Caro Jannik ti scrivo: Nole Djokovic e Carlos Alcaraz si sono armati di penna e hanno inviato una bella letterina al numero uno del mondo, dove hanno scritto che loro al primo slam stagionale puntano per davvero. Carlitos soprattutto: lascia appena 5 game al giapponese Nishioka dando sfoggio di una condizione super. Ma anche il serbo non vuol essere da meno: vero, con Faria lascia sul piatto un altro set (come nell’esordio con Basavaeddy), ma intanto supera Federer per match giocati nei tornei dello slam e si garantisce il terzo turno contro Machac. Due più avanti, se tutto va come deve andare, sulla sua strada potrebbe incontrare proprio Sinner.
- Nessuno come Nole: 430 partite negli slam
- Faria non ha paura: il futuro è dalla sua parte
- Murray ci parla su e Nole ritrova il ritmo
- Alcaraz impressiona: Nishioka spazzato via in 80'
- Opelka, 40 ace non bastano: niente Djokovic bis
Nessuno come Nole: 430 partite negli slam
Nole non è più lo schiacciasassi di un tempo, ma un modo per far tornare i conti lo trova sempre. E anche per aggiornare il libro dei record: 430 partite disputate nei quattro tornei dello slam dimostrano che una capacità innata di reggere sul lungo, propria soltanto dei campioni. Federer s’era “fermato” a 429, ora il serbo potrà esplorare nuovi orizzonti e ampliare la forchetta.
Intanto però contro Jaime Faria a un certo punto se l’è vista anche brutta: il 21enne lusitano non aveva nulla da perdere e ha lasciato andare il braccio, tanto che finché le gambe hanno retto ha fatto vedere i sorci verdi all’ex numero uno del mondo. Alla fine Djokovic l’ha sfangata, tra un pausa e l’altra per la pioggia, il tetto della Rod Laver Arena che si apre e si chiude, qualche imprecazione di cattivo gusto e pure occhiatacce rivolte al suo angolo, dove Andy Murray cerca un modo per tranquillizzarlo. E alla fine il baronetto una soluzione la trova per convincere il “suo” ragazzo a non esagerare troppo con le lamentele e a riposizionarsi su quello che è l’obiettivo: passare il turno, immagazzinare energie e alzare l’asticella.
Faria non ha paura: il futuro è dalla sua parte
Djokovic alla fine s’è imposto per 6-1 6-7 6-3 6-2, con Faria uscito tra gli applausi del pubblico e un nuovo best ranking nei primi 110 al mondo, con la sensazione che la scalata è destinata a proseguire abbastanza rapidamente. Il portoghese è stato il primo a provare a sferrare “un cazzotto” all’avversario: subito una palla break nel gioco d’apertura, annullata con esperienza dal serbo. Che capisce che è bene non scherzare troppo col fuoco, tanto da accelerare in fretta e trovare due break per un comodo 6-1 d’apertura.
Nel secondo set però i buoni propositi vanno presto in frantumi: il break iniziale di Nole è illusorio, perché Faria risponde con cognizione di causa, trova il break e si difende quando c’è da conservare la parità ritrovata. Djokovic invece diventa legnoso, fatica a entrare con la prima, s’innervosisce e perde riferimenti. E scivola sotto per 5-2, trovando però la forza per rialzarsi e guadagnarsi almeno il tiebreak (salvando un’altra palla break). Ma viene travolto dalla furia di Faria, che con merito impatta.
Murray ci parla su e Nole ritrova il ritmo
Nervoso, arrabbiato, certamente infastidito, Nole si confronta con Murray per provare a capire cosa gli stia accadendo. La chiave di volta la trovano nel ritmo da impostare: basta scambi frenetici, meglio puntare sul servizio e lasciare che sia l’avversario a forzare. Intuizione che paga dividendi: quando deve accelerare, Faria non sempre è centrato e preciso. Il tetto chiuso (dopo qualche conciliabolo) spezza ancor più il ritmo al portoghese, che cede il servizio nel sesto gioco e comincia lentamente a uscire dalla partita. Anche se il servizio resta preponderante (arriva anche a 220 km/h), ma ormai nei turni di battuta di Djokovic non c’è più molto da guadagnare.
Nole innesta il pilota automatico e si prende entrambi i set con autorevolezza, evidentemente mostrando anche una condizione migliore rispetto ai set precedenti. Insomma, non sarà una macchina perfetta, ma Nole è sempre vivo. E quando vuole sa sempre come essere spietato.
Alcaraz impressiona: Nishioka spazzato via in 80′
Spietato come lo è stato Alcaraz contro Nishioka, rispedito indietro molto più che con perdite. Tanto che a un certo punto il giapponese, rivolgendosi al suo allenatore, gli ha chiesto se non volesse provarci lui a replicare ai colpi dello spagnolo. Che ha mandato a referto una prova di grande sostanza e qualità, lasciando appena 5 game all’asiatico.
Il 6-0 6-1 6-4 finale vale come monito per tutti gli avversari: Carlitos è sceso in Down Under per prendersi l’unico slam che manca nella sua già florida collezione, e per quanto visto ne ha tutte le carte in regola. Il primo set soprattutto è una lezione di dominanza: 100% di punti vinti con la prima, un solo errore gratuito e il relativo bagel in poco più di 20’.
Il secondo è piuttosto simile: gli errori non forzati diventano 6, ma la sostanza poco cambia, con 6-1 ed evidente dimostrazione di superiorità. Più equilibrato (almeno sulla carta) il terzo, dove il break arriva nel sesto gioco, ma dove comunque nulla lascia presagire un ribaltone imminente. Nel terzo turno la sfida con Nuno Borges potrebbe rivelarsi un po’ più insidiosa, ma Alcaraz (questo Alcaraz) fa paura.
Opelka, 40 ace non bastano: niente Djokovic bis
Piccola postilla per Reilly Opelka: il giustiziere di Djokovic a Hong Kong è uscito contro Machac (che sfiderà proprio il serbo), ma non prima di aver mandato a referto qualcosa come 40 ace nei 5 set disputati. Un bombardiere che pure di tutte quelle prime servite alla massima potenza non sa cosa farsene.