Sarà anche lui uno dei tanti che stasera, alle 20 italiane, guarderà la finale degli Us Open tra Sinner e Fritz ma con un doppio occhio di riguardo. Lorenzo Musetti non solo tiferà per Jannik ma non potrà non ripensare agli ultimi due precedenti con l’americano, che a luglio l’hanno visto trionfare sia sull’erba che sul rosso. L’azzurro ne parla in un’intervista a La Repubblica.
I precedenti vittoriosi di Musetti con Fritz
La data storica è quella del 10 luglio, quando ai quarti di Wimbledon superò il n.13 al mondo in cinque set con il punteggio di 3-6, 7-6 (5), 6-2, 3-6, 6-1. Il bis il 31 luglio, alle Olimpiadi di Parigi: 6-4 7-5 al terzo turno. Insomma, Musetti sa come si fa ed è diventato la bestia nera di Taylor Fritz.
I ricordi di Musetti
Musetti, escluso dalla Davis come Sinner, si schermisce: «Ma no. Certo è che a Wimbledon giocai il mio miglior tennis. Fritz dominava con il servizio, cambiai atteggiamento e fece la differenza. Per me è stato importante: mi ha fatto capire di poter giocare al livello di giocatori come Taylor, di poter battere i Top Ten. A Wimbledon mi è rimasto impresso che quando sono riuscito a vincere il secondo set, ho capito che potevo realmente batterlo e che stava soffrendo il mio modo di giocare: dunque stava soffrendo la mia strategia. La strategia è stata quella di portarlo — con le mie variazioni e specialmente con il back di rovescio — a rallentare il suo gioco per poi poter prendere io il comando dello scambio con il mio dritto. Molto semplice».
Poi c’è stato il remake alle Olimpiadi: «Sulla terra rossa anche meglio, ho prevenuto i danni». Fritz dopo aver battuto Tiafoe disse che quando perdeva ai quarti si giustificava perché c’era Djokovic. Invece: “Ho giocato con Musetti e mi ha battuto. Mi sono detto, ok, questa scusa non funziona più…”: «Capito? Mi fa piacere che abbia preso il mio match come riferimento e stimolo per migliorarsi…».
Il consiglio a Sinner
Questa sera tocca a Jannik Sinner affrontare Fritz: «Beh, lo conosce. Ci ha già giocato. Un grande in bocca al lupo. Credo proprio che Jannik non abbia bisogno dei miei consigli, sono certo che sia lui, che il suo team, abbiano già le idee molto chiare su come affrontare la partita. Se dovessi dargliene uno sarebbe sicuramente quello di portare Fritz fuori dalla sua comfort zone, con continui cambi di ritmo e variazioni. Lui è un tipo di giocatore a cui non piacciono per nulla».