Per quanto flebili, addirittura aleatorie secondo gli esperti, le speranze di poter ancora usufruire di una sorta di salvacondotto per i Mondiali dicembrini in Qatar non si sono del tutto sopite con la decisione della FIFA, venerdì 10 giugno, di risolvere la questione tra Cile e Ecuador a favore di questi ultimi.
- Le flebili speranze azzurre dell'Italia ai Mondiali
- La decisione di Byron Castillo
- La rifondazione dell'Italia di Mancini
Le flebili speranze azzurre dell’Italia ai Mondiali
Il verdetto ha stabilito che quanto sollevato dai legali della Associazione del Cile non ha compromesso la regolarità della qualificazione dell’Ecuador, nonostante la documentazione prodotta a carico del giocatore Byron Castillo.
Su di lui si era concentrata la strategia del ricorso, dato che come reso pubblico da Marca sia dal registro del battesimo sia da un secondo documento, il giocatore sarebbe risultato colombiano.
La decisione di Byron Castillo
In attesa di conoscere i prossimi passi che gli avvocati incaricati valuteranno di intraprendere, considerati i livelli in cui si articola la giustizia sportiva e dunque il ricorso ed, eventualmente, la possibilità di sottoporre la controversia al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, il rappresentante legale del giocatore ha deciso di rompere il silenzio e di annunciare la decisione di ricorrere anch’egli alla giustizia.
Stando a quanto dichiarato dallo stesso avvocato di Castillo, Andres Holguin, sta valutando in accordo con il proprio cliente di intentare causa contro l’equivalente della nostra Federcalcio cilena per chiedere risarcimento danni materiali e morali, a seguito di quanto accaduto. E, secondo quanto valutato in prima istanza dalla Commissione FIFA, infondato ammettendo definitivamente l’Ecuador ai Mondiali a discapito del Cile.
Rimanendo nel perimetro delle dichiarazioni di Holguin, secondo il legale la denuncia del Cile ha avuto ripercussioni sulla carriera del giocatore con un costo in termini di carriera ed economici.
“Byron avrebbe potuto essere ceduto – si legge su Olé – nella precedente sessione di mercato, a gennaio, ma a causa di tutte queste cose tutto si è complicato. Lì possiamo avere un possibile criterio per valutare la domanda. Quello che offrivano per Byron a dicembre e quello che hanno finito per pagare per lui”.
Finora né l’avvocato, né il giocatore hanno fornito dettagli su quando inizierà il procedimento legale, ma è chiaro che prenderanno provvedimenti in merito a carico dell’Associazione del Cile.
“Una causa per danni è una delle cause più complicate perché è difficile provare i danni morali. Siamo fortunati perché stiamo parlando di un calciatore e, per quanto crudele possa sembrare, un calciatore ha un prezzo, a differenza di una persona normale, come noi. Questo ci aiuta molto”, ha aggiunto.
“Il 22 maggio scorso, travolto dalla situazione, il ragazzo durante la ha commesso un errore che ha generato l’azione del gol avversario. E visibilmente scosso ha chiesto al suo tecnico di sostituirlo perché non riusciva più ad essere sereno in campo”.
Una simile vicenda, squisitamente giudiziaria, non investe l’Italia in senso proprio, né può alimentar in alcun modo le possibilità che per gli azzurri si riapra quell’agognato spiraglio che aveva sostenuto per quanto remotissime le premesse di un ripescaggio.
La rifondazione dell’Italia di Mancini
L’Italia è fuori dai Mondiali e il ct Roberto Mancini deve concentrarsi su una complicata rifondazione dalle fondamenta della nostra Nazionale, confermata la fiducia del presidente della Federcalcio Gabriele Gravina e anche di Giovanni Malagò, presidente del CONI, il quale non ha taciuto la sua personale convinzione su questa seconda esclusione.
Ora toccherà a Mancini trovare le chiavi giuste, dopo le ultime non esaltanti prestazioni e archiviata la questione Qatar come d’altronde aveva già nettamente spiegato Evelina Christillin, dirigente autorevole in materia quando aveva escluso la possibilità che l’Italia potesse trarre vantaggio dalla situazione dell’Ecuador e tanto meno dell’Iran.