“Una telefonata allunga la vita”, recitava un vecchio spot degli anni ’90. Ma una telefonata di 45 secondi può bastare per far sapere a un capitano che è tempo di volgere lo sguardo altrove. Meno di un minuto per scrivere la parola fine su una storia vissuta in più puntate, prima nel periodo in cui s’è rivelato al mondo intero (dal 2010 al 2015), poi da leader conclamato nell’età della piena maturità cestistica (2021-2024). Ma quella tra Nicolò Melli e l’Olimpia Milano sarà per sempre una storia che s’è chiusa nel modo meno desiderato. Con quei 45 secondi di telefonata finiti a loro modo nella parte sbagliata della storia stessa.
- La ricostruzione: "L'incontro e poi quella telefonata..."
- Il ritorno al Fenerbahce sa tanto di nostalgia
- Melli o Messina, uno era (davvero) di troppo?
La ricostruzione: “L’incontro e poi quella telefonata…”
Dal capo della cornetta c’era Ettore Messina, il President of Basketball Operations dell’EA7 Exchange. Colui che ha dovuto comunicare al “suo” capitano la fine del rapporto, dopo che la trattativa per il rinnovo del contratto in scadenza a fine giugno s’è arenata praticamente sul nascere (di fatto non c’è mai stata vera trattativa, solo qualche colloquio da aprile in poi e poco più).
“Mai avrei pensato che sarebbe finita così, tantomeno mai avrei immaginato che sarei andato via per davvero. La società ha preso una decisione che era legittimata a fare, e siccome le cose si fanno in due, evidentemente ero soltanto io quello che avrebbe voluto trovare un’intesa per restare”.
Quella telefonata però è la cosa che più gli ha fatto male. “Dopo aver vinto lo scudetto ci siamo incontrati con Messina, provando a trovare un primo approccio dopo la proposta di rinnovo arrivata ad aprile. Abbiamo parlato per qualche minuto e ci siamo detti che ci saremmo aggiornati, anche perché si è trattato di un incontro proficuo e produttivo. Chiaramente, da capitano, ho fatto capire di non essere disposto a tutto, ma di dare valore anche alla mia posizione. Qualche giorno dopo, il telefono ha squillato e lo stesso Messina, in soli 45 secondi, mi ha comunicato che la società aveva deciso di non rinnovarmi il contratto. Senza spiegarmi le ragioni della scelta, se tecniche o di altra natura”.
Il ritorno al Fenerbahce sa tanto di nostalgia
Che ci fosse qualche nervo teso affiorato in superficie non era un mistero. Quello tra Melli e il coach dell’Armani non è stato sempre un rapporto idilliaco: l’arrivo di Mirotic l’estate scorsa e quello ratificato poche ore fa di Josh Nebo hanno sensibilmente ridotto lo spazio a disposizione del capitano, che pur se viaggia per le 34 primavere sente di avere ancora molto da dire e dare alla causa.
Non è un caso che il Fenerbahce, la squadra dove aveva già giocato dal 2017 al 2019 e che gli aveva consentito di spiccare il volo verso l’NBA (due stagioni ai New Orleans Pelicans e un pezzo di annata 2021 ai Dallas Mavericks), non appena saputo che Nick si era “liberato” ha fatto carte false pur di riportarlo in Turchia. Anche perché al Fener ritroverà tanti amici e tanti personaggi con i quali ha condiviso il biennio nel quale s’è rivelato al mondo del basket continentale, sfiorando anche il successo in Eurolega nella finale del 2019, persa contro il Real Madrid di Doncic nonostante una prova favolosa in finale con 28 punti a referto.
Melli o Messina, uno era (davvero) di troppo?
La fine del rapporto con Milano è certamente figlia anche delle tensioni accumulate nel tempo con Ettore Messina. Col quale l’idillio è andato a corrente alternata: due caratteri forti, due modi diversi di vedere le cose, soprattutto la consapevolezza di poter interpretare le situazioni a seconda del proprio vissuto. “A volte il nostro rapporto è stato distruttivo, ma la cosa più importante è che ognuno ha sempre voluto il bene della squadra, anteponendo quello personale. Ognuno ha le sue idee, spesso sono diverse, ma ciò che conta è finalizzare il tutto per far rendere al meglio il gruppo”.
Evidentemente Messina ha preferito guardare altrove e considerare di troppo anche un capitano come Melli, anima di un’Olimpia che era stata costruita per competere al massimo in Italia (i tre scudetti di fila lo dimostrano) ma soprattutto in Europa, dove pure l’ultimo triennio s’è rivelato decisamente avaro di soddisfazioni (un play-off perso nel 2022 contro l’Efes e due post season mancate). Melli però l’Eurolega ce l’ha ancora nel mirino: il Fenerbahce ha raggiunto la final four anche nell’ultima stagione e vuol puntare dritto a ripetersi anche nella prossima. Anche se Nick prima ha un sogno a cinque cerchi che passerà giocoforza per il preolimpico della prossima settimana a San Juan di Porto Rico.