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Calciomercato Napoli, Osimhen rinnova: cosa fatta. De Laurentiis, idrante e telefonata di fuoco: video virali

L'intesa tra l'entourage del calciatore e il presidente dei partenopei è siglata: il nigeriano sta per prolungare fino al 2027 per una cifra tra 7 e 8 milioni. I dettagli della clausola

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

A Castel di Sangro – probabilmente tra bocconotti, formaggi e mieli accompagnati da vini del posto – si sta consumando una pagina di calciomercato che – di questi tempi, poi – non lascia indifferenti. Il Napoli e Victor Osimhen si dicono sì: l’attaccante prolunga il contratto dopo l’intesa raggiunta tra Aurelio De Laurentiis e Roberto Calenda, agente del calciatore.

Dal 2025 al 2027: il legame tra i partenopei e la punta centrale avrà un’estensione di almeno un biennio con adeguamento delle cifre percepite dal 24enne (7 milioni netti a stagione) e una clausola rescissoria che oscilla tra i 130 e i 170 milioni. Se DeLa spinge per alzarla il più possibile, l’entourage di Osimhen punta a abbassarla.

Limato l’ultimo dettaglio – che si limerà: possibile una via mediana o un punto di incontro più in linea con i desiderata del club che del procuratore – ogni cosa verrà ufficializzata. Fuori dai sentimentalismi: è tanta roba. La partita perfetta: win-win, nessuno pareggia e nessuno perde. Il neotecnico Rudi Garcia può concedersi almeno un ghigno: avere o non avere Osimhen non è proprio la stessa cosa.

L’offerta irrinunciabile o niente

A scanso di equivoci: il rinnovo non è indice di eternità. Altamente probabile che Victor prima o poi partirà: per quelli come lui non esistono i treni che passano solo una volta nella vita ma ci sono locomotive col motore sempre acceso. Hanno sondato già: arabi, Psg, la Premier League, il Bayern Monaco.

Dal Napoli sempre la stessa, univoca risposta: Osi vale 200 milioni (per dire che a 170 sarebbe comunque partito). Il solito, inscalfibile DeLa: sa fare di conti, tratta da affarista puro, non cede. Rinunciare a Osimhen è e sarà sempre possibile ma alle condizioni del presidente, che resta concreto, per certi versi cinico come dev’essere uno che si sobbarca un club di calcio in questo periodo.

Il calcio moderno insegna: a certe cifre si vende

Eppure, a Osi non ha rinunciato: ha tenuto la barra dritta. Detto sottovoce: fossero stati anche 130, i milioni da incassare, in tanti avrebbero vacillato e pure a ragione: se c’è un assioma che si può evincere dagli eccessi del mercato odierno è che spesso sbaglia chi non vende.

A memoria sono poche le società che – dopo aver messo a registro plusvalenze a nove cifre – si siano poi pentite. Detta fino in fondo: adesso è il periodo in cui conviene vendere. Invece DeLa non vende.

Chi avrebbe messo la mano sul fuoco per il rinnovo?

Così distanti eppure così vicini. Non parlo di Victor Osimhen e del Napoli: il nigeriano s’è blindato al Vesuvio e lontano da lì, fino a ora, non lo abbiamo visto mai. Ha smentito parecchi di noi, Osi. Anzi: sta succedendo qualcosa che in tantissimi non avrebbero nemmeno immaginato.

Era tra gli indiziati numero 1 a lasciare l’Italia appena dopo aver scritto, con i compagni, l’impresa del terzo scudetto. La mano sul fuoco, per il suo rinnovo con i partenopei, non l’avrebbero messa in molti. Nemmeno tra quelli che il Napoli resta la fede più grande. E, di rimando, i suoi tesserati da difendere e sostenere fino a prova contraria.

Osi non ha alzato le barricate: mai

Avrebbe potuto fare muro contro muro, chiedere la cessione, lasciarsi ingolosire dagli arabi o da chiunque altro gli potesse garantire almeno due cose: un lauto stipendio e una rosa altamente competitiva. Per vincere i trofei di squadra e quelli individuali.

Osi non ha alzato le barricate mai, lasciando intendere che a Napoli sta bene. Che a Napoli si può vincere: non è un fuoco di paglia lo scudetto dell’anno scorso. Non è effimero il quarto di finale di Champions. Via Luciano Spalletti, via Cristiano Giuntoli, via Kim, partirà ancora qualcuno: avrebbe potuto profittarne e dire, Osi, via anche io. Invece il patron non vende e Osi non se ne va.

DeLa e i tifosi un po’ si somigliano

Così distanti eppure così vicini, dicevo. Il riferimento è a DeLa e alla tifoseria. Non si sono mai amati, non si sono mai presi davvero. Su una cosa, però, si somigliano: la granitica convinzione che i calciatori passano (passano anche i presidenti, a dirla tutta) ma il Napoli resta.

Tra la maglia e chi la indossa, il tifo baderà sempre e solo alla maglia. Tra i bilanci e calciatori, il club peserà sempre prima i conti. Quelli – i tifosi – li chiamano mercenari; questo – DeLa – li chiama professionisti: usano termini differenti per ribadire il medesimo concetto. Non ci sono più innamoramenti per sempre; non esistono calciatori incedibili. È il calcio moderno, bellezza.

Cosa stupisce di De Laurentiis? Per una volta – questione Osimhen-rinnovo – ha mandato al diavolo le leggi scritte e l’ordine inciso su pietra miliare: in barba al tetto ingaggi, ha fatto un’eccezione. Quanto – e se – si rivelerà una mossa pericolosa per il futuro non è dato saperlo. Che sia un unicum, tuttavia, è acclarato.

A Castel di Sangro: l’idrante

Oggi DeLa s’è fatto buona parte del pomeriggio in compagnia della squadra: a Castel Di Sangro, domenica 30 luglio, per un po’ a bordo campo mentre la rosa continuava la preparazione estiva. Ed è proprio mentre s’era parcheggiato vicino a una panchina, appoggiato all’estremità destra con braccio e gomito, che De Laurentiis s’è ritrovato d’improvviso bagnato fradicio.

È un siparietto, con tanto di video virale, che è cominciato a circolare sui social. Un idrante fuori controllo si è azionato alla sinistra del presidente e lo schizzo d’acqua lo ha preso in pieno: lo scatto repentino di DeLa, degno del miglior Osi visto in campionato – gli ha permesso di defilarsi sulla destra, girare intorno alla panchina e trovare riparo nell’altra estremità. L’ha presa a ridere, era di buon umore.

La telefonata che lo ha fatto arrabbiare

Poi, d’improvviso, qualcuno quell’umore glielo ha guastato: un secondo video di tardo pomeriggio lo ritrae seduto a bordo campo mentre – occhiali scuri in volto – discute animatamente al cellulare: si infervora e gesticola. I movimenti delle mani sono inequivocabili: lo sventurato dall’altra parte del telefono deve aver passato un bruttissimo quarto d’ora.

Non è dato sapere chi fosse: per esclusione potrebbe essere chiunque meno Osimhen. Con Victor e il suo entourage non è tempo di guerra.

Splende il sole sul Napoli

C’è un sole a palla che irradia luce e calore, dalle parti dell’Abruzzo: il meteo ci mette del suo ma non è solo quello. Napoli riparte e rilancia: nessuno ha smantellato. Sistemato Osimhen, la sensazione è che adesso il calciomercato degli Azzurri possa finalmente decollare.

Le prossime settimane chiariranno strategie e trattative e consentiranno anche di capire quale impatto sta avendo e avrà sul Napoli che verrà il nuovo direttore sportivo, l’ex Spezia Mauro Meluso. Finora in retrovia.

Il 2027 non è l’eternità. Ma riconoscenza sì

Non trapelano novità, a sera inoltrata, dalle parti di Castel di Sangro dove con ogni probabilità – tra arrosticini, caseari e spruzzi di rossi della casa – le parti converranno senza problemi. Victor Osimhen si lega al club fino al 2027.

Non vale la fedeltà eterna ma restituisce in pieno il senso della riconoscenza; è termometro che misura il benessere di Osi a Napoli. Perché, parliamoci chiaro: sette milioni netti inclusi bonus (che sono un’enormità in senso assoluto: è il calcio moderno, bellezza), per uno come Osi restano spiccioli rispetto ai contratti stipulati altrove da colleghi che gli valgono mezzo piede.

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