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Valerio Di Cesare, cuore di capitano: in gol per la salvezza del Bari nel giorno del possibile addio al calcio

Favola Di Cesare: festeggia il 41mo compleanno e l'annunciato addio al calcio con la rete (bellissima) che apre il ritorno dei playout di Serie B tra la Ternana e il suo Bari.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Dopo la partita d’andata, l’1-1 del San Nicola che aveva fatto materializzare per il Bari i fantasmi della retrocessione in Serie C, aveva detto: “Non mi sarei aspettato un compleanno così, sarà un addio da sfigato in una finale di playout. Voglio ringraziare tutti quanti, avrei preferito farlo in un altro modo ma purtroppo così è. Tutti eravamo delusi, non posso terminare la mia carriera con una retrocessione. Non posso accettare di finire così”. E in effetti Valerio Di Cesare non ha chiuso da sfigato, ma da eroe. Da autore del gol che ha fatto svoltare la sfida del Liberati, dando il via al trionfale 3-0 del Bari sulla Ternana valso la permanenza in Serie B.

La favola di capitan Di Cesare: segna il gol decisivo

Un gol d’autore, quello di Di Cesare, proprio allo scadere del primo tempo. Calcio d’angolo dalla destra, conclusione al volo di rara potenza e bellezza e corsa liberatoria verso la panchina biancorossa e verso i tifosi al seguito della squadra nella partita più difficile e delicata della stagione. Un gol che ha incanalato il match su binari favorevoli ai pugliesi: la Ternana nella ripresa è scomparsa, il Bari ne ha approfittato per chiudere il match grazie alle reti di Ricci e Sibilli. Ribaltando l’1-1 del primo match. Il tutto, nel giorno del 41mo compleanno di Di Cesare. E anche del suo addio al calcio. O almeno, forse. “Non lo so, adesso voglio staccare”, ha detto a Sky dopo la partita. “Parlerò con la società, vedremo se sarà più utile in campo o fuori. La voglia ce l’ho, ma anche 41 anni. Vedremo”.

Le altre gemme di Di Cesare per la salvezza del Bari

Di gol belli e importanti, del resto, Di Cesare ne aveva segnati anche in regular season, in una delle annate più tribolate della storia recente del Bari. Sua, ad esempio, la prodezza valsa l’1-1 contro il Parma nel giorno della promozione degli emiliani, punto rivelatosi decisivo per evitare la retrocessione diretta. Sua anche la firma nel 2-0 al Brescia all’ultima di campionato, pure cruciale per disputare i playout e non scendere subito in Serie C. Gol accompagnati dalle lacrime, di rabbia e di commozione. Preludio ai playout, in cui Di Cesare ha fatto la differenza non solo col gol nel match di ritorno, ma col suo atteggiamento da leader.

Bari, c’è il lieto fine dopo un’annata tesa e tribolata

Di Cesare, di fatto, è rimasto l’ultimo idolo di una tifoseria che cammin facendo s’è disamorata della squadra e soprattutto della società. In caso di retrocessione, la rabbia contro i De Laurentiis sarebbe esplosa probabilmente in tutta la sua virulenza. Ma Di Cesare e i suoi compagni hanno evitato il peggio, salvando faccia e categoria. Un anno dopo aver sfiorato la promozione in Serie A, sfuggita per un paio di minuti nel ritorno dei playoff contro il Cagliari (rete di Pavoletti nel recupero del match di ritorno).

Chi è Valerio Di Cesare: la carriera del capitano

Quella di Di Cesare è stata una carriera spesa soprattutto in Serie B. Nato a Roma nel 1983, campione d’Italia con la Lazio Primavera nel 2001, difensore centrale, nel 2002 fu protagonista di una chiacchierata “fuga” al Chelsea che provocò polemiche. Nel 2004 è tornato in Italia, all’Avellino, poi ha giocato in Albinoleffe, Catanzaro, Mantova, Vicenza e Torino, con cui nel 2012-13 ha finalmente “assaggiato” la Serie A. Quindi due anni al Brescia, l’approdo al Bari nel 2015, inframezzato da una stagione e mezza a Parma (con doppia promozione dalla C alla A). Nel 2018 è sceso in D, accettando la chiamata del “nuovo” Bari dei De Laurentiis. E all’ultimo atto della sua carriera ha evitato che i Galletti sprofondassero in C. No, non poteva proprio finire così.

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