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La Juventus senza la Champions non può più permettersi Yildiz e Vlahovic e anche i prestiti sono un lusso

Come cambia il mercato per la società qualora mancassero gli introiti della Champions derivanti, in primis, dalla qualificazione garantita dal quarto posto

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Mentre l’unità di crisi messa all’opera dalla dirigenza juventina segue il suo piano, parallelamente si schiude quello scenario futuribile delle cessioni inevitabili, qualora il quarto posto e la Champions con i suoi introiti dovessero venire a mancare. Thiago Motta, da qui a fine stagione, cambierà modulo, mentalità e progetto per evitare che l’ombra di Igor Tudor – che incombe come quella di Roberto Mancini – diventi una grottesca compagna in panchina.

Perché oltre al suo ruolo, che oggi non è in discussione per questioni anche tecniche, formali, in bilico ci sono i nomi più prestigiosi della rosa a sua disposizione. Yildiz, al pari di Vlahovic e Cambiaso potrebbero lasciare la Juventus e Torino ed affacciarsi ad altri campionati. Uno su tutti. Ma questo lo sappiamo già.

Juventus, lo stato dell’unità di crisi

Senza la Champions e il quarto posto che ne garantirebbe l’accesso, verrebbero meno circa 60 milioni utili alla causa mercato e a far quadrare i conti di un bilancio su cui vigilano figure legatissime a John Elkann e a Exor. Non è una variabile trascurabile quella della possibilità di ricavare capitali, quindi, cifre simili che oggi popolano i rumors e il calciomercato, in generale, da una campagna vendita decisa.

Candidato numero 1 è Yildiz

Lo stesso dt Cristiano Giuntoli non riterrebbe possibile una cessione del ragazzo turco a non meno di 65-70 milioni, cifra che l‘Aston Villa potrebbe permettersi e non solo. Le proprietà dei club inglesi sono nella condizione, lussuosa, di poter ingaggiare giocatori di prima fascia e corrispondere alle società che ne detengono i tesserini somme altrettanto elevate, nell’ordine di quanto citato sopra.

L’attacco è il reparto dove si rischia di cambiare di più, perché – senza CoppaKenan Yildiz diventerebbe ancora più sacrificabile in virtù di una condizione che lo mette seriamente al centro di questa manovra. Yildiz è arrivato a zero e sarebbe una plusvalenza garantita per la società, che conta di incassare addirittura anche 70-80 milioni.

Il destino di Vlahovic

Con lui anche Dusan Vlahovic è un candidato certo alla partenza: un attaccante del suo livello avrebbe possibilità di giocare più e meglio in Premier, dove era diretto già a gennaio se il Chelsea avesse accettato l’idea di Giuntoli.

Infine Arek Milik, ancora ai box dopo l’infortunio estivo: per lui zero minuti finora e un contratto fino al 2026, difficile immaginare che il club intenda puntare su di lui.

Capitolo prestiti, da Kolo Muani a Veiga

Diversa la situazione di Randal Kolo Muani, che è in prestito: l’ipotesi di un nuovo prestito con riscatto nel 2026, ma senza Champions sarebbe azzardata. Posta la disponibilità del Psg, il giocatore non trarrebbe beneficio dal rimanere ingabbiato in una squadra senza la migliore piazza e il club stesso dovrebbe corrispondere una somma non inferiore ai 45-50 milioni.

Kolo Muani è come Francisco Conceiçao, Renato Veiga e Pierre Kalulu arrivato in prestito ed è complicato pensare a un rinnovo senza costi per la Juventus. Se il Manchester City e Guardiola dovessero manifestare ancora interesse, il prossimo partente sarebbe Andrea Cambiaso.

Oltre al giocatore più stimato da Pep, ci sarebbero sul mercato anche Douglas Luiz, acquistato per 50 milioni dall’Aston Villa e poco aderente al progetto Motta (e alla Juventus) e anche Nico Gonzalez, 33 milioni pagati alla Fiorentina tra prestito e obbligo di riscatto. Insomma, non poco per quel che ha reso almeno in questi mesi di alti e bassi, un campionato dominato più da incertezze che da sicurezze.

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