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Daniele De Rossi, il giallorosso tatuato sulla pelle di Capitan Futuro

Daniele De Rossi, uno dei simboli della Roma: cuore, grinta, corsa e tecnica per un giocatore che è stato al centro del progetto giallorosso e un pilastro della nazionale italiana

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Come si fa a diventare una leggenda quasi per caso? Alla domanda dovrebbe rispondere Daniele De Rossi, uno dei giocatori simbolo della storia della Roma. Un centrocampista dai polmoni di acciaio, instancabile e con un discreto vizio del gol che si è trovato a condividere la maglia e l’Olimpico, insieme forse al più grande giallorosso di sempre: Francesco Totti.

La Roma nel destino di DDR

Niente nella storia, soprattutto iniziale di Daniele De Rossi, lascia pensare che si tratti di un predestinato. I primi calcio ad un pallone li dà con la maglia dell’Ostiamare dove comincia nel ruolo di terzino prima di essere lanciato come attaccante. Il talento c’è e si vede ma non è di quelli che fa accorrere frotte di osservatori pronti a tutto per portarlo via. La prima chiamata in giallorosso arriva quando ha solo 9 anni ma in quella circostanza, decide che non vuole abbondante i suoi compagni dell’Ostiamare e opta per un clamoroso rifiuto. Ma la Roma, più che una scelta, è un destino e vi approda a 16 anni nel periodo in cui suo padre è l’allenatore della Primavera. Arriva anche il cambio di ruolo che lo porta dall’attacco al centrocampo.

La lunga ascesa nelle gerarchie della Roma

Non è semplice riuscire a farsi notare nella Roma dei primi anni 2000, una squadra imbottita di talento che da battaglia alla Juventus, all’Inter e al Milan per lo scudetto. Nel 2001 in panchina siede il burbero Fabio Capello, uno di quelli che non perdona niente e vede tutto ed il 30 ottobre decide ci concedere spazio a un 18enne dai capelli lunghi e biondi. L’occasione è il match di Champions League contro l’Anderlecht (il match finirà 1-1) e De Rossi prende il posto di Tomcic. Ma l’assaggio di calcio dei grandi finisce lì. Daniele dovrà aspettare la stagione successiva, oltre un anno dopo per trovare il debutto in serie A a 19 nella partita che i giallorossi perdono contro il Como. Qualche mese dopo arriva anche la prima gara da titolare e il primo gol nel match contro il Torino.

Ci vorranno anni prima che arrivi il suo momento e lo stesso De Rossi in un’intervista dichiarò che in quel periodo non si sentiva affatto come un predestinato. “Non ero un ragazzino che pensava che tutto questo potesse succedere a me. I primi anni ho anche giocato poco nella Roma, non ero una delle stelle individuabili come il futuro campione o il futuro capitano”.

Stagione 2004/05: è il momento di Capitan Futuro

Daniele De Rossi aspetta in silenzio il suo momento ma continua a lavorare per ritagliarsi il suo spazio. E quello spazio arriva nella stagione 2004-2005 quando diventa titolare ella Roma e prende sulle spalle la maglia numero 4. Non è una stagione esaltante per i giallorossi che chiudono all’ottavo posto ma il centrocampista chiude con 30 presenze e soprattutto comincia ad attirare l’attenzione dei principali club europei.

L’anno successivo sulla panchina giallorossa arriva Luciano Spalletti che decide di schierare il giocatore come centrocampista davanti alla difesa. De Rossi vive la stagione della consacrazione chiudendo la stagione con 34 presenze e 6 gol. Il primo successo con la maglia della Roma arriva l’anno successivo con la Roma che chiude al secondo posto in campionato e vince la Coppa Italia. E’ ufficialmente nato Capitan Futuro: il romano e romanista pronto a prendere l’eredità di Francesco Totti.

Leader anche nei momenti difficili

La Roma vive un po’ di stagioni tra alti e bassi, in panchina si succedono vari allenatori e dopo la Supercoppa Italiana della stagione 2007-2008, non arrivano grandi momenti di trionfo. Arriva anzi qualche delusione come l’eliminazione dalla Champions League ai quarti di finale con Daniele che sbaglia un calcio di rigore all’Old Trafford sul punteggio di 0-0 in una serata che ricorderà come tra le più brutte della sua carriera. Nonostante i cambi in panchina però De Rossi rimane una certezza per la Roma raggiungendo le 200 presenze in serie A e conquistato il titolo come miglior calciatore italiano nel 2009. La Roma gioca un’ottima stagione chiudendo al secondo posto.

L’annata peggiore è quella del 2012-2013 con il ritorno in panchina di Zeman con cui De Rossi sembra non riuscire a trovare l’intesa e di cui contesta gli allenamenti troppo duri. Il centrocampista finisce spesso in panchina chiudendo la stagione con sole 25 presenze. La storia d’amore con la Roma durerà fino al 2019, e negli ultimi anni Daniele diventerà finalmente il capitano di quella squadra di cui era sempre stato solo il “futuro”.

De Rossi esulta con la maglia della Roma Fonte: Ansa

Un momento della carriera di Daniele De Rossi in giallorosso

L’infinito amore per i colori giallorossi

Daniele De Rossi ha deciso di non tradire mai la maglia della Roma. Nel corso della sua carriera ci sono stati diversi momenti in cui avrebbe potuto ambire a stipendi ricchissimi soprattutto fuori dall’Italia. Il Real Madrid ma non solo gli hanno fatto la corte per anni ma lui ha deciso sempre di rimanere a Roma, di continuare il suo percorso con il giallorosso tatuato sulla pelle, rinunciando anche a ingaggi più importanti ed arrivando a dichiarare: “Ho un solo rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera”.

Il mondiale del 2006 e quell’urlo a Ventura

L’unico altro colore nel corso della carriera di De Rossi è stato quello azzurro della nazionale. De Rossi ha sempre dato il meglio nel corso della sua avventura con la nazionale a cominciare da quella Under21 con cui si è laureato campione d’Europa nel 2004. La chiamata con la nazionale maggiore arriva sempre nel 2004 nella gestione di Marcello Lippi. A soli 21 anni Daniele diventa uno dei punti di riferimento del gruppo azzurro e il 30 marzo del 2005 indossa anche per la prima volta la fascia da capitano.

A maggio del 2006 viene convocato per prendere parte ai Mondiali in Germania. Nella seconda gara dei gironi, quella contro gli Stati Uniti, però De Rossi viene espulso per una gomitata a McBride rimediando quattro giornate di squalifica. Torna a disposizione di Marcello Lippi solo in occasione della finale contro la Francia e si prende anche l’incarico di battere uno dei calci di rigore (segnandolo). E proprio su quell’episodio ha racontato un simpatico retroscena: “A Berlino uno s’è levato le scarpe e ha detto: Io non lo tiro manco se andiamo ad oltranza. S’è levato scarpe, parastinchi e tutto”.

Fonte: Ansa

Esperienza intensa, quella di De Rossi con la maglia della nazionale italiana, tra gioie incredibili e qualche momento di difficoltà

Ma nella carriera di De Rossi, quella delle giocate, dei gol, dei recuperi difensivi raccontano solo una parte di quello che è stato. Il suo ruolo, la sua leadership in mezzo al campo è da ascrivere al campo delle cosiddette “intangibles” che tanto apprezzano negli sport d’oltreoceano. Cose che non finiscono nelle statistiche o nel tabellino dei marcatori che però aiutano una squadra a essere squadra a vincere. Rimarrà nella storia l’episodio avvenuto nel corso dello spareggio Mondiale contro la Svezia. Ventura gli fa segno di scaldarsi ma De Rossi non la pensa allo stesso modo: “Ma porca mi….Dovemo vincere, non dovemo parà”, urla il centrocampista della Roma che poi indica al ct di far entrare Insigne.

L’esperienza al Boca e il ritorno in azzurro

Nel 2019 arriva l’addio alla Roma. Non è una scelta semplice per De Rossi che capisce che il suo ciclo in giallorosso si è concluso ma non è ancora pronto a dare l’addio al mondo del calcio. C’è un’altra avventura che vuole provare prima di apprendere le scarpe al chiodo è quello di giocare con la maglia del Boca Junior.

Una rivelazione che fa dopo la semifinale persa in Champions League contro il Liverpool: “Il mio cuore è della Roma, però mi piace tantissimo il Boca. Ho iniziato a guardarlo quando ero piccolo perché c’era Maradona. Mi sono innamorato dello stadio e dei suoi tifosi passionali. Il Boca è qualcosa che mai fa effetto. Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto salire quelle scalette ed entrare alla Bombonera da giocatore del Boca”. Detto fatto l’ex Capitan Futuro il 14 agosto del 2019 esordisce con la maglia del Boca in Copa Argentina e per non farsi mancare proprio niente trova anche il gol. La sua avventura argentina dura però solo sei mesi, poi arriva il definitivo addio al calcio.

De Rossi con la maglia del Boca Fonte: Ansa

Era un sogno per Capitan Futuro: andare in Argentina e giocare con la maglia del Boca Juniors. Si è avverato

La carriera di allenatore comincia a Ferrara con la Spal

Chiusa la carriera da calciatore si apre quella da allenatore. De Rossi ritrova l’azzurro della nazionale quando Roberto Mancini lo chiama ad unirsi allo staff nel ruolo di collaboratore. Il primo incarico con la giacca lo porta sulla panchina in occasione degli Europei 2020 (disputati però nel 2021 a causa della pandemia), e De Rossi diventa una sorta di capitano non giocatore della squadra che conquisterà la vittoria finale. Ora è arrivato anche il momento di camminare da solo come allenatore capo alla Spal, in serie B. Capitan Futuro si è tolto il mantello ed ha indossato la giacca.

In panchina al posto di Mourinho

Tifoso, simbolo e capitano: Daniele De Rossi è stato praticamente tutto per i colori giallorossi ma ora resta da fare ancora una cosa. L’ex centrocampista si prepara ad una nuova avventura giallorossa che stavolta lo vede alla guida della Roma dalla panchina con il ruolo di allenatore al posto di José Mourinho. Una nuova sfida difficile e affascinante perché prendere il posto di una leggenda come Mourinho non sarà per nulla impresa semplice e il passato, per quanto glorioso, si dimentica in fretta nel mondo del calcio. Ora tocca vestire i panni di “Allenator Futuro”.

Daniele De Rossi, il giallorosso tatuato sulla pelle di Capitan Futuro Fonte: Ansa

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