Se alla vigilia di un derby che si accolla, oltre alla potenza intrinseca di una sfida intestina, la valenza di un passaggio obbligato per evitare quello che sta assumendo le sfumature (inquietanti) di una strada senza uscita, il capitano pubblica una lettera, allora la situazione non è seria. La situazione è serissima. Leonardo Bonucci, con e nonostante la contestazione recente di una parte della tifoseria organizzata, firma su Repubblica una sorta di stato dell’arte della delicata fase attraversata dalla Juventus.
- La lettera di Bonucci: Juve e 400 presenze
- Il traguardo personale con il derby di Torino
- La mossa di Allegri e il clima ad alta tensione
- La contestazione dei Viking alla vigilia del Torino
La lettera di Bonucci: Juve e 400 presenze
Tra ritiro forzato, indiscrezioni proprio relative al futuro di Bonucci, il capitano, e Vlahovic che si rincorrono nella parte della stagione più delicata, per via di quanto incassato in Champions e in campionato, c’è da domandarsi che cosa accadrà in seno alla società davanti a uno spogliatoio spaccato stando ai rumors.
Una compagine divisa tra oppositori e sostenitori o fedelissimi a Max Allegri, l’allenatore chiamato a risollevare le sorti di una squadra che non sapeva più vincere con Sarri e Pirlo alla maniera chiesta dai vertici, ma che così sembra condannata al baratro.
Pur premettendo, Bonucci, di scrivere in accordo con la società non può smentire la tensione accumulata in queste settimane di confusione e delusioni:
“È un periodo particolare, per noi, per i tifosi. Che arrivi proprio al momento giusto questo derby? Lo vedremo. Intanto nelle vesti di Capitano ci tenevo a scrivere quanto segue dopo essermi confrontato con la Società. Già in altre stagioni la vittoria nel Derby è risultata uno spartiacque, fra quello che poteva essere e quello che poi è stato”.
Proprio lui sposta l’attenzione, nonostante sia notorio il suo rapporto complicato con Allegri fin dai tempi dello sgabello in tribuna contro il Porto, lo strappo e il trasferimento al Milan con ritorno a Torino: c’è tanto in questa relazione complicata.
Il traguardo personale con il derby di Torino
Sappiamo, come rammenta lo stesso capitano, che questo derby ha una sua importanza anche a titolo personale perché il difensore raggiungerebbe così il traguardo delle 400 partite in Serie A da titolare.
“Oltre a questo, se giocassi, raggiungerei un traguardo importante: le 400 partite in Serie A da titolare. Considerando che il sogno di ogni bambino è disputarne almeno una nella vita, scendere in campo in questo Derby sarebbe per me dunque ancora più entusiasmante e significativo… non ha sinceramente prezzo uscire dagli spogliatoi e sfilare a pochi istanti dall’inizio della gara con gli stessi occhi del bambino sognatore di allora, forte però dell’esperienza ormai di chi ne ha già tante alle spalle”, si legge sull’edizione odierna di Repubblica.
Massimiliano Allegri
La mossa di Allegri e il clima ad alta tensione
Anche se Allegri starebbe pensando a una sorta di mini rivoluzione tattica, con il capitano e Cuadrado e Vlahovic tra i probabili occupanti della panchina contro il Torino, Bonucci in questi passaggi richiama a uno spirito di mediazione:
“Sono sempre partite suggestive da giocare, l’adrenalina sale parecchio e fino a qualche tempo fa dovevo pure mantenere un certo contegno tra le mura domestiche per non dare troppo dispiacere a mio figlio Lorenzo (tifoso del Toro, ndr). Poi è arrivato Ronaldo, è andato via Belotti e questo sarà il primo Derby dove tutto il tifo della famiglia sarà rivolto verso un’unica bandiera: quella bianconera! Il bello dello sport è accendere una passione e sostenere la propria fede e per questo non vedo l’ora di scendere in campo, vedere lo stadio pieno e dare tutto, insieme alla mia squadra, per portare a casa il risultato. Ad ognuno il proprio Derby, a patto che sia uno spettacolo per il calcio, dentro e fuori dal campo. Buon Derby a tutti e che vinca il migliore”.
I vertici Juve
La contestazione dei Viking alla vigilia del Torino
Un derby, quindi, che non rispecchia un clima di distensione, anzi. Solo nel pomeriggio di giovedì uno degli storici gruppi organizzati della tifoseria bianconera, i Viking ha invitato il presidente Andrea Agnelli a togliere il disturbo con un post su Instagram:
“ALLEGRI NON DIMETTERTI MAI!!! Chi rema contro …non è degno di indossare la maglia …! Fino a quando decideva il colore delle tende degli uffici amministrativi o lo spessore della carta igienica nei bagni degli spogliatoi della prima squadra tutto filava liscio: scudetti, coppe nazionali, finali di Champions.
Poi, ha deciso di fare veramente il Presidente: via Marotta; via Paratici; via Allegri; via Sarri; via Pirlo; via le strisce sulla maglia; via il logo; via gli ultra dallo stadio.
700 milioni di ricapitalizzazione in 3 anni per avere: una squadra piena zeppa di mediocri, un DS preso dalla serie C, un amministratore delegato che di calcio sa solo che la palla è sferica, uno stadio trasformato in un cinema all’aperto. Lapo&John Elkann è l’ora delle decisioni irrevocabili”.
Un post nettissimo, che mette al centro l’operato del numero uno bianconero e richiama due protagonisti silenti, ma presenti di questa vicenda: Lapo e John Elkann. Il primo non ricorre neanche più a twitter, il secondo prenderà la sua decisione a breve, compatibilmente con i tempi tecnici e le necessità di famiglia. E di Exor.