Tutti amano il loro allenatore, ma forse Carlos Alcaraz in questa fase della carriera un po’ meno degli altri. Perché non sembra così remota l’ipotesi che a pagare per tutti nel complicato inizio di stagione del tennista spagnolo sia Juan Carlos Ferrero. Una tesi che in Spagna sta prendendo sempre più piede: il divorzio tra l’ex numero uno del mondo e il tecnico che in qualche modo ne ha forgiato il carattere e lo ha accompagnato nei suoi primi favolosi anni nel circuito ATP sarebbe nell’aria, e il flop agli ultimi Australian Open avrebbe in qualche misura contribuito a far traboccare un vaso di per sé già colmo da tempo.
- Carlos crepuscolare: da Wimbledon, solo un titolo
- Sinner e Djokovic potrebbero aver mostrato la via
- "Sacrificare" Ferrero per alzare l'asticella?
Carlos crepuscolare: da Wimbledon, solo un titolo
Perché è innegabile che da quando ha conquistato per la seconda volta in carriera il torneo di Wimbledon, la parabola di Carlitos s’è rivelata abbastanza discendente. Con un solo titolo conquistato nella seconda metà del 2024 (l’ATP 500 di Pechino, battendo peraltro Sinner in finale) e tante eliminazioni precoci, da quella a Shanghai contro Machac nei quarti di finale proseguendo con quella ancor più sorprendente a Parigi-Bercy contro Humbert al secondo turno, per non parlare della clamorosa uscita nel round robin delle Nitto ATP Finals di Torino (dove tutti attendevano un’altra sfida campale con Sinner, rimasta solo nelle intenzioni).
A Melbourne, a onor del vero, Alcaraz non ha mai davvero impressionato: il set lasciato per strada contro Nuno Borges qualche dubbio l’aveva insinuato, pensando anche alla comoda vittoria agli ottavi contro Draper, costretto a ritirarsi alla fine del secondo set. Con Djokovic, l’illusione è durata un set: sconfitta netta contro un avversario peraltro gravato da un fastidio alla gamba destra (vero o presunto, poco cambia) in quella che doveva essere una partita apparentemente alla portata del murciano. Che dall’Australia è tornato con molti più dubbi che certezze.
Sinner e Djokovic potrebbero aver mostrato la via
Quello con Ferrero è un connubio che dura da più di 6 anni e che ha comunque permesso ad Alcaraz di diventare uno dei talenti più giovani a vincere tornei in lungo e in largo in giro per il circuito. Con 4 slam vinti a soli 21 anni, Carlitos è di diritto nell’olimpo del tennis e i meriti del suo allenatore sono innegabili.
Ma qualcuno comincia a pensare che sia arrivato il momento di cambiare, anche sulla scia di quanto fatto da molti altri suoi colleghi. Sinner è uno di questi: a poco meno di 21 anni si separa da Riccardo Piatti e da vita a un sodalizio felicissimo con Simone Vagnozzi, al quale pochi mesi dopo si aggiunge pure Darren Cahill.
Novak Djokovic di cambi di allenatore se ne intende: l’ennesima semifinale raggiunta in uno slam (con quella di venerdì fanno 50 in carriera) porta la firma di Andy Murray, assunto nel coaching staff da qualche settimana. Questi sono soltanto i più famosi, ma sono stati presi a pretesto per capire cosa dovrà fare il giovane spagnolo.
“Sacrificare” Ferrero per alzare l’asticella?
Questo perché in molti, tanto in Spagna quanto in giro per il mondo, si dicono convinti che il livello di gioco di Alcaraz sia giunto ormai a un “punto morto”, incapace cioè di maturare nella giusta direzione. E per questo invocano un cambio di passo, che non potrebbe che manifestarsi se non dietro la scelta di affidarsi a un altro allenatore.
Nuove motivazioni, nuovi stimoli e un differente modo di lavorare potrebbero aiutare Carlos a migliorare sensibilmente il suo gioco, e al tempo stesso favorirne la crescita sotto molteplici aspetti. Un po’ come fece Sinner decidendo di separarsi da Piatti: aveva capito che aveva bisogno di una boccata d’aria nuova, di lasciare la strada vecchia e “sicura” per lanciarsi definitivamente nel mondo dei grandi e capire chi fosse davvero e quale potenziale avesse.
Magari per Jannik è stato più facile farlo quando ancora era al confine della top ten mondiale, mentre Alcaraz ha già vinto 4 slam e occupato per 36 settimane la prima posizione al mondo (presto verrà superato proprio da Sinner, che è a quota 33). Ma quanto visto a Melbourne ha acceso nuovamente la spia: a volte per diventare più forti (e più grandi) serve anche il coraggio di cambiare. E Ferrero potrebbe essere la vittima “sacrificale” delle legittime ambizioni di Carlitos, che peraltro a dicembre ha già aggiunto Samuel Lopez nel suo staff. Per ora, numeri alla mano, senza trarne alcun profitto.