Per la quinta volta a Tokyo 2020, le note dell’inno italiano sono suonate per celebrare un trionfo dell’atletica azzurra nell’atletica.
E come successo il 2 agosto, all’indomani della memorabile doppietta in pochi minuti del giorno prima Tamberi-Jacobs, anche sabato 7 agosto l’Inno di Mameli ha “raddoppiato” in meno di un’ora, con la premiazione di Antonella Palmisano oro nella 20 km di marcia alla quale è seguita quella della 4×100 uomini.
Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu, in rigoroso ordine di “apparizione” nella magica formazione della staffetta, sono saliti sul podio in completo bianco, senza poi riuscire a trattenere le lacrime durante l’inno.
Il primo a parlare è stato il campione olimpico dei 100 metri, che per rendersi conto di… quanto successo ha portato con sé anche l’oro individuale, per poi rispondere implicitamente alle accuse e alle insinuazioni d’oltreoceano “Adesso che abbiamo le medaglie al collo forse iniziamo a capire qualcosa. O meglio io le guardo, ma non ho ancora bene idea di cosa sia successo. Siamo un gruppo fantastico, abbiamo riscritto la storia, ora anche americani e giamaicani sanno che ci siamo noi. Grazie a tutti gli italiani che ci hanno incoraggiato e hanno creduto in noi“.
Essenziale il commento di Desalu: “Abbiamo fatto quaclosa di straordinario e leggendario. Continuerò a guardare questa bella medaglia, probabilmente ci dormirò“.
Anche 24 ore dopo l’impresa, il più commosso è stato Filippo Tortu: “Pensavo di piangere più oggi di ieri, probabilmente ho finito le lacrime. C’era la gioia di aver coronato quel sogno che mi fa vivere di sport. Vedere i miei compagni, la nostra curva tutta italiana… è stato tutto bellissimo. Non potevo non piangere“.
Infine, Patta, il più giovane e il meno conosciuto del gruppo: “Sono una persona normalissima, solo con una medaglia d’oro al collo. Impareranno a conoscermi piano piano, sono ancora giovane. Devo dire grazie ai miei compagni che mi hanno portato verso questo traguardo, spero che ce ne saranno tanti altri con loro“.