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Vuelta 2023, i favoriti: Evenepoel, Roglic e Vingegaard ma occhio a un paio di sorprese

Vuelta 2023, il borsino dei favoriti della vigilia: da Evenepoel a Roglic, da Vingegaard ai possibili outsider, ecco i big da tenere d'occhio nella corsa a tappe spagnola.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Di una Vuelta bella così, startlist alla mano, probabilmente non v’è traccia nella storia: tolto Tadej Pogacar, tutti i maggiori big del mondo delle corse a tappe hanno deciso di darsi appuntamento sulle strade di Spagna. Dove nelle prossime tre settimane potrebbe andare in scena uno spettacolo per palati fini, con tante sfide incrociate (alcune anche nella stessa squadra) e tanti pretendenti decisi a vendere cara la pelle, pur di arrivare a Madrid in maglia rossa.

Vuelta 2023: sono tanti i motivi di interesse

Motivi di interesse, insomma, sembrerebbero proprio essercene tanti: la collocazione a fine stagione offre alla Vuelta l’opportunità di accogliere non soltanto i “delusi” della prima parte dell’annata, ma anche quei corridori che vogliono tentare ardite doppiette e regalarsi un colpo di coda ulteriore prima di consegnarsi al sacro periodo delle vacanze. Anche se poi ormai il ciclismo, di vacanze, ne contempla più poche tra chi in inverno si diverte sul fango e chi allunga la propria stagione da gennaio fino a ottobre inoltrato.

Vuelta 2023, i favoriti: Evenepoel, Roglic e Vingegaard

Un borsino dei favoriti aiuta però a provare a fare le carte a una corsa che promette battaglia, ma anche suspense e incertezza.

  • REMCO EVENEPOEL. È il vincitore dell’edizione 2022, e come tale è giusto partire da lui. Che aveva improntato la prima parte di stagione puntando tutto sul Giro, prima di ritirarsi in maglia rosa dopo la prima settimana, causa Covid (intanto aveva vinto due tappe, e poco prima anche la Liegi). Ha resistito alla tentazione di andare al Tour, è tornato ad agosto conquistando la classica di San Sebastian (la sua gara prediletta) e soprattutto l’oro mondiale a cronometro. Ed è proprio nelle corse contro il tempo che proverà a guadagnare terreno sui rivali, sebbene ce ne sia solo una individuale da 25 km e una cronosquadre da 15 nella prima tappa. Sarà capitano unico della Soudal Quick Step, ma ha già messo le mani avanti: “Punto a vincere una tappa e al podio”. Gioca a nascondersi, Remco, ma nessuno sembra credere alle sue parole.
  • PRIMOZ ROGLIC. A pensarci bene, lo sloveno è il grande favorito per la vittoria finale. Intanto perché alla Vuelta ha spesso vestito i panni del dominatore: tre edizioni di fila vinte dal 2019 al 2021 e quella 2022 lasciata a Remco dopo una caduta rovinosa che l’ha costretto al ritiro nell’ultima settimana, quando era in progressiva rimonta sul belga. Quest’anno ha vinto il Giro sfruttando la cronoscalata di Monte Lussari, poi s’è preparato in estate rinunciando a tutte le corse per arrivare a Barcellona alla cronosquadre tirato a lucido per riprendersi la maglia rossa. Forte a cronometro, forte in salita, fortissimo sulle rampe “da garage” tipiche della Vuelta, e con la squadra migliore in corsa. Anche se la presenza di Vingegaard potrebbe destabilizzarlo, perché sarà la strada a dire chi sarà il “vero” capitano.
  • JONAS VINGEGAARD. Il danese alla Vuelta c’è andato solo tre anni fa, ma senza obiettivi di classifica. Quest’estate il suo l’ha fatto, confermandosi padrone indiscusso del Tour. Adesso la Jumbo Visma gli chiede di cominciare a studiare come fare per diventare il primo atleta dell’era moderna dopo Alberto Contador a vincere nello stesso anno Tour e Vuelta. Potrebbe succedere già quest’anno? Col “Re Pescatore” è bene non dare niente per scontato. Roglic l’ha accolto dicendo che saranno entrambi capitani, ma prima o poi uno dei due dovrà emergere. Il percorso è più adatto (sulla carta) allo sloveno, perché tolte le due tappe pirenaiche e tolto l’arrivo sull’Angliru per scalatori puri non c’è molto da scalare, a parte i soliti arrivi spezza gambe tipici della Vuelta. Il team vuole vincere il terzo grande giro della stagione e Jonas può comunque rivelarsi un gregario da paura.

Vuelta 2023, gli outsider e le possibili sorprese

Ora uno sguardo agli outsider.

  • JUAN AYUSO. La Spagna lo attende da ormai un paio d’anni alla stregua di un oracolo, ma forse è questa la prima vera occasione che il giovane Ayuso ha per dimostrare tutto il suo valore, specialmente pensando al valore degli avversari. L’UAE Team Emirates ha portato anche Joao Almeida, che in teoria sarà capitano quanto Juan, ma che più probabilmente dovrà “scortarlo” nelle giornate lunghe e tempestose in cima a strappi e salite. Il podio dell’edizione 2022 è la cartolina con la quale il giovane spagnolo (classe 2022) si presenta sull’altare di una Vuelta nella quale avrà tanti occhi addossi. Nelle brevi corse a tappe stagionali s’è ben comportato, chiudendo secondo al Giro di Svizzera appena 9 secondi dietro a Skjelmose (e davanti a Evenepoel) dopo aver saltato buona parte della primavera per infortunio.
  • GERAINT THOMAS. Ha il dente avvelenato per l’amaro epilogo del Giro, quando s’è visto sfilare da Roglic la maglia rosa nell’ultima frazione. Nulla però che possa in qualche modo aver cancellato quanto di buono ha saputo fare il 37enne britannico, che ha chiuso sul podio anche il Tour 2022 e che alla Vuelta punta a fare altrettanto, come ha ammesso pubblicamente alla presentazione delle squadre. La Ineos Granadiers ha portato in Spagna anche Egan Bernal e Filippo Ganna, entrambi deputati a dare una mano a Thomas nelle frazioni più dure. Sulla carta questo percorso potrebbe un po’ penalizzarlo, ma scommettere contro Geraint non è mai la cosa giusta da fare. E probabilmente non farà eccezione nemmeno questa Vuelta.
  • ENRIC MAS. Anche lui, come Carapaz, ha pagato dazio al Tour alla caduta nella quale è incappato nella prima tappa in terra basca. E da quel giorno non ha più corso, preferendo allenarsi senza disperdere energie preziose in qualche gara poco redditizia. L’incognita per il capitano della Movistar è proprio questa: in che condizione si presenterà alla Vuelta? E poi occhio alla concorrenza interna con Oier Lazkano, fresco campione nazionale spagnolo, sul quale il team del direttore sportivo Eusebio Unzué ha detto di voler puntare forte in futuro.
  • SANTIAGO BUITRAGO. Un altro nome futuribile, ma che ha già fatto vedere di che pasta è fatto. Perché Buitrago ha vinto due tappe al Giro (una nel 2022 e una nel 2023) arrivando a sfiorare la top ten nella generale, e perché la Bahrain Victorious ha fatto capire di voler cominciare a prospettare per il colombiano un futuro da uomo da grandi giri. Bisognerà capire però su chi vorrà puntare la squadra mediorientale in questa Vuelta, avendo sia Mikel Landa (che ha affermato di voler puntare a un piazzamento importante nella generale, proprio su richiesta del team), sia Damiano Caruso al via. Un piccolo dream team delle salite, che potrebbe produrre effetti anche indesiderati. Ma Buitrago può essere la carta più lucente del mazzo.
  • ALEKSANDR VLASOV. La Bora Hansgrohe si presenterà agguerrita alla Vuelta, potendo contare anche su Lennard Kamna per le vittorie di tappa (e non solo). Vlasov è certamente il capitano designato: non ha ancora centrato un podio in un grande giro, ma c’è andato vicino due volte (quarto al Giro 2021, quinto al Tour 2022) e a Burgos la settimana scorsa è stato quello che più di ogni altro corridore ha provato a resistere a Roglic, chiudendo secondo nella generale. Il russo non gode di grandissimo credito, ma una top 5 la può arpionare. Per salire sul podio (o vestire la rossa) servirà un’impresa ancora maggiore.
  • LENNY MARTINEZ. Ok, questo nome è praticamente sconosciuto alla stragrande maggioranza dei lettori. E vi sveliamo un segreto: non vincerà la Vuelta, almeno non lo farà quest’anno. Ma magari in top 10 ci arriverà, e sarebbe come una vittoria. Lenny ha 20 anni, è figlio e nipote d’arte (papà Miguel e nonno Mariano hanno corso in altre epoche, su strada e in MTB), soprattutto è francese e la Francia (seppur con chiare origini spagnole) aspetta un nuovo messia da 40 anni, da quando Hinault vinceva Tour a iosa. Lenny è al suo primo grande giro: la Groupama FDJ l’ha portato per fargli fare esperienza, ma anche per testarlo nelle rampe di Spagna, lui che è uno scalatore leggero ma con ampi margini di crescita.

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