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Inter, Thuram si confessa: la scelta nerazzurra, il gol al Milan, i consigli di papà Lilian

L'attaccante francese protagonista a Dazn Heroes racconta il perché del suo approdo a Milano: "L'Inter è un feeling che avevo dentro da due anni. Che bello il boato di San Siro"

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Che fosse un ottimo giocatore, lo si sapeva. Che si integrasse così rapidamente nell’Inter, facendo rapidamente dimenticare Lukaku, era nelle speranze dei più ottimisti tra i tifosi nerazzurri. Fatto sta che la coppia Lautaro-Thuram è probabilmente la migliore della serie A e una delle migliori d’Europa: e Marcus, nato a Parma, conferma di avere un legame speciale con l’Italia.

Inter, Thuram racconta i primi giorni

“Quando sono arrivato non ho pensato all’impatto che potevo avere – ha detto nell’intervista a Dazn – ho pensato solo ad inserirmi nella squadra, conoscere i compagni. Arrivavo in una squadra finalista di Champions e che aveva vinto due coppe: volevo solo inserirmi con i compagni, nei movimenti con Lautaro e i compagni. Tatticamente sono davvero migliorato da quando sono qui”. Impossibile non raccontare il fantastico gol nel derby contro il Milan, votato oltretutto gol del mese in serie A.

Thuram racconta il gol al Milan

“Ho visto che Thiaw non mi ha attaccato, mi sono girato e l’ho puntato: mi piace sapere contro chi gioco, se il difensore è veloce o aggressivo. I difensori del Milan non erano tornati, ero uno contro uno: sono rientrato e ho tirato. Quando chiudo gli occhi e penso alla partita penso a quando siamo entrati e alle due coreografie: è stato un momento speciale. Quella settimana fu normale, io non penso molto alle partite in settimana, ma all’allenamento: avevo fatto alcune domande a Mkhitaryan, ma non voleva dirmi troppo perché avrei visto io stesso”.

Il feeling con tifosi e compagni

Ed è lì che probabilmente è scoccata la scintilla con i tifosi: “Quando ho segnato con la Fiorentina la prima cosa che è arrivata è stato il boato. Senti un rumore incredibile quando giochi a San Siro: volevo entrare in comunione con i tifosi”. Il feeling con i compagni di squadra, invece, è sbocciato sin dal primo momento: “Quando sono arrivato il primo che mi ha scritto è stato Dimarco, mi ha dato il benvenuto e mi ha detto che mi aspettava da due anni”.

Thuram: avevo l’Inter dentro da due anni

Ma il passaggio più interessante dell’intervista a Dazn sta sicuramente nel racconto della scelta di venire all’Inter. “Era un feeling che avevo dentro. Due anni prima mi ero fatto male e questo mi ha fatto malissimo perché mi ero già immaginato con la maglia nerazzurra e a San Siro: due anni dopo mi era rimasta questa cosa, volevo venire qui. Ormai sono passati due anni: erano gli ultimi giorni di mercato, tutta la settimana avevo parlato con l’Inter, pensavo di andarci dopo quella partita. Non pensai fosse grave subito, continuai a giocare 5 minuti; poi mi fermai perché mi faceva veramente male. L’Inter mi è stata sempre vicina, sono persone molto rispettose: per me è stata una scelta ovvio anche dopo due anni. L’anno scorso è stato il primo anno in cui ho fatto il 9, Ausilio mi ha visto 9 due anni prima: mi conosce molto bene e mi ha aiutato a scegliere. Il mio percorso mi ha aiutato ad essere il 9 di oggi: non rimango fermo, gioco coi compagni e faccio tante cose”.

I consigli di papà Lilian

Inevitabile soffermarsi anche sulla figura del padre Lilian. “Nel ’98 quando vinse il Mondiale non avevo ancora un anno: fu una cosa incredibile per lui. Io non capivo ancora, scoprii a 10 anni quando era mio padre: per me era una cosa banale, io vedevo mio papà e non sapevo cosa avesse fatto in campo. Non voleva diventassi calciatore: quando vide che mi piaceva molto mi iscrisse a scuola calcio. A me non piaceva difendere ma avere la palla nei piedi e fare gol: i difensori non rendono la gente contenta, impediscono i gol. Papà e mamma mi hanno sempre insegnato che il rispetto è la chiave di tutto e che tutto passa dal lavoro. Se non lavori non avrai successo. Mio padre mi aiuta sempre dopo le partite: le guardo con lui, mi fa imparare velocemente. E’ molto severo, ma è meglio così: ogni volta che faccio gol e mi vede col sorriso mi dice “calmati, vieni in macchina che ti spiego due o tre cose…”. Mi calma sempre”.

Benzema ed Henry, i punti di riferimento

A chi si ispira Marcus Thuram? “Al 100% a Karim Benzema, è il 9 che mi piace di più. Lui va dappertutto, può dare soluzioni ovunque e io voglio essere quel 9. Mi ha dato tanti consigli, il più importante è rispettare il gioco: se devo passare passo, se devo tirare tiro. Devi sempre dare la risposta giusta”. In tema di consigli, c’è anche un altro grande attaccante del passato che lo sta aiutando tanto, ossia Thierry Henry: “Con lui mi confronto ogni giorno, di più di papà: ogni giorno sto al telefono con lui, può darmi dei feeling che papà non può darmi”.

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Inter, Thuram si confessa: la scelta nerazzurra, il gol al Milan, i consigli di papà Lilian Fonte: ANSA

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