Avrà avuto qualche dubbio magari all’inizio, perché sperava di restare al Milan e voleva capire quali fossero i piani di Fonseca per lui. Appurato che evidentemente non ce n’erano, Pierre Kalulu decise di accettare la corte della Juventus. Sentendo le sue parole e guardando le sue partite, è facile pensare che la ragione stia tutta dalla sua parte.
- Kalulu e quella telefonata con Thiago Motta
- Kalulu e il rapporto con i tifosi
- Le prime difficoltà e l'apporto della famiglia
- Kalulu racconta i suoi sogni
- I tifosi della Juventus pazzi di Kalulu
Kalulu e quella telefonata con Thiago Motta
“Quando ho chiamato Thiago Motta, mi ha detto: ”Sei pronto a giocare ogni 3 giorni?” Ho risposto: ”Sì, dove mi vedi giocare?” E lui: ”A destra, al centro e a sinistra”. Lì ho pensato: se mi vede ovunque, per me è il top. E poi ha chiuso dicendo: ”Sappi che le scelte della partita si fanno in allenamento!” E alla Juve è così”. Sono le parole di Kalulu a Dazn, a due giorni dal big match contro il Milan, sua ex squadra. “Nella mia carriera non ho mai fatto scelte facili -aggiunge il 24enne francese-. Quando senti la fiducia della società e capisci che qualcuno ti vuole veramente, allora riesci a dare tutto te stesso”.
Kalulu e il rapporto con i tifosi
Il difensore francese però va più a fondo del dettaglio tecnico, e racconta come sta vivendo l’esperienza in bianconero da un punto di vista non soltanto professionale, ma umano. “Siamo umani e lavoriamo con il cuore. Durante il riscaldamento è l’ultimo momento in cui posso godermi l’ambiente. È il momento più bello, che sia all’Allianz Stadium o in un altro stadio. Sono stato anche io tifoso: voglio essere in campo quello che ammiravo da bambino. Devi sempre ricordarti del piccolo che era dentro di te. Con i tifosi c’è un sentimento forte, è come una relazione d’amore. C’è molto calore all’inizio, tutto sembra bellissimo, senti le vibrazioni.”
Le prime difficoltà e l’apporto della famiglia
Senza dimenticare il punto di partenza, perché per arrivare ad indossare la maglia della Juventus bisogna fare molti sacrifici. “Quella del calciatore sembra essere una vita perfetta, ma la verità è che noi professionisti abbiamo momenti difficili, che poi ti fanno apprezzare di più i momenti belli. A volte non vogliamo far vedere quando siamo deboli, lo nascondiamo. Prima pensavo che il campo fosse uguale ovunque, ma non è così. Io sono cresciuto in una grande famiglia, in una casa che non era mai silenziosa, e i primi mesi in cui tornavo a casa da solo per cena passavo tante ore senza parlare con nessuno. Era tutto difficile a livello mentale. I videogiochi mi hanno aiutato, perché con cuffie e microfono potevo parlare con i miei fratelli. A volte mettevo le cuffie anche senza giocare, ma solo per parlare. La lingua è stata una barriera.”
Kalulu racconta i suoi sogni
Il difensore della Juventus parla poi del suo spiccato senso della competizione: “Odio la sconfitta! Se mi batti, con te non sarò lo stesso. È sempre stato così! Ma la verità è che la sconfitta fa parte della vita e ti aiuta a restare umile. Alla fine della giornata bisogna però avere più piccole vittorie che sconfitte”. Una finestra sul futuro: ”Nella vita potevo fare tante cose, ma mi sono reso che l’unica passione che mi fa svegliare con il sorriso è quella per il calcio. Ho tanti sogni: vincere tutto, giocare con i miei fratelli ed essere il giocatore più forte, ma ho tanta voglia di fare altro là fuori”.
I tifosi della Juventus pazzi di Kalulu
E i tifosi della Juventus, in partenza scettici, si sono ritrovati ad applaudire l’ex difensore del Milan, come ammette Federico: “Piacevole sorpresa….Lo ammetto, all’inizio ero scettico sul suo conto..”. Anche Mattia concorda: “Miglior acquisto insieme a Conceicao del mercato estivo, gli altri stanno un po’ deludendo (discorso per Koop diverso)”. E Simone aggiunge: “Ha fatto bene, la juve sembra avere un progetto più ambizioso e promettente”. Mentre Nick cerca di spigarsi il motivo della cessione: “Da milanista a me dispiace ma non è un fenomeno era sempre ai box”. E Niko conclude: “Non finiremo mai di ringraziarli”.
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