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Il Lecco non molla la Serie B: tutti i dettagli del ricorso al TAR

Semaforo rosso del Collegio di Garanzia del Coni: così il club lombardo vuole spuntarla attraverso la giustizia amministrativa dopo l'esclusione dalla serie B.

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Marco Festa

Marco Festa

Giornalista

Frequentatore di stadi ed esperto di calcio, ama agganciare e far domande a idoli e futuri campioni. Anzi, spesso precorre gli addetti ai lavori e li scova prima di loro

Il Lecco non ci sta a perdere la Serie B che ha conquistato sul campo e prepara il ricorso al TAR. Se, accogliendo il ricorso del Perugia, il Collegio di Garanzia del Coni ha tarpato le ali ai sogni dei lombardi, la giustizia amministrativa potrebbe tornare a spiegarle. Dopo il semaforo rosso arrivato dalla Cassazione della giustizia sportiva, il Lecco è certo di avere le carte in regola per far valere le proprie ragioni nelle aule del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio.

Lecco, la tesi contro la perentorietà dei termini per l’iscrizione in serie B

Gli avvocati del Lecco sono convinti di poterla spuntare. Domenico Zinnari e Salvatore De Lorenzis, i legali ai quali il club lombardo ha dato mandato di far valere le proprie ragioni, hanno studiato a fondo il dispositivo contenente le motivazioni relative alla sentenza del Collegio di Garanzia del Coni, che ha accolto il reclamo del Perugia a discapito del Lecco.

La battaglia potrebbe essere condotta secondo una precisa linea: finora, in termini formali non c’è un precedente che avelli lo sforamento della perentorietà dei termini entro i quali, non avendo come nel caso specifico il “Rigamonti-Ceppi” i parametri richiesti per ospitare la Lega B, il Lecco avrebbe dovuto indicare lo stadio “Euganeo” di Padova e consegnare i documenti che lo autorizzano a utilizzarlo per disputare le partite del torneo cadetto.

Di pari passo, però, ammesso che c’è un principio di non derogabilità dei termini alla base dell sistema che norma il rilascio delle Licenze Nazionali, non può essere trascurata la “proroga” chiesta in tempi non sospetti dal Lecco.

Lecco, la corsa contro il tempo per giocare allo stadio Euganeo di Padova

Per usare un gergo specifico il nodo centrale è quello della “remissione nei termini”, che è stata chiesta dal Lecco non perché fosse inadempiente ma perché non poteva assicurarsi uno stadio alternativo al “Rigamonti-Ceppi” prima del 18 giugno. Prima della finale di di ritorno dei playoff di Serie C vinta contro il Foggia (3-1) bissando il successo all’andata (1-2) allo “Zaccheria”.

Le stesse norme della FIGC chiariscono che si debba indicare lo stadio del Comune in cui la società ha sede in ottemperanza alle norme per la categoria in cui si gioca: il Lecco non poteva, dunque, indicare l’Euganeo, il Brianteo o altri stadi prima di aver vinto i playoff, nonostante dopo la prima bocciatura il Lecco non avesse negato, attraverso l’avvocato Giancarlo Viglione, di non aver usufruito dei termini di presentazione della domanda di iscrizione in B per i vincitori dei playoff per il poco tempo a disposizione. Per il Lecco la perentorietà dei termini non può cancellare il risultato conquistato sul campo.

Lecco al Tar del Lazio per non arrendersi a una pena ritenuta spropositata

Ed è proprio sulla pena spropositata che il Lecco batte. Chi non avesse indicato lo stadio in cui giocare nella prima scadenza del 15 giugno avrebbe rimediato un deferimento e una multa di ventimila euro per ogni documento mancante, dunque: com’è possibile che il superamento del limite del 20 giugno determini una “pena” che diventi l’esclusione dal campionato? La famosa perentorietà – stando alla lettura del Lecco – va concepita, invece, come garanzia di eguaglianza e di equanimità per tutti i concorrenti all’iscrizione.

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