Su Larissa Iapichino c’è ancora tutto da scrivere. Perché è un talento purissimo, e ce lo dicono i risultati e non solo i cromosomi, e ha la testa, la preparazione e l’attitudine. Tratti che, per quanto accennati e quasi celati da una timidezza inattesa per una atleta nata e cresciuta sotto i riflettori sempre accesi, da quando sua madre Fiona May e suo padre (nonché suo allenatore) Gianni hanno deciso di diventare genitori.
- Larissa Iapichino, un destino nel nome
- L'incontro con il salto in lungo
- La carriera di una predestinata ma non solo
- Il punto di svolta
- L'infortunio prima di Tokyo
- L'argento a Roma
- Lo studio
Larissa Iapichino, un destino nel nome
Come sua madre britannica di nascita ma azzurra per volontà, Larissa ha scelto il salto in lungo dopo aver attraversato qualche incertezza. Quel destino, però, non era solo nelle ascendenze genitoriali: lo aveva nel nome perché a ispirare i suoi genitori è stata la lunghista ucraina Berezhnaya, amica e avversaria in pedana di Fiona May.
Eppure nulla era scontato, se non il praticare sport per la piccola Larissa che ha seguito sua madre e suo padre sulle piste e, poi, sul set, quando Fiona ha deciso di tentare e di provare ad accettare le offerte che insistentemente le giungevano da un mondo distante da quello dello sport e dell’atletica, in particolare. Un universo-mondo che l’ha accolta, a testimonianza dell’amore e della stima che il suo pubblico ha nutrito e alimentato nei suoi riguardi grazie alla generosità atletica dimostrata e che ha portato sotto l’azzurro dei successi indimenticabili.
L’incontro con il salto in lungo
Anche Larissa lo ha provato, quell’amore assoluto ma non è stato subito il salto in lungo il suo primo obiettivo. Da bambina si è avvicinata allo sport praticando danza, nuoto e in particolare ginnastica artistica per otto anni. Nell’estate 2015, a 13 anni, ha deciso di provare con l’atletica, dopo aver assistito – come regalo di compleanno – al meeting di Montecarlo insieme alla mamma Fiona.
Era già una celebrità, per via dei suoi altrettanto noti genitori e per uno spot divenuto celebre, in cui compariva anche lei, bambina, intenta nella scelta della merenda pomeridiana.
Un episodio che non rifletteva il temperamento di Larissa. La stessa lunghista si descrive come una ragazza timidissima da piccola, quasi a disagio sul set e durante le riprese quando accompagnava la madre, pratagonista della serie “Butta la luna”, serie prodotta dalla Rai di successo.
Oggi la ammiriamo sicura e strutturata nei meeting e nelle gare, come a Roma: in questi Europei, dopo infortuni e complicazioni, finalmente ha conquistato un magnifico argento che le ha dato soddisfazione e lustro, come avrebbe già meritato.
La carriera di una predestinata ma non solo
Dall’incontro con l’atletica è partita una carriera che pareva inevitabile, ma così non è stato fino a quando non lo ha scelto Larissa. La sua pecualiarità sta tutta qua: riflessiva, estremamente razionale ma dotata anche di una maturità agonistica che raramente compete a una atleta come lei, classe 2002.
Il suo primo tecnico a Calenzano è stato Enrico Mancini, nella velocità e poi sugli ostacoli. Nel 2016 si è aggiudicata il tricolore cadette dei 300hs confermandosi nell’edizione successiva. Talento in pista ma anche in pedana coltivato allo stadio Ridolfi di Firenze da Gianni Cecconi nei salti e Ilaria Ceccarelli sugli ostacoli.
Quando arriviamo nel 2018 il primo acuto nel lungo con il 6.36 della migliore prestazione nazionale under 20 al coperto e il 6.38 della stagione estiva. Un punto fermo dato che da quel risultato è incominciato quello che racconta la sua bio da atleta.
L’INTERVISTA ESCLUSIVA A VIRGILIO SPORT
Il punto di svolta
Il decollo nel 2019 ai tricolori di Agropoli con un volo a 6.64 l’ha resa primatista italiana tra le allieve e anche tra le juniores battendo il record di Maria Chiara Baccini (6.55) che resisteva dal 1998. Ha conquistato l’oro, già vinto dalla mamma nel 1987 a Birmingham con la maglia della Gran Bretagna, agli Europei under 20 di Borås dove ha sconfitto avversarie più grandi anche di due anni. Nel 2020 ha cominciato a dedicarsi soltanto al lungo con il tecnico Gianni Cecconi ed è atterrata a 6.80 al meeting di Savona, seconda italiana di sempre.
Nel 2021 è cresciuta ancora con il clamoroso 6.91 ad Ancona, primato mondiale under 20 indoor, eguagliando il record nazionale assoluto al coperto di Fiona May, la mamma che aveva scelto di vestire l’azzurro.
Larissa Iapichino in azione
L’infortunio prima di Tokyo
A impedirle di volare per Tokyo è stato, però, un infortunio. Un dispiacere che ha fissato e condiviso con papà Gianni, diventato nel frattempo il suo allenatore. Nel 2023 è tornata a migliorarsi con il primato italiano al coperto di 6.97 dopo averlo di nuovo pareggiato per la medaglia d’argento agli Europei indoor di Istanbul. All’aperto ha debuttato con il personale di 6.83 controvento e ha vinto tre tappe della Diamond League: Golden Gala a Firenze, Stoccolma e Montecarlo arrivando a 6.95 dopo aver conquistato il titolo europeo U23 a Espoo con 6.93.
Adesso c’è Roma, gli Europei, e Larissa deve affrontare una finale dopo aver salto benissimo nelle qualificazioni a 6,71. Sa che sono un banco di prova importante in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024.”Non vedo l’ora di cominciare, vivo l’attesa cercando di restare nella mia ‘bolla’ e mi aspetto uno stadio che dia tanta energia come è accaduto con Mattia (Furlani, ndr)“, ha detto dopo aver ricevuto il premio dall’Associazione della Stampa Estera in Italia come atleta rivelazione del 2023.
“Io sto bene, sarà una gara per tanti aspetti diversa dagli anni scorsi: non sono più la ‘cucciola’, stanno emergendo atlete forti e molto giovani, ci potranno essere tante sorprese. Io come sempre mi preoccupo di tutte e allo stesso tempo di nessuna”, ha aggiunto. Larissa poi è entrata nel dettaglio: “Per prima cosa ho in testa la qualificazione, è lo scalino più difficile da salire perché ci sono solo tre salti. In finale, vedendo anche quanto accaduto tra gli uomini, per prendere il bronzo occorrerà almeno 6,80-6,85”.
L’argento a Roma
Nella calda notte rimana, mentre il pubblico attendere il ripetersi dell’incanto della staffetta olimpica 4x100m, Iapichino studiava e si confrontava con Larissa in una gara che, a questo punto della stagione, è decisiva per Parigi.
E così è stato. Anche se l’argento si è deciso all’ultimo salto, come spesso ci ha abituati Larissa, e a tenere salda la concentrazione è stato Gianni – atleta, allenatore e musicista – capace di trovare la chiave perché sua figlia arrivasse fin qui con il pieno dispiegamento delle sue potenzialità, atletiche e mentali.
Fiona May era lontana, a soffrire in un punto remoto dell’Olimpico per non manifestare la tensione, l’ansia. E poi dopo il verdetto sciogliersi in un abbraccio, in un pianto che forse non aveva capito di poter esprimere se non prima di mercoledì 12 giugno.
Ci hanno regalato la scena più piena, vera di questi Europei offrendo un abbraccio che sa di tanto, che sa di autentico. Che sa di loro.
Larissa Iapichino si è aggiudicata l’argento all’ultimo tentativo volando a 6.94 e mettendosi dietro tutte le avversarie tranne l’inarrivabile tedesca Malaika Mihambo, oro con 7.22. Bronzo alla portoghese De Sousa con 6.91.
Lo studio
Attenta allo studio, che non ha mai trascurato, si è diplomata al liceo scientifico a Firenze. Ha deciso di proseguire poi gli studi e di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, percorso univeristario che prosegue parallelamente agli impegni in pedana, e fa parte del gruppo sportivo delle Fiamme Oro.
Ora la testa è solo alle Olimpiadi di Parigi. L’abbraccio di mamma Fiona May c’è, la guida solida di papà Gianni anche. La testa, però, è e riguarda solo Larissa.