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F1, Hamilton in Ferrari: i pro e contro di una firma storica. Chi sarà l'uomo di punta tra Lewis e Leclerc

Il clamoroso arrivo di Hamilton in Ferrari porrà subito tante questioni: dal rapporto con Leclerc alla necessità di definire delle gerarchie ben precise.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il botto è fragoroso, i risvolti tutti da decifrare. Lewis Hamilton alla Ferrari è un terremoto che scuote la Formula Uno: indipendentemente da come andranno le cose, il colpo è sensazionale e riporta la scuderia di Maranello al centro del villaggio, senza che Max Verstappen e la sua mirabolante RedBull possano far nulla per oscurarne la portata mediatica. Ma sarà davvero vincente il nuovo binomio che andrà a sparigliare le carte del circus negli anni a venire?

Un titolo in Ferrari, per consegnarsi alla leggenda

Hamilton è certamente il degno erede della tradizione dei più grandi piloti della storia della Formula Uno. Il fatto che abbia raccolto il testimone da Michael Schumacher non è un dettaglio di poco conto: ad accomunarli è stata la militanza in Mercedes, che è diventata grande anche e soprattutto grazie alle qualità del pilota britannico. Che è stato detronizzato all’inizio del terzo decennio da Verstappen, ma che al netto di una macchina oggettivamente inferiore ha dimostrato di avere ancora qualcosa da dire.

L’approdo in Ferrari, seppur a un’età nella quale in tanti si godono la pensione (se arriverà nel 2025 avrà da poco fatto il suo ingresso negli regno degli anta, essendo nato il 7 gennaio 1985), dimostra la sua voglia di regalarsi un’ultima grande sfida. Perché va bene vincere 7 mondiali, ma se tra questi non ce n’è nemmeno uno con la Ferrari quei numeri valgono un pochino meno di quanto uno vorrebbe far credere.

La competizione interna: su 17 annate, solo 3 volte dietro al compagno

La Scuderia di Maranello, inutile girarci intorno, ha deciso di andare all in. Perché non prendi Hamilton se non pensi che possa realmente puntare a riportare quel titolo iridato che manca dal 2007 con Kimi Raikkonen, anno di debutto del britannico in Formula Uno (e fu proprio lui il grande sconfitto, assieme ad Alonso, al volante della McLaren).

Come poterlo fare coesistere con Charles Leclerc, questo è il vero nodo del contendere: in Ferrari il monegasco è sempre stato considerato l’uomo di punta, cosa che ha finito per mettere Sainz alla porta (nonostante risultati abbastanza simili). Con Hamilton, chiaro le gerarchie rischiano di non poter essere decise a tavolino: sarà la pista a dire chi sarà la prima guida e chi dovrà fare un passettino indietro.

Dopotutto Lewis è un tipo piuttosto competitivo: in 17 stagioni nel circus, solo tre volte è finito alle spalle del proprio compagno di squadra al termine della stagione. E in Ferrari i precedenti esperimenti con due “galli nel pollaio” si sono rivelati spesso e volentieri controproducenti: l’accoppiata Mansell e Prost del 1990 vale per tutti.

Quante tensioni con gli ex compagni di scuderia

Proprio il rapporto con i compagni di squadra è un tema che nella carriera di Hamilton è ricorso spesso. Con Alonso, col quale condivise il box solo nel 2007, non fu per niente amore a prima vista: persero un titolo mondiale facendosi la guerra e alla fine la McLaren scelte di puntare su Lewis, più giovane dello spagnolo (che la prese malissimo, accusato poi nel tempo di aver pagato i meccanici per far perdere il giovane compagno di squadra). E ancora oggi non manca modo per rinfocolare un’antipatia mai sopita.

Jenson Button, che è stato in McLaren con Lewis per tre stagioni, nella sua autobiografia ha spiegato che tra loro non c’è mai stata amicizia. “Scherzavamo spesso, ma non erano battute, era più frecciatine. Penso di non essergli mai piaciuto troppo e comunque c’era grande competizione”.

Con Nico Rosberg, dopo aver condiviso assieme tutta l’adolescenza sui kart, proprio la convivenza in Mercedes ha fatto naufragare un’amicizia fortissima: nel 2016, anno in cui Rosberg riuscì a vincere il suo unico titolo iridato, mugugni e silenzi si sprecavano, come le accuse mandate a mezzo stampa, specie dopo l’incidente di Montmelò.

Solo con Bottas e Russell in tempi più recenti il buon Hamilton ha saputo andare d’accordo, al netto però di una chiara gerarchia col primo (non a caso paragonato a ciò che Barrichello fu per Schumacher) e di un confronto generazionale col secondo, che ha sempre detto di rispettarlo e di aver appreso tante cose da Lewis.

Hamilton dovrà dimostrare di essere anche uomo squadra

Sul valore di Hamilton, nessuno avanza dubbi: anche a 39 anni rimane un fuoriclasse del volante, che se in grado di guidare la macchina giusta può tranquillamente dire la sua. Chiaro che in Ferrari dovrà fare i conti con una pressione maggiore, ma anche con la sfida più ambiziosa: riportare il Cavallino davanti a tutti a fine stagione, riuscendo dove tanti suoi rivali (Alonso e Vettel su tutti) hanno fallito. Sarebbe il modo migliore per chiudere il cerchio e consegnarsi definitivamente alla leggenda di questo sport, interrompendo al contempo il dominio di Verstappen.

Per farlo però dovrà cercare di limitare un po’ il suo smisurato ego: in Ferrari non troverà solo porte aperte, e in qualche modo dovrà dimostrare di essere davvero un uomo squadra. E qualora Leclerc dovesse dimostrarsi più veloce, accettare anche di ricoprire per una volta il ruolo di spalla. Ma se non lo voleva fare Sainz, come potrà farlo realmente Hamilton? Alla pista l’ardua sentenza.

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