Il senso di Thiago Motta, neo allenatore di questa Juventus su cui si stanno concentrando analisi forse inclementi ma inevitabili, per quel che è stata ed è ancora adesso la Champions risulta ambivalente. Per il club che, più di ogni altro nel contesto della storia recente della Serie A, ha incarnato nella filosofia #finoallafine la ragione profonda del suo attaccamento ai risultati voler puntare su un tecnico giovane poteva coincidere con la volontà di rinnovo che, però, non esclude in alcun modo l’ideale della vittoria, del riscatto e della rivalsa. Che, a tratti, Motta pare accantonare.
E se le idee mostrate nella scorsa stagione, al Bologna, aveva indotto a ritenere possibile il connubio con la dirigenza bianconera e Cristiano Giuntoli in primis, non si capisce come la determinazione fosse esclusa. Perché nonostante gli innesti, la convergenza tecnico-società e quel che pubblicamente è stato detto alla Juventus manca quel quid che la filosofia bonipertiana avrebbe impresso. Oggi che la Champions con i suoi 11 milioni è sfumata, che ha subito un PSV francamente non irresistibile, e in campionato stenta c’è una domanda in più. Che ne sarà dei giocatori che sono arrivati in prestito?
- Sipario calata sulla Juventus, impatto economico
- Il piano per tenere Kolo Muani dopo l'addio alla Champions
- Renato Veiga e incognita Hancko
- Incidenza dei mancati introiti dei quarti
Sipario calata sulla Juventus, impatto economico
Con la Juventus out e un quinto posto inutile ai fini della qualificazione alla prossima Champions League, altro traguardo che era ritenuto imprescindibile a inizio stagione, la domanda è legittima. Perché è vero che il mercato si può fare anche solo sulla base dei prestiti, ma come e per quanto si può progredire così?
Uscire dalla massima competizione europea ha il suo significato, mancano quegli 11 milioni di euro derivanti dall’introito garantito per la qualificazione ai quarti sena considerare i possibili accordi economici e commerciali che ne potrebbero derivare. Sponsor che garantiscono, investono e fanno crescere anche il brand a cui i tifosi tengono e che sostengono con i fatti attraverso stadio e prodotti.
Il piano per tenere Kolo Muani dopo l’addio alla Champions
Per giugno erano previsti i riscatti di Randal Kolo Muani, per cui Giuntoli sta già negoziando con il Psg, e di Renato Veiga (uscito dal campo ieri sera e del quale si attendono news) che è arrivato con la formula del prestito dal Chelsea e che sarebbe riscattato con l’abbinamento all’operazione Hancko della quale non si è poi così certi, dopo il mancato incasso derivante dall’esclusione degli ottavi.
Il CFO bianconero Cristiano Giuntoli, prima della disfatta olandese, ha cercato di rassicurare e di ribadire – al tempo stesso – la linea del prossimo mercato: “Credo che Kolo Muani vada a prescindere (dal passaggio del turno, ndr), stasera è importante sul piano sportivo e ci teniamo ad andare avanti. Noi vogliamo tenerlo e lui vuole rimanere: siamo fiduciosi”.
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Cambiaso, Kelly e Luuk de Jong
Renato Veiga e incognita Hancko
Il piano per tenere in squadra Kolo Muani (e cedere Vlahovic e Cambiaso) rimane quello già illustrato ma la cifra non è propriamente modesta: 50 milioni di euro per tenerlo a Torino. Poi si vedrà per Renato Veiga e David Hancko qualora vadano in porto le cessioni sopra citate più altre piccole operazioni funzionali alla logica del bilancio.
Due big potrebbero non bastare se per l’attaccante serbo non arriveranno le offerte sperate e lo stesso Manchester City, che pure era stato attratto da Cambiaso, avrebbe preferito puntare su un nome alternativo visto e considerato che si era vociferato di una maxi offerta mai arrivata, stando alla versione mai smentita.
Nella mini finestra di giugno, e consentita sulla base del previsto Mondiale per club, i rumors avrebbero suggerito la chiusura dell’operazione in quella breve settimana autorizzata. Le cose paiono ormai concordate, ma si deve attendere per comprendere se il trasferimento sarà operativo.
Incidenza dei mancati introiti dei quarti
Essere fuori dalla massima competizione europea, però, non incide solo sul blasone: questione di denaro. E di anche appeal commerciale. Partecipare alla Champions sarebbe una garanzia in termini economici potentissima: con l’accesso alla Phase League la Juventus si è guadagnata 18,62 milioni di euro, cui si sono aggiunti i premi per i risultati di ogni partita e per il passaggio ai playoff, i profitti derivanti dalla vendita dei biglietti e dai diritti televisivi fino a un totale complessivo che supera abbondantemente i 60 milioni di euro.
Quindi minimizzare non solo non è convincente, ma non consente di guardare oltre sul piano delle entrate e cessioni nella prossima sessione estiva: Hancko, i riscatti e la cessione di due giocatori di livello come Vlahovic e Cambiaso non sono solo parte alle sliding doors juventino. Che ne sarà di Thiago Motta che pare sempre meno aderente a quanto sta accadendo?