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Giro d'Italia, che guaio: presentazione rimandata (a gennaio!) col rischio di perdere i big

Grazie a una volata ai limiti della perfezione, Mark Cavendish ha staccato Eddy Merckx nella classifica dei plurivincitori di tappa al Tour

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Che pasticcio, RCS! Che domani avrebbe dovuto presentare il percorso del Giro d’Italia 2025, ma che s’è vista costretta a rimandare l’appuntamento addirittura di due mesi, complici problemi (grossi) organizzativi emersi lungo la stesura finale del programma. Problemi che pure rischiano di far pagare un conto bello salato alla corsa rosa, che nel calendario World Tour sarà la prima dei tre grandi giri previsti (a luglio c’è il Tour, a fine agosto la Vuelta), col rischio concreto che molti big decidano di battere altre strade, avvolti dall’incertezza dell’evento italiano.

Le grane: partenza in Albania e main sponsor

Il principale problema affrontato nelle ultime settimane da RCS riguarda la partenza dall’Albania, che a quanto pare ha subito una brusca frenata dopo che tra l’organizzatore del Giro e le autorità albanesi non s’è trovata la quadra a livello economico. La Sicilia, che sarebbe stata esclusa dal percorso originario, diventerebbe un buon “ripiego” per provare ad andare oltre la delusione della mancata partenza dall’estero: potrebbero essere un paio se non addirittura tre le tappe nell’isola più grande del Paese, un piano B che nelle ultime ore sta diventando sempre più un piano A, con l’organizzazione intenta a dare un volte alle prime frazioni della corsa (ma chiaramente è scontato che gli incassi saranno inferiori rispetto a quelli che erano stati chiesti al governo albanese).

Un’altra grana poi riguarda il main sponsor della manifestazione: Enel non ha ancora deciso se rinnovare o meno la sponsorizzazione con il Giro, col quale ha fatto squadra nelle ultime edizioni mostrandosi sulla maglia rosa. Balla una cifra considerevole (7 milioni di euro all’anno) che garantirebbe un bell’incasso per RCS, che senza il principale sponsor si vedrebbe costretta a guardarsi intorno e cercare nuove partnership, magari promuovendo altri marchi già presenti nel novero delle varie maglie della corsa. Una brutta gatta da pelare, due motivi più che validi per ritenere necessario un rinvio della presentazione del percorso.

Vingegaard vuole il Giro, Pogacar pensa a Tour e Vuelta

Il fatto che il Giro verrà svelato dopo la Vuelta (che si mostrerà il prossimo 19 dicembre) fa sorgere un ulteriore problema: le squadre dei principali corridori World Tour hanno chiesto da tempo informazioni su quello che sarà il tracciato dei grandi giri, e certo le informazioni che dovevano arrivare in buona misura sono già state inoltrate a chi di dovere.

Ma è chiaro che la concorrenza della corsa spagnola si fa ogni anno più pressante e rischia di togliere dalla contesa elementi che farebbero eccome gola a RCS: Tadej Pogacar non ha fatto mistero da tempo di puntare alla doppietta Tour-Vuelta, dando appuntamento al Giro semmai al 2026 (o a quando vorrà puntare alla tripletta stagionale, quindi forse 2027 o 2028). Remco Evenepoel è dato come “titubante”, nel senso che vorrebbe tornare a correre in Italia, preferendo la corsa rosa alla Vuelta (il Tour rimane centrale, anche e soprattutto per ragioni di sponsor).

Jonas Vingegaard invece è quello che più di tutti avrebbe dato la sua disponibilità a correre per la prima volta sulle strade del Giro, ma l’incertezza sulla definizione del percorso di certo non aiuta il danese a programmare la stagione che verrà, che nelle intenzioni dovrà portarlo a riprendersi la corona di Re Sole di Francia. Tra i possibili protagonisti, Primoz Roglic (che al Tour non dovrebbe andare: da qui l’ipotesi di correre Giro e Vuelta) e Enric Mas, che potrebbe utilizzare il Giro come trampolino di lancio per il Tour.

Cavendish saluta vincendo l’ultima gara in carriera

Di sicuro sulle strade italiane non correrà Mark Cavendish, che domenica a Singapore ha concluso una carriera fatta di grandi successi, lunga quasi due decenni. E l’ha fatto a modo suo, cioè vincendo anche l’ultima volata della carriera, non valida ai fini statistici (si trattava di un semplice Criterium) ma buona per ribadire al mondo intero che lui ha lasciato la bici tutt’altro che in parabola discendente, se è vero che alle sue spalle si sono piazzati nell’ordine Philipsen, Girmay (cioè le ultime maglie verdi del Tour) e De Lie.

Cavendish, che abita da anni nella zona di Camaiore, al Giro d’Italia ha conquistato in totale 17 tappe: probabile che nel 2025 sarà presente nelle vesti di testimonial della corsa rosa.

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