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Ibra, il grande ritorno: il Re si riprende il Milan ma i tifosi hanno una paura

Zlatan Ibrahimovic, a più di un anno dall'ultima gara da titolare, ha messo nel mirino la Dacia Arena: vuole giocare dal 1', mostrare di essere ancora il numero 1 (e battere l'ennesimo record)

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Signore e signori, Zlatan Ibrahimovic. Il grande ritorno del Re è questione di ore: a oltre un anno di distanza dall’ultima presenza dal 1’, è pronto a indossare di nuovo una maglia da titolare nella sfida valevole per la 27esima giornata di serie A tra l’Udinese e il Milan, in programma stasera – sabato 18 marzo alle 20.45 – e provare a riformulare il discorso da dove lo aveva interrotto.

Riprendersi tutto: la vetrina, i rossoneri, la gloria. Perché, come gli accade da tutta la carriera, le questioni aperte dello svedese non riguardano soltanto il presente ma anche il futuro. Non solo le vittorie ma anche i record. Non soltanto l’attualità ma anche la storia.

Ibra, l’operazione al ginocchio e il lungo stop

Alla Dacia Arena giocherà? Non giocherà? La questione non è se, semmai quanto. Ibrahimovic è ufficialmente reintegrato e ha avanzato la sua candidatura a Stefano Pioli il quale sa benissimo che quando Ibra chiede, Ibra ottiene. L’ultima partita da titolare dello svedese risale al 23 gennaio 2022: è passato oltre un anno da quel Milan-Juventus chiusa a reti inviolate, gara che ha fatto da spartiacque per l’attaccante.

Dopo il match con i bianconeri, sono iniziati i problemi: un infortunio al ginocchio lo ha limitato enormemente, al punto da spingere lui e lo staff rossonero a puntare sull’operazione, una artroscopia programmata per risolvere in maniera definitiva l’instabilità dell’articolazione attraverso la ricostruzione del legamento crociato anteriore.

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Ibra a “riposo” forzato, applaude i tifosi durante la festa scudetto dello scorso anno: dopo mesi di convalescenza, torna a giocare

Ha fatto in tempo, Ibra, ad accompagnare la squadra verso il trionfo di uno scudetto inatteso e guadagnato poi ha badato in primo luogo al recupero. Di mese in mese. Con lui o senza di lui, è tutt’altra cosa: il Milan ne ha patito l’assenza non solo in campo ma anche nelle retrovie, dove Ibrahimovic ha sempre manifestato un peso specifico enorme. Visibile. Evidente.

Udinese-Milan: Ibra si candida per giocare dal 1’

Complice la squalifica di Olivier Giroud, assente a Udine, la via che porta Ibra verso la titolarità pare spianata. Le opzioni a disposizione di Pioli, oltre allo svedese, sono quelle di puntare su Origi, rispolverare Rebic o tentare la suggestione De Ketelaere.

Qualunque sia la decisione del tecnico, è evidente che sarà il risultato di un confronto a due: lui e Ibra. Decideranno insieme. A 41 anni compiti lo scorso 22 ottobre, lo svedese torna per ribadire due cose: che per lui la carta di identità ha valore relativo, che per questa squadra è ancora importante. Alcuni – Ibra per primo – dicono fondamentale.

Zlatan Ibrahimovic Fonte: Getty Images

Null’altro che spettatore nelle recenti gare dei compagni: ora Ibrahimovic sta bene e scalpita per giocare

Lo sanno bene i tifosi: sui social le parole di speranza e ottimismo si susseguono. Dalla certezza granitica di Marco che “adesso siamo attrezzati per arrivare fino in fondo in Champions League” a quella inscalfibile di Luca che analizza le cose sotto una prospettiva diversa. “Vedrete quanto ne beneficeranno i compagni. Primo tra tutti Leao, che torna ad avere di fianco un oche lo mette in riga in cinque minuti”.

L’importanza di Ibra nello spogliatoio

Sarebbe servito a vivere con maggiore compattezza i momenti di difficoltà e avrebbe inciso senza dubbio anche nel percorso di crescita di alcuni tra i giovani talenti rossoneri. Quanto sia mancato a Leao, per esempio, è cosa ben visibile: non solo a livello di prestazioni (con Ibra di fianco – o nelle orecchie – Leao ha vissuto i mesi migliori della sua carriera in rossonero) ma anche di atteggiamento.

Quanto possano beneficiarne gli altri compagni è un’evidenza: è stato di fatto vice di Pioli e allenatore in seconda per tutta la passata stagione, è stato il capitano carismatico che ha messo tutti sulle spalle e se li è trascinati nei momenti critici, ha seminato e trasmesso una mentalità vincente che ha portato un gruppo a diventare squadra. Anche per questo, il web condivide una convinzione inscalfibile: “Saprà valorizzare De Ketelaere, vedremo un giocatore diverso, con la personalità e la convinzione che finora gli sono mancate”.

Di certo, se c’è uno che può riuscire ad assolvere il compito, è proprio Ibra che, nel corso del tempo, ha risposto presente anche alla delicata missione di accrescere l’autostima dei compagni.

I record di Ibra: ce n’è uno pronto per essere battuto

Dopo mesi di convalescenza in cui ha masticato amaro e sudato tanto, Ibra è pronto a lasciarsi alle spalle il peggio: l’infortunio ma anche la morte, inaspettata e prematura, di Mino Raiola che non è mai stato solo il suo procuratore, semmai un riferimento indissolubile.

La nuova era, alla veneranda età di 41 anni, è partita alla grande con la fresca convocazione ricevuta dalla nazionale svedese: ci torna dalla porta principale, convocato dal ct gialloblù Janne Andersson per le sfide contro Belgio e Azerbaigian dei prossimi 24 e 27 marzo, pronto a rimpinguare il bottino di gol – 62 in 121 partite – che ne fanno il cannoniere assoluto della Svezia.

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Il sorriso di Ibra che è tornato a calcare l’erba di San Siro dalla gara contro l’Atalanta

E c’è un record, a portata di mano, che Ibra ha tutta l’intenzione di non lasciarsi sfuggire: beninteso, non sarà stasera sarà nelle prossime settimane. Perché, allo stato attuale, il gol più anziano della serie A appartiene ad Alessandro Costacurta: era il 19 maggio 2007 quando Billy firmò con la maglia del Milan il rigore del 2-2 proprio a Udine, contro i friulani, alla veneranda età di 41 anni e 25 giorni. In quella che, di fatto, è una cosa tutta rossonera, la sensazione è che anche quel primato passerà presto di mano. Da Costacurta a Ibrahimovic.

Ibra, non solo speranza: c’è anche chi ha paura

Al netto di quanto detto, tuttavia sui social – su cui vi è una maggioranza assordante di chi crede fermamente nell’incisività di un Ibra seppure più “datato” – c’è anche chi manifesta pareri differenti. Tra prese d’atto e una paura.

Le prese d’atto rimandano tutte al fatto che per qualcuno si tratta ormai di un “grande, grandissimo ma ormai ex giocatore” e per qualcun altro può solo essere la mossa della disperazione degli ultimi 20’ qualora ce ne fosse bisogno. In diversi mettono in dubbio la sua tenuta fisica ma c’è anche una paura.

Quella più grande è che Ibra resti una presenza ingombrante soprattutto in seno alle riflessioni sul futuro che rimandano alla società: qualcuno teme che si candidi per l’ennesimo rinnovo di contratto, al punto da sottrarre il posto a una pedina nuova e condizionare la campagna acquisti della prossima stagione.

Scenario, pare di poter dire, alquanto improbabile: semmai il futuro di Ibra pare sempre più indirizzato verso un ruolo dirigenziale che potrebbe rivelarsi a tal punto cucitogli addosso da risultare un valore aggiunto. C’è chi lo vede come figura di raccordo tra campo e tribuna, tra calciatori e dirigenti.

Scenari possibili, futuribili. Ma è un’altra storia: il presente racconta di un Ibra carico a pallettoni. È tornato per riprendersi il Milan e lasciare il segno: ci ha abituati Ibrahimovic – anno dopo anno – che quel segno finisce sempre per arrivare. Che a beneficiarne sono sempre i compagni. Che a subirlo sono tutte le altre squadre. Udinese avvisata e, in qualche modo, avvisato anche il Napoli, prossimo avversario di Champions League. Ibra è fuori dalla lista Champions ma sa come fare per marchiare il territorio anche così.

Ibra, il grande ritorno: il Re si riprende il Milan ma i tifosi hanno una paura Fonte: Getty Images

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