Andrey Rublev ha perso la testa, ma stavolta ha preso anche la partita e pure una posizione nel ranking.. Tutta colpa di quanto accaduto a Dubai, dove il tennista russo stava disputando la semifinale dell’ATP 500 contro il kazako Bublik, felice di avere avuto l’opportunità di poter accedere all’atto conclusivo ma forse in una maniera che mai si sarebbe aspettato. Perché Rublev ha fatto tutto… da solo: è stato squalificato dal torneo dopo che un giudice di linea si è sentito rivolgere una lunga serie di insulti. E oltre a perdere la possibilità di avanzare in finale, si vedrà sottrarre tutto il montepremi vinto nel torneo mediorientale.
- Una partita bellissima rovinata sul più bello
- Il giudice di linea chiama il supervisor: decisione inevitabile
- Il precedente del torneo esibizione, il "sostegno" dei colleghi
Una partita bellissima rovinata sul più bello
Cosa abbia potuto scatenare tanta rabbia nel giocatore russo è difficile dirlo. Al momento sella squalifica, il punteggio era di 6-5 in favore di Bublik nel corso del terzo e decisivo set, dopo che Rublev a l’aveva vinto al tiebreak il primo e perso sempre al tiebreak il secondo. Un match in totale equilibrio, col russo leggermente avanti per il numero di punti conquistati con la prima di servizio (73% contro 70%) e ancor più con la seconda (72% contro 65%).
Come ha fatto il kazako a portare la partita al terzo è presto detto: pesano i 21 ace mandati a referto, contro i 9 trovati da Rublev. Che era pronto a servire per restare nel match e rimandare l’epilogo al terzo tiebreak di giornata, ma che prima di andare alla battuta è passato dalle parti di un giudice di linea, sfogando tutta la sua frustrazione del momento per una chiamata a suo dire errata.
Il giudice di linea chiama il supervisor: decisione inevitabile
Le immagini e le riprese video non hanno spiegato se Rublev si sia rivolto al giudice di linea in lingua inglese o nella sua lingua madre. Di sicuro però quest’ultimo deve aver compreso bene le parole che si è sentito rivolgere. Tutto è successo sul 40-30 dell’undicesimo gioco, quando una palla di Bublik non è stata chiamata out dal giudice di linea incriminato, al quale subito il russo si è rivolto contestando la decisione dopo essersi fermato nel cuore dello scambio.
Rublev si è avvicinato con fare un po’ minaccioso, urlando in faccia al giudice per poi andare in panchina prima del cambio cambio. Ma è stato quello il momento nel quale il giudice di linea e andato dal supervisor del torneo a spiegargli che cosa avevano sentito le sue orecchie (pare che parlasse sia inglese che russo).
A quel punto il direttore del torneo, come da regolamento, è sceso per parlare con Rublev, comunicandogli la decisione di squalificarlo dal torneo, ratificata dalla giudice di sedia. Il tutto sotto gli occhi sbalorditi dei presenti, incluso Bublik, che invano ha chiesto di proseguire il match.
Il precedente del torneo esibizione, il “sostegno” dei colleghi
Il giudice di linea al quale Rublev si è rivolto minacciosamente giura di aver ben compreso le parole usate dal russo nei suoi confronti. Sta di fatto che una regola ancora un po’ controversa, avversata da molti tennisti, ha mietuto una vittima illustre, per giunta in coda a una partita che ha regalato emozioni e grandi scambi.
Rublev era stato protagonista di un episodio simile già due mesi fa in un torneo esibizione a Londra (Ultimate Tennis Showdown), a riprova di un comportamento che in alcuni frangenti sfocia in atteggiamenti un po’ troppo sopra le righe.
Molti colleghi del tennista russo si sono però scagliati immediatamente contro la decisione presa dal supervisor del torneo, reo di non aver nemmeno appurato tramite le telecamere e le ambientazioni audio la gravità delle presunte minacce e offese rivolte all’indirizzo del giudice di sedia.
Rublev peraltro da lunedì scenderà alla numero 6 del ranking, superato da Zverev, quando avrebbe potuto avvicinare sensibilmente Medvedev alla numero 4. Una “bravata” pagata a caro prezzo, che getta un’ombra su uno dei giocatori più talentuosi e (a detta di chi frequenta il circuito) più generosi e rispettosi che ci siano. Ma al quale stavolta è bastato uno scatto d’ira per entrare nella storia dalla parte sbagliata.