine anno, le WTA Finals; vanta 17 titoli in carriera, due in doppio e come migliori risultati nelle prove del Grande Slam vanta due semifinali, una a Wimbledon 2019 e una allo US Open 2019. Alle ultime Olimpiadi di Tokyo ha conquistato un bronzo che ha arricchito il medagliere della sua nazione.
La decisione di Elina Svitolina che muta il suo ruolo
Fin qui nulla, però, che ponesse Elina in contrapposizione alla Russia: non un commento, non una dichiarazione che eccedesse. Anzi, la stessa Svitolina – che ha sposato nel 2021 il collega francese Gael Monfils, conoscenza del nostro Matteo Berrettini – pur risultando residente nella devastata Kharkiv, non vive più di fatto in terra ucraina per via dei suoi impegni professionali da tempo.
Nulla che però abbia intaccato, in lei e nelle sue parole, un sentimento di appartenenza che ha fatto proprio e che non esita a ribadire in ogni circostanza pubblica a sostegno della causa ucraina. E che la investe, indirettamente, di un ruolo inedito: quello di portavoce, suo malgrado, di quanto stia accadendo lì, ai margini dell’Europa.
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