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Chi è Montella, l'aeroplanino in pole per far volare la Roma: portiere mancato, tecnico per caso

I Friedkin puntano sull'ex bomber che deve liberarsi dalla Turchia: la carriera, i gol e una vita sulle montagne russe dello scugnizzo di Pomigliano

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

L’ultima voce lo vuole in pole come erede di Juric alla Roma: i Friedkin avrebbero deciso di puntare tutte le fiches su Vincenzo Montella per farlo sedere su quella panchina diventata ormai bollente da mesi. L’ex bomber ha un contratto con la nazionale turca, che ha ben guidato a Euro2024, ma potrebbe liberarsi dall’impegno pagando una penale (versando 6 mesi di ingaggio alla federazione).

L’infanzia a Pomigliano giocando a porta

Ultimo di quattro fratelli, Vincenzo è nato a Pomigliano ed è cresciuto a Castello di Cisterna, vicino allo stabilimento Alfasud di Pomigliano d’Arco dove il padre ha lavorato per più di trent’anni. La madre Giuseppina è venuta a mancare nel 2012, mentre il papà lo scorso novembre. Vincenzino ha iniziato a giocare da portiere, tra i pali dell’USD San Nicola di Castello di Cisterna, area metropolitana di Napoli. Gli piaceva impedire alla palla di finire in rete. Finché un giorno, racconta la favola, i suoi compagni proprio non riuscivano a far gol e allora Vincenzino abbandona la sua area, sale in attacco e trova la soluzione.

La carriera di Montella

Dall’hinterland napoletano il salto alle giovanili dell’Empoli nella seconda metà degli Anni Ottanta, poi la C1 per lo svezzamento definitivo con la società toscana quand’ecco il primo ostacolo, un problema al cuore che gli fu riscontrato nel bel mezzo del ritiro estivo della stagione 1993-94: a Montella fu diagnosticata una miocardite di forma virale, che lo costrinse a saltare un’intera stagione. L’Empoli va male, intanto, e a salvarlo ci sta provando una coppia di allenatori formata da Giuseppe Palazzese e Luciano Spalletti, cui deve tanto. Montella torna in campo per lo spareggio salvezza, il 5 giugno del 1994, a pochi giorni dai suoi 20 anni: è fuori da quasi due stagioni. Non segna, però gioca bene e l’Empoli se la cava.

L’esultanza con l’aeroplanino

Sarà ancora C1, ma per Vincenzo è l’ultima volta: 17 gol in 30 partite convincono il Genoa a reclutarlo per scalare la Serie B: qui nasce l’esultanza con l’aeroplanino dopo ogni gol. Ne fa 28 in 40 partite. Lo compra la Samp per 8.5 miliardi di lire. In 28 partite segna 22 gol, che sono tuttora il record per un italiano esordiente in Serie A. Il 5 giugno del 1999, a 5 anni esatti dal suo ritorno dopo la miocardite, fa il suo esordio in Nazionale. Quella è l’estate in cui passa alla Roma per circa 40 miliardi di lire. Nel momento in cui aveva accettato il trasferimento alla Roma l’allenatore era Zdenek Zeman, ma al suo arrivo a Trigoria Vincenzo trova Fabio Capello, che per tutta la stagione dello scudetto lo tiene spesso in panchina, inclusa la potenzialmente definitiva trasferta di Napoli, dove la Roma, in caso di vittoria, è campione d’Italia.

La lite con Capello

All’inizio del secondo tempo Capello manda Vincenzo a scaldarsi, per poi chiedergli di entrare a soli 7 minuti dal novantesimo, subito dopo il pareggio del Napoli. Nonostante la delicatezza del momento Montella non riesce a trattenersi, sbotta, insulta l’allenatore, ricambiato, e gli scaglia contro una bottiglia di plastica. Il giorno dopo si scusa dalle pagine del suo sito: «Chi mi conosce sa che non sono così (…)», « (…) Adesso dobbiamo pensare unicamente alla partita decisiva contro il Parma (…)», « (…) Non importa chi giocherà (…)». Contro il Parma Vincenzo partirà titolare e segnerà il secondo gol, su respinta del portiere. Tredici anni dopo dirà che da Capello ha imparato la gestione del gruppo, e lo dirà da un palco, in piedi accanto a Capello stesso.

Quando Capello se ne va da Roma, nell’estate del 2004, Montella ha 30 anni ma sfodera un’annata da 21 gol in campionato, tre in meno del capocannoniere Cristiano Lucarelli. Dopo aver smesso (25 gol in 477 presenze) Vincenzo Montella in panchina ci arriva un po’ per caso. Tornato a Roma da vari prestiti, Fulham, Sampdoria, ha ancora un anno di contratto da giocatore. Erano fughe di vita, sgoccioli di carriera. A Empoli e Genova usciva poco. Fidanzato e poi sposato giovanissimo, a Roma si separa, resta un figlio, arrivano una nuova moglie e due nuovi figli, resta Montella, che chiede di spalmare quel contratto su tre anni da allenatore dei ragazzini. Ragioni personali, questioni private. Dalle giovanili della Roma comincia, nell’autunno del 2009, la sua parabola da allenatore, quella che dopo le panchine di Roma, Catania, Fiorentina, Sampdoria, Milan, Siviglia e Adana Demirspor lo ha portato a essere oggi il Commissario Tecnico della Turchia.

La grande chance al Milan

La prima esperienza alla prima squadra della Roma non è felice nel 2011 e a 36 anni – al posto di Ranieri put non avendo ancora il patentino per allenare. A Catania si mette in mostra, confermandosi a Firenze convincendo tutti con un calcio spettacolare, quindi la poco felice esperienza con la Sampdoria che anticipa l’occasione: il Milan. Nel 2016 vince la Supercoppa Italiana, ma a San Siro dura una stagione e mezzo. «Non è facile essere totalmente sé stessi quando sai che sarai giudicato. È la cosa che mi pesa di più dell’essere diventato famoso. Sono costantemente in difesa ma non è facile stare vicino a me, sembro perfetto ma nascondo tanti difetti», dirà lui.

Ora il cerchio potrebbe chiudersi col ritorno sulla panchina della Roma: per far decollare un aeroplanino rimasto a terra da troppo tempo.

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