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San Siro addio, Milan e Inter tirano dritti. E spunta il piano di Cardinale

Inter e Milan proseguono nella ricerca di aree alternative per il loro stadio di proprietà dopo la rottura su San Siro. E su quest'ultimo ci sono novità riguardo il vincolo

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Ormai Inter e Milan stanno prendendo direzioni autonome ed indipendenti riguardo il nuovo stadio, che non sorgerà (salvo colpi di scena) nella zona di San Siro, al posto del Meazza. Ma anche su quest’ultimo ci sono delle novità.

Cardinale vede Sala e Fontana: l’area individuata per il nuovo stadio

Andiamo con ordine, partendo dall’incontro che si è consumato oggi a Palazzo Marino tra Gerry Cardinale in persona (a dimostrazione della delicatezza della situazione), a capo di RedBird e quindi proprietario del Milan ed accompagnato dall’amministratore delegato Giorgio Furlani, e il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Un incontro breve e formale di circa mezz’ora, bocche cucite all’uscita, ma da quanto trapela il numero uno del club rossonero ha esposto al primo cittadino il progetto di costruire il proprio impianto all’ippodromo La Maura, con Cardinale e Furlani che poi si sono recati al palazzo della Regione Lombardia per parlare con il presidente Attilio Fontana (per l’occasione c’era anche Paolo Scaroni).

E L’Inter punta su Assago. Ma il Comune si smarca

In buona sostanza, i club milanesi stanno accelerando sulla volontà di edificare i propri stadi dopo la melina infinita su San Siro, e dopo lo strappo di un Milan a quanto pare scettico sulla tenuta solida dei cugini nerazzurri in termini di proprietà. Questi ultimi pare abbiano scelto invece Assago qualora l’opzione Meazza (o meglio impianto nei pressi) non fosse praticabile. L’amministratore delegato corporate dell’Inter, Alessandro Antonello, a tal proposito ha spiegato: “Io rimango fiducioso sul piano A, cioè San Siro insieme al Milan. Dopo 3 anni e mezzo di intenso lavoro e soprattutto dopo aver ottenuto da parte del consiglio comunale un’approvazione di massima, pur con dei punti ancora da approfondire, prima di rinunciare a un progetto di questo tipo forse era il caso di pensarci un po’ di più. Ad oggi quella è l’alternativa principale”.

Antonello ha poi ribadito: “Io resto fiducioso. Detto questo, l’Inter ha ben chiari i prossimi passi in ogni caso, sia che il Milan decida di restare a San Siro insieme a noi sia che i rossoneri decidano di andare altrove. Abbiamo un piano B che tende a tutelare gli interessi del club e soprattutto dei tifosi”. Ma dal Comune di Assago, tramite una nota apparsa sul profilo Facebook ufficiale e a firma dell’Assessorato Sport e Sicurezza, si è precisato: “Relativamente al clamore suscitato dalla notizia riportata oggi da alcuni quotidiani per la realizzazione del nuovo Stadio dell’Inter ad Assago; confermiamo che ad oggi non vi è stato alcun contatto con l’amministrazione del Comune e che l’area eventualmente individuata per la realizzazione è di proprietà privata ed in territorialità del Comune di Rozzano”.

La questione del vincolo: la Sopraintendente fa chiarezza

La vexata quaestio che più ha tenuto banco riguardo il Meazza è il suo vincolo, con il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che in questi mesi ha pontificato sull’impossibilità di demolire lo stadio per questo motivo. Ma oggi la Soprintendente all’Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano, Emanuela Carpani, ha messo in chiaro com’è realmente la situazione riguardo lo status dell’impianto.

“Al momento sull’area di San Siro, specifico il lotto, non c’è né un vincolo paesaggistico né culturale. In altre zone limitrofe ci sono invece presupposti di tutela dal codice dei beni culturali, ma lì al momento no”, ha spiegato Carpani. Il Meazza, costruito nel 1947, potrebbe veder scattare un vincolo tecnicamente detto “Verifica di interesse culturale semplice” al compimento del 70esimo anno di vita, ma anche su questo la Sopraintendente ha voluto precisare: “È uno stadio che come sappiamo tutti è una specie di cipolla, la prima fase è degli anni Venti-Trenta, la seconda degli anni Cinquanta e poi la sistemazione per i mondiali del 1990 con i torrioni e il terzo anello”.

Ma in ogni caso, non è detto che possa comunque scattare il vincolo dal 2025. “Bisogna aspettare che maturi il requisito di legge perché non lo puoi fare prima. Sarebbe un abuso d’ufficio. Nel momento in cui maturerà il requisito di legge si valuterà”, ha illustrato Carpani, che ha poi aggiunto che in caso di eventuale proposta di ristrutturazione da qui al 2025 non ci sarebbe alcun nulla osta, “se per ristrutturazione si intende la riqualificazione dello stadio esistente meglio ancora”.

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