Una lunga intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ riporta i consigli di Gerhard Berger, che ha corso con la Scuderia di Maranello dal 1987 al 1989 e dal 1993 al 1995, alla Ferrari: il team principal Frederic Vasseur non merita di essere sotto esame, né devono essere a suo dire alimentate le voci di mercato attorno a Charles Leclerc e Carlos Sainz, piloti che meriterebbero un mezzo differente da guidare.
- Ferrari, Berger: "Vasseur non è il problema"
- Ferrari, Berger: "Enzo Ferrari prenderebbe Hamilton"
- Berger, le impressioni su Coletta e Domenicali
Ferrari, Berger: “Vasseur non è il problema”
In tanti imputano al nuovo capo del ‘Cavallino Rampante’ un cambio di marcia che non è arrivato, ma Berger scagiona il francese: “Vasseur è un uomo di corse capace e con molta esperienza, ma non può farcela da sola a rendere la Ferrari competitiva; ha bisogno di persone valide al suo fianco, alla Red Bull per esempio sono in tre, Helmut Marko, Chris Horner e Adrian Newey. La combinazione con Mattia Binotto avrebbe funzionato: quest’ultimo è un ingegnere brillante. In F1 cambiare spesso è dannoso: pochi mesi non bastano, a Frederic serve più tempo. Aver mantenuto Todt e Horner prima che vincessero ha fatto la fortuna delle loro squadre, ma bisogna portare a Maranello tecnici stranieri di alto profilo: ci vogliono investimenti e una macchina all’altezza”.
Ferrari, Berger: “Enzo Ferrari prenderebbe Hamilton”
Voci di mercato continuano a scambiare di sedile Hamilton e Leclerc, ma per l’austriaco il ritardo della Ferrari non è dovuto a un fattore umano: “Non sono Charles Leclerc, un pilota molto veloce, che fa ancora qualche errore, o Carlos Sainz il problema: la Ferrari ha vinto anche senza avere un numero 1 al volante; occorre una vettura competitiva, quella dell’anno scorso lo era a livello di power unit, poi è stata zavorrata dagli errori di strategia, dalla scarsa affidabilità e dall’incostanza, quest’anno invece non funziona. Lewis Hamilton? Enzo Ferrari, o la Williams dei tempi d’oro, prendeva i piloti migliori e li poneva uno di fronte all’altro, ma non è questo il tema: la mossa Hamilton servirebbe per attirare ingegneri”.
Berger, le impressioni su Coletta e Domenicali
Sono a livello mediatico gli anni migliori della Formula Uno e al centro delle considerazioni di Berger van due dirigenti in orbita Ferrari, il primo una volta di più allievo di Jean Todt, il secondo protagonista vincente a Le Mans: “Se la popolarità della F1 è in aumento, il merito va a Stefano Domenicali, che ha imparato molto da Todt, ha l’età giusta e sa negoziare; a volte c’è troppo ‘american style’, io preferisco maggiore tradizione nel Motorsport, ma fa parte del gioco. Antonello Coletta è un bravo dirigente e ha vinto al primo colpo Le Mans, ma se mettessimo il suo gruppo di lavoro in F1 non otterrebbero il medesimo risultato, perché i GP rappresentano una sfida differente”.