Quella di Tivoli è una delle sezioni storicamente più prolifiche in fatto di arbitri. Dai tempi di Coppetelli a quelli di De Santis, fino ad arrivare a epoche più recenti con Pasqua, i Castelli Romani hanno avuto rappresentanza continuativa in serie A a livello di fischietti. La tradizione prosegue con Marinelli, l’ultimo dei prodotti della scuola laziale, nonché uno dei direttori di gara più promettenti a livello nazionale.
- La carriera dell'arbitro Livio Marinelli
- Che mestiere fa l'arbitro Marinelli
- Arbitro Marinelli: stile, caratteristiche e polemiche
La carriera dell’arbitro Livio Marinelli
Nato a Tivoli il 6 novembre 1984, Marinelli ha iniziato ad arbitrare a 18 anni, relativamente tardi visti gli standard. Ha poi però bruciato le tappe, approdando in serie D nel 2008 e in Lega Pro quattro anni dopo. La sua prima direzione di prestigio a livello nazionale? La finale di Coppa Italia Primavera del 2016, vinta dall’Inter sulla Juventus. Sempre nel 2016 ha vinto il Premio Presidenza Aia ed è stato promosso in serie B, mentre il debutto in A è arrivato il 25 ottobre 2017 in Atalanta-Verona, vinta 3-0 dai nerazzurri. Nel 2018 ha ricevuto il Premio Sportilia. Nel mese di settembre 2020, con l’accorpamento delle Can di A e B, è approdato in pianta stabile nell’organico dei direttori di gara per la massima serie.
Che mestiere fa l’arbitro Marinelli
Quella di Marinelli è una professione un po’ particolare e del tutto inconsueta tra i fischietti: è infatti un militare, più precisamente un maresciallo dell’esercito italiano, in forza al Settimo Reggimento alpini di stanza a Belluno. Dal mese di novembre 2012 ad aprile 2013 ha partecipato alla guerra in Afghanistan, distinguendosi nel corso di una missione umanitaria.
Arbitro Marinelli: stile, caratteristiche e polemiche
La cura della preparazione fisica e la costante vicinanza all’azione sono tra i punti di forza del fischietto laziale. Da buon militare, al dialogo con i calciatori preferisce il rispetto dei ruoli. Le statistiche parlano chiaro: Marinelli è un direttore di gara che assegna molti rigori e che estrae con regolarità i cartellini rossi, quasi alla media di uno ogni tre partite.
In una lezione ai giovani arbitri di Pontedera, nell’aprile del 2021, ha ribadito l’importanza di assumere sempre comportamenti consoni: “L’arbitro non può permettersi di sbagliare sotto questo aspetto, perché è suo modo di agire intrinseco. Non può sbagliare per se stesso, ma anche per i colleghi che andranno a dirigere dopo di lui le settimane successive”.