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Juventus, scossa Tudor, da rinascita Yildiz a scelta capitano: il confronto con Motta

I bianconeri hanno voltato pagina, anche se il cambiamento è stato radicale. Cosa hanno perso e cosa hanno guadagnato i giocatori col nuovo tecnico

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

La Juventus è già andata oltre Thiago Motta anche se non è ancora completamente di Igor Tudor. I bianconeri sono un limbo, una fase di transizione da un mondo ad un altro. Scelta forte, quella della società che ha deciso di cambiare radicalmente pelle. Una rivoluzione tattica, ma non solo, che in parte già si è vista nel match vinto di misura contro il Genoa. Da Yildiz al capitano non più itinerante. Ecco dove la Vecchia Signora è cambiata.

Da Motta a Tudor la transizione è in corso

Giudicare la Juventus di Thiago Motta prendendo in esame le ultime due partite forse non sarebbe eticamente corretto. Eppure anche in quelle, nonostante siano state disfatte epocali, c’erano segnali evidenti della filosofia di calcio mottiana. Che è stata già destrutturata in pochi giorni dal suo successore. Partiamo dalla prima mossa di Tudor: la definizione di un unico e solo capitano individuato in Manuel Locatelli.

Le scelte forti del croato, dal modulo a Yildiz

Dal punto di vista tattico, poi, chi pensa in un passaggio graduale è stato subito smentito. Ma si sapeva: scegliere Igor Tudor significa voler dare un elettroshock alla squadra. Il tecnico croato ha subito impostato la difesa a tre optando per Renato Veiga centrale data anche la sua abilità palla al piede. Da qui è derivata quindi la volontà di preferire Kelly a Kalulu per avere un altro mancino che occupasse la zolla sinistra.

La Juve, però, disponeva di numerosi esterni offensivi e pochi terzini. Ecco che a Nico Gonzalez è stato chiesto di cimentarsi a tutta fascia, non proprio nella sua indole da attaccante quasi puro (Motta talvolta lo schierava addirittura falso nueve). McKennie a sinistra è una forzatura dovuta all’assenza di Cambiaso. In attacco, invece, è chiara la preferenza nei confronti di Vlahovic con Kolo Muani destinato alla panchina.

In attesa di recuperare pienamente Koopmeiners, la mossa vincente sembra quella di avvicinare Kenan Yildiz alla porta. Magari il gol del turco è solamente un caso: lo scopriremo nelle prossime puntate. Però è evidente come il 19enne di Ratisbona si senta punta e che faccia fatica a svolgere la doppia fase relegato in un angolino.

L’addio al possesso palla

Ma il calcio non è solo moduli e schemi. Conta anche e soprattutto l’atteggiamento. Ieri abbiamo visto una squadra che non cercava più il possesso palla ma provava a verticalizzare subito. Il Genoa ha infatti avuto più il pallone (51 contro 49, la Juve di Motta con la Fiorentina aveva chiuso col 63%). Non solo: i bianconeri hanno registrato meno passaggi (417 contro i 596 dell’ultima Juve mottiana); hanno toccato meno volte la palla (632 contro i 743).

Dove i bianconeri hanno guadagnato

Queste statistiche non sono banali ma denotano un cambio radicale del volto della squadra. Che è cresciuta invece nei duelli aerei (40 contro 21) e nei duelli aerei vinti (60% contro il 38% dell’amara disfatta di Firenze). Che è migliorata nei contrasti (29 contro 15) e nei contrasti riusciti (83% contro 67%), così come negli intercetti (6 contro 2). D’altra parte è così che Igor Tudor vuole la sua Juve: aggressione a tutto campo, uomo contro uomo e verticalizzazioni veloci.

Non è un caso se l’indicazione del tecnico croato più ripetuta nel corso della partita con il Genoa fosse “Avanti, avanti”. Il passaggio da una Juve all’altra non è ovviamente facile, ancor meno a stagione in corso. Di certo c’è che l’allenatore attuale è bravo a farsi ascoltare dai propri calciatori. L’amore del pubblico in tal senso può aiutare i giocatori ad accelerare il processo: stavolta se le cose dovessero andar male sul banco degli imputati ci finirebbero solo e soltanto loro.

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