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Ashleigh Barty, perché con il suo ritiro si apre un caso nel tennis

La decisione di ritirarsi a soli 25 anni, Ash Barty chiude qui con il tennis e non aggiunge altro: la reazione delle colleghe e l'addio alla più completa

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La scelta di fermarsi adesso, in questo preciso istante quando è assoluto il distacco rispetto alle avversarie che, forse, così ostili non sono, di Ashleigh Barty. A 25 anni ha consolidato un primato eccezionale: numero uno del ranking WTA, numero 1 al mondo per intenderci, in un’era in cui il tennis femminile e l’intero movimento necessitava di una protagonista del suo spessore tecnico, della sua intelligenza tattica per emanciparsi dagli stereotipi legati a questo sport.

Ashleigh Barty e il ritiro: che cosa c’è dietro a questa scelta

Ash Barty si ritira e lo annuncia con questo video pubblicato su Instagram, mentre Maria Sharapova ha appena iniziato il suo nuovo corso e Serena Williams è ancora di fatto in attività.

“È la prima volta che lo dico ad alta voce e, sì, è difficile da dire”, ha detto Barty in una chiacchierata con la sua ex compagna di doppio, Casey Dellacqua. “Non ho più la spinta fisica, il desiderio emotivo e tutto ciò che serve per sfidare me stessa ai massimi livelli. Sono esaurita”.

Dichiarazioni scivolate con semplicità, quasi in modo facile ma con altrettanta irruenza. Senza la Barty, che ne sarà del tennis femminile in questa fase? Difficile e ardito avanzare ipotesi se non che, però, la rinuncia di una delle protagoniste assoluto di grande appeal e traino in questo sport avrà la sua incidenza, e non solo in chiave di sponsorizzazioni.

La rivoluzione gentile della Barty

Perché il suo ritiro è così sconvolge e anche svilente, dal punto di vista della ricchezza del gioco e delle attrattive? La Barty è stata in grado di compiere una rivoluzione gentile, di esaltare uno stile antico pur risultando modernissimo e con il supporto contemporaneo.

E’ dotata di servizio solido, colpi in uscita da esso sopra le righe, gioco a rete da favola, trovate tattiche degne delle migliori interpreti di questo sport: è la più completa, oltre che la più spettacolare da vedere.

La generazione diversa: senza la Barty perde la sua leader

Ne è cosciente lei, che ha spiegato la sua scelta con un videomessaggio che riferisce di altri obiettivi non propriamente specificati, ma che accarezza necessità e impellenze che la pongono addirittura in antitesi rispetto a campionesse del rango delle sorelle Williams che, nella loro vita e nella loro carriera, sono riuscite a giocare con e nonostante il dolore per la perdita della sorella, il dramma del suo assassinio, difficoltà e malattie latenti.

E nel caso di Serena addirittura a vincere un torneo del Grande Slam, gli Australian Open, incinta della sua primogenita, senza aver perso neanche un set.

Una generazione diversa, animata da giocatrici di formazione tecnica e spessore distanti e che, è innegabile, è stata dominata dalla figura di queste atlete americane che hanno saputo imprimere una svolta civile e sociale rivoluzionaria, che Serena e Venus hanno interpretato pagando un prezzo personale alto, altissimo.

Al pari di Monica Seles, una figura mitica che ha imposto uno stile aggressivo e potente, ma non ha saputo reagire alla violenta aggressione in campo perdendo quell’egemonia toccata giovanissima quando appena sedicenne addomesticò rivali del rango di Steffi Graf.

Le reazioni delle colleghe tenniste all’addio della Barty

Come ha reagito il circuito a questo strappo deciso di Ash? Per ora come di prassi, almeno a leggere i social che come insegna Naomi Osaka, hanno saputo ribaltare l’agenda mediatica e aprire un canale diretto tra atleta e pubblico, preferendo questa modalità di comunicazione a quella mediata appunto da giornalisti e addetti ai lavori.

Simona Halep le ha scritto un messaggio accorato:

“Ash, cosa posso dire, sai che ho le lacrime, vero? Amica mia, mi mancherai. Eri unica e speciale e abbiamo condiviso dei momenti fantastici” a Karolina Pliskova, battuta dalla Barty nella finale di Wimbledon dell’anno scorso: “È stato un privilegio condividere il campo con te. Ci mancherai”.

Evonne Goolagong usa i social per darle un abbraccio a distanza:

“Non vedo l’ora di vedere cosa accadrà nel prossimo capitolo della vita di Ash e cosa l’aiuterà a realizzare i suoi sogni”.

“Ash, non ho parole…” ha scritto Petra Kvitova. “In realtà stai mostrando la tua vera classe lasciando il tennis in questo modo meraviglioso. Sono così felice di aver potuto condividere il campo con te. il tennis non sarà mai più lo stesso senza di te! Ti ammiro come atleta e come persona.. ti auguro solo il meglio!”.

Inevitabile il messaggio anche della WTA, che l’ha elogiata come “un’incredibile ambasciatrice di questo sport”. Idem dicasi per le istituzioni australiane, che l’hanno elevata a personaggio inimitabile. Un concetto che meglio di chiunque altro, tra i tanti, ha saputo riassumere Darren Cahill.

“Ash ha sempre viaggiato lungo la strada meno battuta, ed è ciò che l’ha resa così speciale”, ha detto al New York Times, Darren Cahill. “Non si è mai conformata alla norma e anche il suo gioco è davvero unico nel circuito. È stata una giocatrice completa e persona speciale dentro e fuori dal campo. Una vera leggenda australiana”.

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