Uno vince, l’altro arranca. Il primo arriva sempre o quasi davanti a tutti, in prima posizione appunto. Il secondo si perde nel gruppo, spesso desaparecido. Eppure hanno la stessa monoposto campione del mondo costruttori di F1 con 6 gare d’anticipo. La Red Bull è alle prese col paradosso di Giano Bifronte, due facce completamente diverse della stessa moneta: Max Verstappen il campionissimo e Sergio Perez mai come quest’anno perdente.
Il “chapa no” del Gran Premio del Giappone, tra incidenti e penalità, ha confermato semmai ce ne fosse stato bisogno la crisi perenne del pilota messicano che a parte l’exploit di Monza, ma sempre secondo dietro Max, dalla vittoria di Baku a inizio stagione ha ingoiato quasi esclusivamente bocconi amari. Tanto da essere puntualmente messo in dubbio per il futuro. Checo sta correndo ai ripari, si è affidato anche a un mental coach per superare l’impasse di una situazione sempre più grottesca.
- F1, Perez: una crisi senza fine nonostante la Red Bull
- F1, Sergio Perez si affida a un mental coach
- La crisi di Perez secondo Damon Hill e Jean Alesi
- Perez, il ruolo ingombrante del papà: nuova polemica con Red Bull
F1, Perez: una crisi senza fine nonostante la Red Bull
Due vittorie e due secondi posti nelle prime 5 gare. E la sfida per il titolo mondiale lanciata apertamente a Max Verstappen. Sembra davvero passato un secolo da inizio stagione quando Sergio Perez andava forte con la nuova Red Bull quasi quanto il due volte campione del mondo tanto da metterne in dubbio la supremazia, all’interno della scuderia e in ottica Mondiale.
Poi è successo qualcosa, una specie di click e Checo Perez è tornato sulla terra. Anzi peggio. E’ caduto dai “tre metri sopra il cielo” in cui forse si era posto un po’ da solo e un po’ dal suo stesso entourage. E più alto vai, più ti fai male quando cadi. Perez ha cominciato a sentire la pressione del ruolo che aveva, delle aspettative attorno a lui. Aveva messo in dubbio la leadership di Verstappen che in pista e fuori lo ha subito ridimensionato.
Perez è andato in crisi, forse sin da subito cominciando a sbagliare tanto e troppo, soprattutto in qualifica. Costretto sempre più spesso dai suoi errori a partire dalle retrovie. La rimonta era garantita dal bolide Red Bull ma non sempre. L’ultima vittoria di Perez risale al 30 aprile scorso e dopo i risultati di cui sopra nelle prime 5 gare, Checo ha ottenuto solo 4 podi nelle ultime 11 gare. Culminate con i pasticci a Suzuka dove ne ha combinate di ogni, raccogliendo due penalità e sbattendo fuori gara Magnussen.
F1, Sergio Perez si affida a un mental coach
In un’intervista al media olandese De Limburger, Perez ha ammesso di essersi affidato da un po’ di tempo a un mental coach per ritrovare quella serenità che per sua stessa ammissione la lotta al titolo dichiarata a inizio stagione gli aveva procurato:
“Quando la stagione è iniziata, la macchina mi si adattava perfettamente. Ma le auto si evolvono durante la stagione. Dopo Miami le cose sono peggiorate. Avevo un’auto diversa che non mi andava molto bene. Poi diverse volte non sono riuscito ad entrare in Q3, quindi la mia fiducia è scesa. Ho faticato molto in estate. All’inizio gareggiavo per il titolo mondiale ma da maggio in poi le cose sono cambiate. Stavo guidando senza fiducia e poi non è facile avere Verstappen come compagno, lo dimostrano anche gli altri suoi ex team mate”.
Perez ha ammesso di aver avuto paura che questa sua difficoltà in pista potesse traslarsi anche fuori dai circuiti e dal suo lavoro, arrivando dentro le mura domestiche. Ed è allora che ha pensato di affidarsi a un mental coach:
“Quando hai tante difficoltà con il lavoro, è difficile essere allegri a casa con tua moglie e i tuoi figli. Così ho assunto un mental coach perché la mia famiglia merita di avere quel padre allegro a casa. Insieme al mio allenatore ho lavorato per diventare la migliore versione di me stesso a casa, ma anche come pilota. Di conseguenza ho ritrovato la positività”.
La crisi di Perez secondo Damon Hill e Jean Alesi
Secondo l’ex pilota della Ferrari, Jean Alesi la crisi di Sergio Perez “credo dipenda da una sorta di spirale negativa che può assorbire un pilota quando cerca di trovare soluzioni e, mentre si sforza, si perde. La sua situazione mi ricorda quella di altri intrappolati da enormi difficoltà una volta ingaggiati al fianco di Verstappen, ad esempio Albon e Gasly che poi altrove hanno ritrovato la loro dimensione”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex campione del mondo Damon Hill: “Penso che la Red Bull voglia disperatamente un po’ più di un gregario per Max. Ma sanno al tempo stesso che Max è intoccabile. Ricordi quando Michael Schumacher dominava in Ferrari e nessuno riusciva a sopportare di essere il numero due dietro Michael? Ricordo che Ross Brawn disse a Eddie Irvine: ‘Ascolta, non puoi batterlo. Fai semplicemente del tuo meglio'”, il che è un anatema per un pilota sentire una cosa del genere ma è la verità in quel tipo di contesto.
Perez, il ruolo ingombrante del papà: nuova polemica con Red Bull
A inasprire una situazione già non facile ci pensa di tanto in tanto, il papà di Sergio Perez, Antonio, figura molto caratteristica del paddock, sempre pronto a incitare e difendere il figlio. In un’intervista a un giornale messicano, Antonio Perez ha puntualizzato ancora una volta come il trattamento tra suo figlio e Verstappen sia diverso in squadra:
“La monoposto è settata su Max perché lui guida con tutto il grip all’anteriore e Checo ha sempre guidato con il grip al posteriore. La posizione in cui si trova Checo è quella per cui è stato ingaggiato: arrivare secondo. C’è un solo campione e bisogna capirlo. Deve lavorare per questo e rispettarlo. Tutto questo è stato costruito affinché Max diventasse campione. Ma se lui (Perez) si trasferisse in un’altra squadra, sarebbe quarto o sesto”.