A un passo dall’oro. A una stoccata dal gradino più alto del podio. Un obiettivo che a un certo punto sembrava davvero raggiunto. Un primo assalto. Poi un secondo. E poi quel verdetto amaro, amarissimo. Difficile da accettare. Filippo Macchi, da Pisa, quell’oro ha pensato d’averlo vinto non una, non due, addirittura tre volte. Ogni volta che quella luce rossa s’è illuminata dopo i contatti ravvicinati con Ka Long Cheung, il campione in carica di Hong Kong. In due circostanze l’arbitro e il suo assistente video hanno deciso…di non decidere. E poi hanno premiato Cheung, scatenando polemiche e veleni. E commettendo probabilmente un errore.
- Macchi vittima della maledizione dell'ultima stoccata
- I dubbi del Var, quelli di Macchi, di Cerioni e dei tifosi
- Fioretto, la moviola della finale: la sentenza di Pantano
Macchi vittima della maledizione dell’ultima stoccata
La maledizione del 14-14, che vede sistematicamente gli schermidori italiani soccombere in questa edizione delle Olimpiadi di Parigi, ha colpito ancora. E stavolta quello degli arbitri è stato un peso determinante, visto che il verdetto che ha assegnato la vittoria al campione asiatico ha destato dubbi, perplessità e mugugni. Perché per due volte, dopo assalti poco chiari, l’arbitro Hao Chih Huang, della federazione di Taiwan, non ha preso una decisione? A cosa è servita la presenza del suo assistente, il sudcoreano Sang Won Suh, se nessuno dei due è riuscito a prendere una decisione quando sembrava che Macchi avesse piazzato la stoccata vincente?
I dubbi del Var, quelli di Macchi, di Cerioni e dei tifosi
Ma soprattutto, come mai al terzo assalto contestato e in cui si è resa necessaria l’analisi video, i due giudici asiatici poi una decisione l’hanno presa e – guarda caso – favorevole a Cheung e sfavorevole nei confronti di Macchi? Interrogativi destinati a rimanere tali a lungo, insieme alla sensazione di un problema, di una “questione arbitrale” che sembra accompagnare trasversalmente l’Italia in varie discipline. Lo scippo subito da Macchi, infatti, arriva dopo altri scandali costati carissimo ad Arianna Errigo (scherma), Odette Giuffrida (judo), Manuel Lombardo (judo) e Aziz Abbes Mouhiidine (boxe). Almeno, nel caso del fiorettista pisano, il tecnico Stefano Cerioni è riuscito a dirgliene quattro ai giudici. Con civiltà, ma con la dovuta fermezza.
Fioretto, la moviola della finale: la sentenza di Pantano
Nel caso di Macchi, a effettuare una sorta di moviola in diretta è stato l’ex campione di scherma Stefano Pantano, commentatore d’eccezione per la Rai al fianco di Federico Calcagno: “Ho dei dubbi. Tanti dubbi”, l’analisi a caldo di Pantano. “Almeno in uno dei due assalti su cui non è stata presa una decisione c’erano i presupposti per assegnare la stoccata a Macchi. D’altro canto, quando rivedi più e più volte le immagini vuol dire che non sei sicuro“. Al limite i giudici potevano decidere di non decidere anche in quel terzo e ultimo assalto, come suggerito dallo stesso Calcagno che si è poi rivolto verso Pantano: “Non ti sei ancora ripreso, ti vedo provato”. E l’ex asso della spada ha ammesso: “Sì, questo verdetto mi ha provato”.