Doveva essere una celebrazione, è stata più di una celebrazione. L’ultimo afflato di una carriera a suo modo irripetibile, perché quella di Juan Martin Del Potro non è stata una parabola come le altre. Un fuoriclasse assoluto martoriato da mille problemi fisici, gli stessi che lo hanno costretto a fermarsi con largo anticipo rispetto a una tabella di marcia che numeri alla mano (è classe 1988) avrebbe potuto regalargli un finale di carriera ben diverso da quello raccontato dal campo. E per l’ultimo omaggio s’è scomodato persino Novak Djokovic, quello “numeri alla mano” più grande di tutti.
- Un destino cinico per un atleta fuori dal comune
- I grandi trionfi, i maledetti infortuni
- I grandi del tennis tutti ai piedi di Delpo
Un destino cinico per un atleta fuori dal comune
Il serbo è parso emozionato come non mai, consapevole che dalla parte opposta della rete non c’era soltanto un amico e un avversario, ma anche un uomo che dalla vita ha ricevuto un trattamento (per così dire) infingardo. Del Potro s’è divertito, pur mostrando tutti i limiti che il suo corpo gli impone: l’ultima partita ufficiale è datata febbraio 2022, ma di fatto la sua vita da atleta professionista s’era già chiusa due anni e mezzo prima, al Queen’s, dove l’ennesimo infortunio lo aveva costretto a desistere dal tentativo di riprovarci ancora.
Non s’era più ripreso da quell’ennesimo stop, con il torneo di Buenos Aires 2022 utile più per salutare i tifosi che non per pensare di essere ancora un tennista di livello. Buenos Aires che è stata anche la città che l’ha accolto a braccia aperte nel giorno del commiato, un misto tra commozione, ricordi e sorrisi. Delpo è sembrato molto provato, soprattutto caricato di molti più chili rispetto a quando con i suoi colpi terrorizzava gli avversari. Ma vedere Djokovic dall’altra parte della rete ha reso tutto un po’ più vero e reale, oltre che magico.
I grandi trionfi, i maledetti infortuni
Nole è stato anche l’ultimo giustiziere di Del Potro in una finale slam, quella degli US Open 2018. Il canto del cigno dell’argentino, che 9 anni prima sul cemento di Flushing Meadows aveva conosciuto il momento più alto della sua carriera, vincendo il primo e unico slam dopo aver liquidato Nadal in semifinale e Federer in finale (era la prima volta in cui batteva l’elvetico, che nei precedenti 7 incontri l’aveva sempre sconfitto).
A cambiare il corso degli eventi, i due maledetti infortuni ai polsi: quello destro fa crac nel 2010, quello sinistro nel 2012 una prima volta, poi di nuovo nel 2014, quando a Dubai esce fra le lacrime. Troverà la forza per rialzarsi ancora: nel 2016 vincerà un argento olimpico a Rio (dopo il bronzo di Londra) e pure la Davis con l’Argentina, forse la soddisfazione più grande raccolta lungo il percorso.
Poi nel 2017 una risalita costante fino agli exploit del 2018, quando a Indian Wells batte Federer conquistando il primo e unico Masters 1000 in carriera, sfiorando poi il bis agli US Open con altre tre finali perse (Auckland, Cabo San Lucas e Pechino). Ma quando il ginocchio gli chiede il conto, la fine è inevitabile.
I grandi del tennis tutti ai piedi di Delpo
L’omaggio di Djokovic ha reso l’idea della grandezza del Delpo, che nel suo futuro ha detto di voler seguire i giovani, sia come ambasciatore del Roland Garros Junior, sia come grande appassionato di tennis, pronto a mettere la propria esperienza al servizio dei ragazzi.
Alla celebrazione di Buenos Aires hanno partecipato tanti colleghi anche “da remoto”, vedi Roger Federer che ha salutato l’avversario di tante battaglie con un bel messaggio mostrato sul maxi schermo: “Spero che tu non sia triste, perché per te il meglio deve ancora venire”.
Djokovic ha ringraziato Delpo per averlo voluto al suo fianco in un’occasione tanto speciale: “Non conosco persona che non ami Juan Martin. Tutti lo amano e credo che sia un esempio per ognuno di noi. La sua più grande vittoria nella vita è essere la persona meravigliosa che è sempre stata”. Un’emozione unica che lega un filo nel quale si riannodano tante generazioni. L’ultimo punto è un bel dritto in risposta, come ai vecchi tempi: ci voleva proprio una serata così per ricordare a tutti chi era (e sempre sarà) Juan Martin Del Potro.