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Il Lecco in serie B: una storia di calcio che appartiene a tutti. Anche al Perugia e ai suoi tifosi

Il 2 agosto è attesa la pronuncia del Tar sul ricorso presentato dal club lombardo. In ultima istanza si arriverà al 29 con l’ultimo grado di giudizio non sportivo, il Consiglio di Stato.

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Società, tifoserie, diretti interessati, contesti lambiti indirettamente, figure nemmeno sfiorate: stanno (stiamo) tutti con il Lecco. Il club merita la serie B conquistata sul campo. È il pensiero ricorrente da qualche settimana a questa parte, diventato ancor più condiviso quando la sentenza del Collegio di Garanzia presso il Coni ha escluso i lombardi dalla cadetteria.

Fatale l’inosservanza dei tempi per l’iscrizione al campionato: hanno sforato di 48 ore, patron Di Nunno e i suoi referenti, nella consegna di un paio di documenti non allegati tempestivamente all’intero incartamento. Mittente la Prefettura di Padova: dava l’ok all’uso in concessione dello stadio Euganeo per la disputa delle gare interne.

Il Rigamonti-Ceppi, ubicato in centro città, non è conforme ai requisiti della Lega B, serviva una sede alternativa. Per i giudici della “Sezione controversie di ammissione ed esclusione dalle competizioni professionistiche” la perentorietà dei termini d’iscrizione non

induce a ritenere plausibile un’interpretazione che ne prospetti una deroga in caso di inosservanza.

Il ricorso del Perugia e l’intervento del Coni

L’intervento del Coni si è reso necessario in seguito al ricorso presentato dal Perugia che può trarre benefici (legittimi, per altro: lo dice per ora la giustizia): retrocesso dalla B alla C, il club evidenziava, nella tempistica di iscrizione del Lecco alla cadetteria, gli inadempimenti procedurali.

Direttamente interessati alla vicenda, gli umbri: il posto del Lecco, in caso di esclusione, le spetta di diritto. Prima dei perugini, in graduatoria, solo il Brescia ma le Rondinelle hanno già la garanzia di un ripescaggio per l’esclusione dell’altra squadra sanzionata, la Reggina (altre motivazioni: la Covisoc della Figc ha sanzionato i calabresi per il mancato rispetto di alcuni criteri legali ed economico-finanziari previsti per l’ottenimento della licenza nazionale, ai fini dell’ammissione al campionato di Serie B 2023/2024).

Come sarà la prossima serie B

Che succede ora? Serie B a 22 squadre (improponibile), una B con Brescia e Perugia che subentrano a Reggina e Lecco (possibile), un passo indietro con riammissione dei lombardi (c’è speranza). Il 2 agosto è attesa la pronuncia del Tar sul ricorso presentato dai due club esclusi, in ultima istanza si arriverà al 29 dello stesso mese con l’ultimo grado di giudizio non sportivo, il Consiglio di Stato.

Rischia di diventare – lo è già – l’ennesima situazione estiva di un pre campionato in cui accade sempre qualcosa: la novità non sta nel fatto che agli inizi di agosto i campionati di serie B o di serie C vivano ore di profonda incertezza per interferenze, esclusioni o rivendicazioni di quello o quell’altro club. Semmai, il punto di svolta è un altro: un cavillo burocratico che rischia di stravolgere la medaglia conquistata sul campo.

Stavolta non c’entrano gli illeciti sportivi

Si dirà che è un film già visto. Manco per niente. È una storia diversa, quella del Lecco: non ci entrano i milioni dell’Arabia né le logiche affaristiche delle multiproprietà. Non è un guscio vuoto, orientato al business e alle fidejussioni.

Nessuna ipocrisia né corruzione: non si porta dietro il peggio della modernità calcistica né i giri d’affari torbidi. Niente di tutto questo. Non è doping finanziario il caso del Lecco. Non ci sono truffe né malefatte.

Non si tratta di plusvalenze gonfiate né di illeciti sportivi. Non tutta quella porcheria, per intenderci, che ogni tanto dobbiamo scrollarci di dosso perché rischia di compromettere la credibilità del gioco più bello del mondo.

Nessuno ha tradito i principi dello sport

Poi, è una storia che non parla di violenza, nessuno ha barato, nessuno ha tradito i principi dello sport. Non c’è disonore, non c’è disvalore. È una pagina di lealtà calcistica, semmai, quella del Lecco. Una delle più avvincenti, peraltro, degli ultimi anni. Va riconosciuto, ne va preso atto e, probabilmente, le va restituita dignità. La giustizia e il buon senso si possono conciliare? La risposta è sì: quando accade è una partita win-win: non perde nessuno, non pareggia nessuno.

Cosa dicono i club della cadetteria

Le 18 squadre di B sarebbero compatte nel garantire il proprio sostegno al club lombardo, fino ad avvallarne le ragioni.

Ciò è quanto fatto trapelare da diversi organi di informazione, secondo cui il Lecco sarebbe forte di un sostegno implicito e unanime da parte delle 18 società che si accingono ad affrontare la prossima cadetteria. Sarebbe parte integrante della documentazione prodotta e depositata al Tar, che si compone dei fascicoli del club, della FIGC e del Comune di Lecco.

Fino all’anima dei tifosi

E i tifosi. Arriviamo anche ai tifosi, all’anima. Le ragioni dell’anima sono sempre le più incidenti sebbene ciò non le renda aprioristicamente giuste. Come ha le sue regole, il calcio ha anche la sua anima.

Quelli in viaggio perpetuo, quelli che per Pasolini erano i decifratori dei cifratori (i calciatori) di un linguaggio del quale possiedono un codice comune. Quelli che ci sono sempre: nonostante i milioni degli Arabi, nonostante le logiche affaristiche delle multiproprietà, i gusci vuoti, l’orientamento al business e alle fidejussioni.

Quelli che mettono da conto di farsi una trasferta alla settimana (perché anche andare a Padova e dire di giocare in casa è farsi una trasferta) nonostante le ipocrisie e la corruzione, nonostante il peggio della modernità calcistica e certi giri d’affari torbidi. Quelli che pagano di tasca propria nonostante il doping finanziario, le truffe, le malefatte, le plusvalenze gonfiate e gli illeciti sportivi.

Da Palermo alla Valtellina

Quelli che, per parafrasare Galeano, la potenza di questo sport la sentono, la riconoscono e, riconoscendola, la esercitano per ritrovarsi, nonostante vi sia chi bari, chi ne tradisce i principi, chi disonora. Sempre. Ci sono sempre, nonostante quelle porcherie, per intenderci, che ogni tanto vanno rispedite al mittente perché rischiano di compromettere la credibilità del gioco più bello del mondo.

Hanno cominciato a prendere posizione anche altre tifoserie – da Palermo alla Valtellina – per sostenere le ragioni del Lecco. In nome di un principio indifferibile che sta al calcio come ci stanno i dribbling, i gol, i colpi di tacco. L’onore al merito di chi vince pulito, specie poi quando quella vittoria ha il sapore dell’impresa. Deciderà chi è preposto per farlo.

Ma non sarebbe di poco conto rinunciare alla bella fiaba di Lecco e del Lecco, che delinea l’essenza di questo sport. Ecco perché appartiene a tutto il calcio italiano: anche al Brescia, anche al Perugia, anche ai loro tifosi.

Il Lecco in serie B: una storia di calcio che appartiene a tutti. Anche al Perugia e ai suoi tifosi

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