Quando parla Julio Velasco ci si deve sempre aspettare dichiarazioni e riflessioni di un certo peso specifico, pregne di parecchia lucidità e mai scontate. Il ct del volley capace di far rinascere le nostre nazionali con trionfi a nastro si è raccontato in quel fantastico via vai del Festival dello Sport di Trento. L’allenatore non poteva prescindere dal successo delle sue ragazze a Parigi 2024, ma c’è stato anche spazio per parlare di una delle stelle di una certa magnitudo della sua selezione, ovvero Paola Egonu.
- Velasco e il trionfo di Parigi 2024: "Non solo il gruppo, abbiamo vinto perché abbiamo giocato meglio"
- La rinascita della Nazionale femminile e il ruolo dell'allenatore secondo Velasco
- Cosa ha detto Velasco a Paola Egonu e il punto di vista sull'integrazione
- "Tra Messi e Maradona ecco chi preferisco"
Velasco e il trionfo di Parigi 2024: “Non solo il gruppo, abbiamo vinto perché abbiamo giocato meglio”
Partiamo dall’oro olimpico delle giocatrici, che hanno coronato la spedizione italiana nell’ultima giornata dei Giochi consegnando la 40esima medaglia raccolta dal nostro Paese in quel di Parigi. Velasco ha ricordato il trionfo calcistico ad Euro 2024 dei ragazzi di Mancini, per fissare un paragone: “Il segreto della loro vittoria era il gruppo unito. Giocavano come fratelli, e ho visto questo esempio con grande ammirazione e ho pensato: ma se un gruppo e unito e gioca male vince lo stesso? Va bene il gruppo – si è risposto il ct – se è unito ancora meglio, ma quello che conta ed è imprescindibile è giocare meglio dell’avversario“.
La nazionale femminile di volley ha fatto così, “e lo abbiamo fatto perché abbiamo lavorato tantissimo, in particolare su battuta e ricezione. E come diceva Johan Cruijff non esiste cosa più difficile che giocare in maniera semplice: spesso negli allenamenti si fanno poche battute e ricezioni. Perciò devo allenare molto questo aspetto, e via dicendo”, è l’analisi di Velasco, che ha ammesso il fatto che ancora oggi “non ci rendiamo conto di ciò che abbiamo fatto”.
La rinascita della Nazionale femminile e il ruolo dell’allenatore secondo Velasco
Il tecnico ha poi ricordato il fatto che la squadra femminile “veniva da un anno difficile, c’erano troppe chiacchere“. Il riferimento era alla crisi precedente la gestione Velasco che ha invece portato in dote il trionfo in Nations League e il citato oro olimpico. Prima però le ragazze della nazionale hanno attraversato un momento di controversie, polemiche, sconfitte e la rottura con il tecnico Mazzanti. “Noi allenatori dobbiamo trasmettere alla squadra ciò di cui ha bisogno”, ha proseguito l’attuale ct. “Non c’era bisogno di motivare le ragazze, ma di trasmettere loro sicurezza. Un allenatore – ha spiegato Velasco – deve essere un bravo attore, decidere cosa trasmettere e saperlo fare. Io non credo ai discorsi che dietro non hanno una verità. Ad un allenatore devono piacere le sue giocatrici perché sono come le sue figlie”.
E ancora, sul ruolo degli allenatori: “Noi non facciamo nulla rispetto a chi gioca. Il nostro compito è convincere gli altri. Perciò non bisogna mettersi come esempio: ognuno è diverso da me. I ragazzi devono giocare liberi, non preoccuparsi della reazione dell’allenatore. Alle ragazze ho detto che voglio giocatrici autonome, che sanno quello che devono fare”.
Cosa ha detto Velasco a Paola Egonu e il punto di vista sull’integrazione
Restringendo il focus sulle singole, Velasco ha parlato della rinascita di Paola Egonu, tornata con lui nel giro della Nazionale dopo il grande gelo con Mazzanti. Perché se è vero che a Parigi 2024 “abbiamo giocato meglio delle altre”, c’è anche una parte psicologica. E che a volte dipende anche da quello che succede fuori dai palazzetti. Nel caso della opposto, la ridda di polemiche basate sul niente montato a neve che da tempo la investono.
E a lei Velasco ha riservato un messaggio: “Le dissi che l’avrei difesa sino alla morte sul tema dell’integrazione“. Ma al tempo stesso “sulle altre cose sarebbe stata come tutte le altre”. Il ct ha spiegato inoltre che è conscio di cosa significhi diventare un personaggio: “Spesso il personaggio ci rompe le scatole, ha una vita propria e rapportarsi con la gente è difficile perché si mette di mezzo”.
Concentrandosi sul tema dell’integrazione, Velasco ha argomentato: “Il popolo italiano è fantastico, è accogliente. Ma è anche un popolo che ha sempre migrato. E secondo me molti non si ricordano cosa significhi essere straniero in un’altra terra. A me in Italia davano del lei quando a 33 anni mi recavo in questura per la cittadinanza. A quelli di colore invece sempre del tu”. Impossibile dargli torto, visto che è una pratica comune che abbiamo introiettato spesso anche in maniera inconscia. Velasco ha quindi continuato a difendere le sue giocatrici con origini fuori dall’Italia: “A volte hanno delle reazioni perché stanno in guardia, hanno vissuto tante cose da piccole, e adesso che sono famose non possono permettersi più niente”.
“Tra Messi e Maradona ecco chi preferisco”
Infine, una digressione a tema calcistica, con l’inevitabile domanda su chi sia più forte, se Messi o Maradona. Velasco non ha dubbi: “Meglio Maradona, è della mia epoca e aveva una forza di vivere mostruosa. Anche Messi, ma meno forte. Con i metodi di ora Maradona sarebbe il migliore. E persino con la cocaina ha giocato ai massimi livelli”.