Il momento in casa Juventus è davvero molto delicato. Nella serata dello scorso 28 novembre sono arrivate le dimissioni in blocco del CdA presieduto da Andrea Agnelli e adesso per i bianconeri è arrivata l’ora del nuovo corso. Una rivoluzione che potrebbe riguardare però anche la proprietà , dato che sembra sempre più probabile l’intenzione di John Elkann di cedere presto la società .
Spunta ora l’idea cessione
Il titolo in prima pagina del Corriere dello Sport porta di fatto a quella conclusione: “Clamoroso, vendono la Juve“. Insomma, le voci insistenti degli ultimi giorni non sembrano così infondate e le note ragioni finanziarie potrebbero portare proprio a questa scelta.
Il valore della società bianconera si è abbassato di molto negli ultimi anni. Il picco nel 2019 era stato di 1,7 miliardi, mentre adesso vale quasi 700 milioni. Il debito è salito in maniera vertiginosa e non sarebbe nemmeno il momento giusto per cercare investitori.
La situazione bianconera
Però adesso la vicenda in casa Juventus è davvero molto complicata. Fino a tre anni fa la gestione di Andrea Agnelli era in linea con Exor, come continua a spiegare il Corriere dello Sport. Al suo arrivo nel 2010 il club valeva 75 milioni fino appunto alla cifra di 1,7 miliardi nel 2019.
Ma l’affare Cristiano Ronaldo da positivo è diventato presto negativo. I costi della rosa sono lievitati sempre più dal primo scudetto di Antonio Conte all’ultimo di Massimiliano Allegri. Ed Elkann ha versano 700 milioni di aumento di capitale per coprire i 600 di perdite in quattro anni.
La possibile uscita
Anche la Superlega è diventata alla fine un fiasco per la Juventus e per Agnelli. I vari aumenti di capitale giustificati all’inizio come crescita del valore d’impresa non vanno più bene a Exor. E adesso alla vigilia del 100 anni della famiglia nella Juventus, gli Agnelli sono pronti a dire stop.
Non sarà facile trovare chi vorrà spendere tanto per questa società , ma nel 2023 il club potrebbe davvero ripartire da zero non solo per la dirigenza, anche per la proprietà . Perché come detto dal Corriere dello Sport: “Exor non è più un’azienda di famiglia“.