Per una abituata a muoversi lungo la banda, spesso attaccando da seconda linea, che saranno mai quattro passi… di danza? A Paola Egonu, in fondo, riesce praticamente tutto alla perfezione (o quasi). E la ventilata presenza a Ballando con le Stelle, il programma di Rai Uno dedicato al mondo della danza e del ballo in generale, potrebbe provocarle un’altra impennata di popolarità. “Diciamo che mi sto preparando, ma non posso anticipare nulla”. Più che altro sarà titanico riuscire a far combaciare tutti gli impegni agonistici con quelli ballerini. Ma questo, oggi, è un problema decisamente lontano.
- La festa per un "CapolavOro"
- Sabato è già Supercoppa: è ancora Milano-Conegliano
- Sylla "spaventa" tutti: "Parigi la mia ultima olimpiade"
La festa per un “CapolavOro”
Oggi è il tempo delle celebrazioni, perché non sono trascorsi ancora due mesi dall’oro olimpico di Parigi, ma nei piani che contano dello sport italiano c’è ancora tanta voglia di festeggiare quel trionfo. “Non avevamo vinto nemmeno un bronzo nella storia, adesso è arrivato l’oro e non smettiamo di rallegrarci per tutto questo”, esordisce il presidente del CONI Giovanni Malagò, che fa un po’ gli onori di casa nel Palazzo Lateranense per la cerimonia “CapolavOro” che celebra appunto la medaglia vinta dalle ragazze di Velasco.
E lei, Paoletta, è certamente quella che attira più riflettori su di sé. Ma stavolta solo per meriti sportivi (ed era ora!). “Ogni volta che rivedo le immagini della finale con gli USA mi emoziono. L’ho riviste cinque volte anche questa mattina e si, ammetto di aver pianto nuovamente. Il ringraziamento va a chi ci ha permesso di poter vivere tutto questo e farlo diventare realtà”. Nella sostanza al presidente federale Giuseppe Manfredi il quale, decidendo di sollevare Mazzanti dall’incarico dopo la debacle sull’asse Europeo-Preolimpico, ha deciso di affidare al “sergente Velasco” il compito di rimodellare la nazionale attorno a Egonu. Che ha risposto presente, evidentemente tranquilla come mai lo era stata precedentemente durante le sue avventure in nazionale.
Sabato è già Supercoppa: è ancora Milano-Conegliano
Le emozioni che hanno pervaso un po’ tutte le giocatrici azzurre presenti a Roma verranno però presto riposte in un cassetto, dal momento che l’attualità racconta già di una lunga vigilia verso il primo impegno ufficiale della stagione. Sabato a Roma si giocherà infatti la finale di Supercoppa Fineco tra la Numia Vero Volley Milano e la Prosecco Doc Imoco Conegliano, che peraltro si sono già affrontate sabato sera nella Courmayeur Cup, con la vittoria (l’ennesima) delle Pantere di Daniele Santarelli.
Milano però quest’anno ha fatto capire di voler andare all in e defenestrare una volta per tutte le ragazze venete, che fino a prova contraria restano quelle da battere. Il ritorno di Anna Danesi, la scelta di affidarsi a Elena Pietrini (ancora infortunata, ma presto arruolabile) e quella di ripartire dalla diagonale Orro-Egonu nelle intenzioni dovrà dare le risposte desiderate, con coach Stefano Lavarini chiamato a far andare tutto a regime.
Sylla “spaventa” tutti: “Parigi la mia ultima olimpiade”
Con Milano, naturalmente, ci sarà anche Myriam Sylla, che proprio raccontando le proprie emozioni olimpiche ha annunciato che “quelle di Parigi sono state le mie ultime olimpiadi. A Los Angeles 2028 non ci sarò, toccherà alle più giovani scoprire quanto è bello vivere i giochi dall’interno e andare a caccia di una medaglia”.
Sebbene non sia affatto sopra i limiti d’età imposti dalla biologia applicata allo sport (compirà 30 anni a gennaio), l’ex capitano azzurro ha evidentemente ritenuto di aver concluso il suo ciclo in nazionale, anche se difficilmente mancherà all’appello tra un anno, quando Velasco e le sue ragazze proveranno a dare l’assalto al titolo mondiale a Bangkok, cercando di emulare l’impresa compiuta nel 2002 dall’allora nazionale guidata da Marco Bonitta. Anche se una porticina aperta Sylla l’ha lasciata: “Magari ci ripenso, ce ne sarà di tempo per pensare”. Ma magari la voglia di maternità prenderà il sopravvento. E davanti a un figlio non c’è medaglia che tenga.