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Euro2024, la favola di Calafiori, dalla rottura dei legamenti all'azzurro: Dicevano che avrei smesso, Spalletti come Motta

Il difensore al debutto in azzurro, dalle voci di mercato alla gioia per la Champions conquistata col suo club fino al sogno di esserci in Germania

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Cresciuto ai piedi del Vaticano, Calafiori aveva solo 14 anni e già sfrecciava sulla fascia sinistra con la maglia delle giovanili della Roma, dove sognava di giocare ma il destino gli aveva messo altro in conto. Due anni dopo, nell’ottobre del 2018 a 16 anni, in una partita di Youth League contro il Viktoria Plzen, il giovane esterno giallorosso riportava la rottura di tutti i legamenti del ginocchio sinistro, dei menischi e della capsula, col rischio di smettere di giocare ma non ha mai mollato. Dopo un’esperienza in Svizzera è arrivato a Bologna in silenzio, preso dal ds Sartori per appena 4 milioni, e teoricamente era un’alternativa ai titolari: poteva giocare sia terzino sinistro che centrale, e nelle gerarchie partiva dietro Lucumi, Beukema e Kristiansen ma in poche settimane si è guadagnato un posto da titolare, diventando uno dei protagonisti assoluti della stagione. Per Thiago Motta, che l’ha trasformato in centrale difensivo, era insostituibile e di lui si è accorto anche Luciano Spalletti che l’ha preconvocato per Euro2024. E da Coverciano l’azzurro racconta la sua favola.

Calafiori ricorda l’esperienza in Svizzera

Un anno fa era a Basilea e oggi si trova in sala stampa a Coverciano, impossibile non pensarci: “Sono successe tante cose, altrimenti non sarei qua, il miglioramento principale è stato dal punto di vista mentale, ed ho scoperto sulla mia pelle quanto sia un aspetto importante. Mi sono impegnato tanto e sono stato ripagato. Quella della Svizzera non fu una scelta mia, non ero convinto ma fui costretto perché non c’erano altre strade. A Roma ho giochicchiato con Mourinho, però volevo giocare di più e alla fine sono andato a Basilea, lì ho trovato continuità, meno pressione e mi ha aiutato tanto a crescere“.

Calafiori vede analogie tra Spalletti e Motta

Per il difensore ci sono similitudini tra Spalletti e l’allenatore del suo Bologna: “C’è qualcosa di simile al calcio di Thiago Motta, l’idea è la stessa, la manovra propositiva, occupare certi spazi nel modo giusto. Non dobbiamo dare punti di riferimento agli avversari. Sono entrambi meticolosi e cercano sempre di migliorarti. A Bologna comunque devo dire solo grazie, l’ultima gara con la Juve è stata bellissima, la ricorderò per sempre. E poi la festa in pullman, che emozione”.

Capitolo mercato, Calafiori piace anche alla Juve e potrebbe ritrovare Thiago Motta: “Vorrei godermi questa mia prima convocazione e pensare solo al presente, ci tengo ad andare agli Europei, del futuro si parlerà dopo. Sono contento di quello che ho fatto e forse ancora non mi rendo conto di essere qua, è un sogno che si avvera. Del Bologna porterei in Nazionale la serenità e la voglia di divertirsi in campo che è essenziale. Come difensore centrale cerco di rubare un po’ da tutti ma come mancino che gioca da centrale ho davanti uno che è qui, che è Bastoni. Un giocatore devastante. Da terzino a stopper cambia tutto, il punto di vista e la visione che hai quando hai la palla e anche lo spazio da coprire mentre non ho preferenze sul giocare dietro a tre o a quattro”.

Calafiori e il ricordo dell’infortunio

Il ricordo va all’infortunio nelle giovanili della Roma: “Sono passati tre anni da quel brutto infortunio, qualcuno che mi diceva che dovevo smettere c’è stato, senza far nomi, ma la mia reazione è sempre stata: “non può essere vero”, non mi è mai entrato in testa abbandonare il calcio. Voglio ricordare Mino Raiola che mi ha aiutato, mi consigliò di operarmi in Pennsylvania dove si era operato Ibra, gli ho dato retta ed è andata bene. Tornare alla Roma un giorno? Ho un bel rapporto con i giocatori che ci sono qui, lì sono stato comunque bene”.

Tre anni fa il trionfo agli Europei dell’Italia di Mancini: “Ero a casa con la famiglia davanti alla tv, poi uscii per strada a festeggiare, mai avrei pensato che avrei potuto essere qui a giocarmi gli Europei”

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