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Calciomercato Juventus: la Uefa inguaia Giuntoli, il tifo si compatta e Kessie si sfila

Il popolo bianconero resta indifferente: la Conference League non è una grave perdita. Dodici mesi di purgatorio davvero non incidono? In realtà qualcosa cambia, a partire dagli orizzonti del neo Director

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Se giocarsi l’Europa significa disputare la Conference League, allora meglio così. Il tifo bianconero si compatta immediatamente dopo la sentenza con cui l’Uefa ha negato alla Juventus le coppe europee per un anno e, in un moto di orgoglio, suona la carica a squadra e dirigenza.

Per il popolo della Veccia Signora non cambia nulla, anzi: testa solo al campionato per tornare subito protagonisti. Ma è proprio così? I dodici mesi di purgatorio davvero non incidono? In realtà qualcosa cambia, a partire dal calciomercato. Cambiano gli orizzonti di Cristiano Giuntoli, per esempio.

Entrate, giovani, rosa e appeal

Si ridefiniscono le necessità numeriche di una rosa che non sarà lunga: tradotto, ora occorre pensare prima a vendere e poi ad acquistare. Va messo in conto l’ammanco certificato di una somma che – a percorso netto in Conference League – avrebbe portato nelle casse bianconere oltre 20 milioni di euro solo dalla Uefa. Rispetto alla passata stagione (Champions ed Europa League) il deficit supera i 70 milioni.

A budget se ne terrà conto: diventa ancora più marcata l’evidenza che entrate e uscite devono non solo autosostenersi ma anche tendere più verso quelle che verso queste. Cala l’attrattiva della Vecchia Signora verso calciatori che alla vetrina europea non intendono rinunciare.

Occorrerà rivedere il progetto di crescita dei giovani, alcuni dei quali verranno necessariamente sacrificati e spediti altrove a farsi le ossa. Messi nel mirino calciatori affermati e di affidabilità, vanno messi in conto dei no: come quello di Frank Kessié che si è già sfilato. Vuole la Premier League.

Giuntoli sa cosa deve fare

Decollerà presto il mercato bianconero: si attendeva solo che la Uefa sentenziasse. Ora la visione è univoca. Giuntoli sa cosa fare e come farlo.

Sono bastate poche decine di minuti, a sentenza ufficializzata, perché Max Allegri, lo stesso Giuntoli e Maurizio Scanavino – rispettivamente allenatore, football director e amministratore delegato della Juve – si ritrovassero in terzetto per dare il là a un conciliabolo fitto a Los Angeles, dove i bianconeri stanno proseguendo la fase di preparazione estiva dopo l’amichevole vinta con il Milan.

Con o senza Europa: c’è differenza

Avranno cominciato a puntellare piani e strategie: un conto è giocare due partite a settimana, un conto farne una ogni sette giorni. Era stato chiaro mister Allegri qualche giorno fa: con o senza Europa avrebbe fatto tutta la differenza del mondo anche in fase di mercato.

Allo stato attuale ai bianconeri serve una rosa snella: 22, 23 calciatori; deposti i colpi a effetto e i nomi illustri, è evidente che per investire occorrerà rimettere in circolo denaro sonante portato in cassa da cessioni altrettanto illustri.

Giovani di talento: Facundo Gonzalez

Che la parola d’ordine sia ridimensionamento pare evidente: se non progettuale e qualitativo, sicuramente economico. Servirà, ora più di prima, la capacità di Giuntoli di pescare talenti nel deserto, seguire il fiuto e anticipare la concorrenza.

Puntare su giovani di talento e di prospettiva, di maggiore talento e di maggiore prospettiva dei baby campioncini che la Juve già si trova in casa ma che difficilmente possono già restituire l’affidabilità necessaria a una rosa snella.

Tradotto: per qualche ragazzino mandato in prestito a farsi le ossa entreranno profili molto simili a quello di Timothy Weah piuttosto che a Kessié: medesime caratteristiche anagrafiche ma ritenuti più pronti. Come Facundo Gonzalez, migliore difensore del Mondiale U20, atteso a Torino a inizio settimana prossima.

Federico Chiesa con la valigia in mano

Né i tifosi né qualche dirigente vorrebbero privarsene ma è il classico caso in cui sarà l’offerta ad assecondare la domanda. Federico Chiesa ha estimatori in grado di far saltare il banco e presentarsi con quello che chiede la Juventus: l’offerta irrinunciabile.

Liverpool e Bayern Monaco i club con le antenne dritte: il resto lo farà Ramadani, agente dell’esterno offensivo. Chiesa è il più indiziato a partire non perché la Juve con o senza di lui sia la stessa Juve ma è uno dei pochi a poter garantire il cambio di passo ai bilanci bianconeri. Dovesse restare, conti del club e buonumore del tifo viaggerebbero in direzione inversamente proporzionale.

Vlahovic e Lukaku: porte girevoli

Dusan Vlahovic ha l’imbarazzo della scelta. Offerte ce ne sono e ne arriveranno. L’Arabia lo vuole ma il serbo non è in età per andare a svernare. Il Psg lo tiene sulle corde solo per non spendere più di quanto messo in preventivo (50 milioni): la cifra non basterà ma è il primo lancio per fare in modo che domanda (80) e offerta (50) si incontrino a tre quarti.

Partirà il serbo: il suo addio, a differenza di quello di Chiesa, avrebbe motivazioni anche tecniche e garantirebbe a Giuntoli di accontentare Allegri. Romelu Lukaku: il livornese vuole lui ed è l’unico caso in cui la visione prospettica voluta dal nuovo corso bianconero lascerebbe spazio a quella del nome blasonato. Non ce n’è altri di colpi da novanta: solo il belga.

Che continua ad aspettare la Juventus anche perché le alternative – tra quelle che si è precluso da solo (Inter e Arabia) e offerte che non arrivano – non esistono. I bianconeri, nella partita a scacchi col Chelsea, hanno deciso di adottare le stesse mosse dell’Inter: adesso puntano al prestito con riscatto. Per ora, dai Blues, un bel no. Ma la partita è lunga. Virare su Alvaro Morata (sempre che Morata non guardi altrove) vorrebbe dire aver fallito su tutta la linea e dover virare sul piano B, forse C.

Kessié ha scelto l’Inghilterra

Capitolo Kessié. Che ci siano contatti tra l’entourage del calciatore e la Juventus è vero. Che vi siano relazioni tra i bianconeri e il Barcellona, che ne detiene il cartellino, è altrettanto vero.

Quanto la Juve sia o sia stata vicina a Kessié non è dato saperlo: si sa che con i blaugrana la quadra per l’acquisto del centrocampista ex Milan non è mai stata trovata. Gli spagnoli vogliono liberarsene al più presto – questo di fatto abbassa il prezzo – ma un eventuale interesse dei club di Premier League darebbe il via a un’asta al rialzo. Il Tottenham di Postecoglou guarda interessato. Dal canto suo Kessié ha fatto sapere che l’Inghilterra sta in cima ai suoi pensieri.

Non sarà lui il top player bianconero. Il grande campione di cui ha bisogno una tifoseria capace di stare vicina alla squadra nel corso di un anno sfiancante. Esserci sempre, anche adesso e fare di necessità virtù. Di ogni batosta un motivo per rialzarsi.

C’è bisogno di tempo (ma nemmeno troppo)

Eppure la sensazione è che – il popolo bianconero – scoprirà presto di averlo già il pezzo da 90, il pezzo da gioielleria più prezioso. Non sta in campo ma dietro la scrivania. Non calcia palloni ma prende aerei. Non si ferma alla superficie ma entra in profondità.

Un passo alla volta, quel fuoriclasse, ha costruito un Napoli dannatamente bello e vincente ancora prima che arrivasse il terzo scudetto. Cristiano Giuntoli sa di non avere così tanto tempo quanto gliene ha concesso De Laurentiis e con ogni probabilità sa altrettanto bene che stavolta gliene basta molto meno. Giuntoli sa che De Laurentiis gli ha concesso, di riflesso, il tempo che serviva anche a lui per entrare in un ambiente mai vissuto in precedenza. E quello stato embrionale – che ha preso forma in un processo evolutivo incessante – non è nemmeno lontanamente paragonabile al punto di partenza che ha trovato alla Juve.

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