Il binomio tra criptovalute e calcio sta diventando sempre più diffuso e l’incessante cavalcata del settore della blockchain in generale nel mondo del pallone è stato spinto anche da ragioni di tipo economico.
La pandemia ha certamente accentuato la crisi settoriale del calcio, sottolineando la necessità di ricercaresponsor disposti ad investire nuovi capitali dell’industria del pallone. Una ricerca che è diventata sempre più una necessità e un’esigenza per un mercato caduto in una profonda crisi (è con questi presupposti che il dibattito si accende sul tema Superlega), solo accentuata dalla contestuale crisi sanitaria. Come sottolineato anche dall’ultimo Annual Review of Football Finance 2021 di Deloitte che ha evidenziato come la pandemia sia costata al calcio europeo un calo dei ricavi pari a 3,7 miliardi di euro complessivi, con la Serie A che è risultata il campionato più colpito.
Il binomio calcio-cripto nasce dunque da una duplice necessità che ha permesso ai due mondi di incontrarsi a metà strada. Da un lato, come detto, l’esigenza di trovare nuovi capitali e, dall’altro, l’interesse delle aziende che operano con le criptovalute di farsi conoscere dal grande pubblico del pallone, identificato come facente parte di uno dei target principali, sfruttando per la propria diffusione la cassa di risonanza del rettangolo verde.
Cripto e Serie A
L’ingresso delle criptovalute nel calcio italiano, nonostante il gergo sia entrato con forza nel linguaggio mediatico solo negli ultimi mesi, è datato 27 agosto 2018. Parliamo del Rimini ed in quella data la Heritage Sports Holdings annunciava l’acquisto del 25% delle quote proprio del Rimini per un ammontare completamente versato in criptovalute. Nonostante l’innovatività della negoziazione, l’operazione non inaugurò una stagione di successi per il club biancorosso, retrocesso rapidamente in Serie D nel 2020.
Oggi, invece, siamo di fronte alla Serie A più cripto di sempre.
Negli ultimi mesi, infatti, praticamente tutte le “sette sorelle” hanno siglato un accordo con un’azienda direttamente o indirettamente legata al mondo delle criptovalute.
L’ultima è stata la Lazio che ha visto esordire il nuovo sponsor di maglia Binance nella partita contro l’Inter. Accordo da 30 milioni per tre stagioni per la società di Claudio Lotito e in quell’occasione abbiamo dunque assistito al primo “derby cripto” della storia della Serie A. I nerazzurri, infatti, dall’altro lato sono la squadra che più ha beneficiato dei flussi di cassa provenienti dal mondo blockchain. La società di Suning nell’ultimo anno ha siglato accordi per un totale di oltre 40 milioni a stagione: 20 dallo sponsor di maglia Socios.com (che ha sostituito lo storico Pirelli), e circa 22 in media da Zytara e Digitalbits (sponsor di manica).
Anche la Roma ha siglato un contratto con Zytara e Digitalbits per una cifra di circa 12 milioni a stagione più bonus per far comparire il logo di Digitalbits sulla maglia dei giallorossi.
Per chiudere il cerchio anche Milan e Juventus sono legati a sponsor del mondo cripto. I rossoneri incasseranno 5 milioni all’anno da BitMEX (sponsor di maglia), mentre i bianconeri riceveranno 10 milioni all’anno da BitGet (anche qui sleeve sponsor). Abbiamo parlato di “7 sorelle” ed appunto possiamo includere in questo ragionamento anche l’Atalanta considerando che Plus500 è un’azienda fintech che consente anche lo scambio di criptovalute tra i suoi servizi.
L’accordo tra la Lega e Crypto.com
Come abbiamo visto, sotto il punto di vista commerciale, le criptovalute stanno prendendo possesso della Serie A. Non solo guardando gli accordi conclusi con le squadre della massima serie ma anche con la Lega.
Il rapporto col mondo delle monete virtuali parte già dalla scorsa stagione con l’accordo tra la Lega e Crypto.com.
Crypto.com, società che consente di effettuare la compravendita e lo scambio di criptovalute, è infatti stato sponsor della scorsa finale di Coppa Italia e, da questa stagione, è diventato sponsor anche del VAR in Serie A. Nonostante i termini economici dell’accordo siano ancora ignoti, la collaborazione ha portato ad una serie di attività come la creazione di NFT (non-fungible tokens – gettoni non fungibili). Tecnicamente, per spiegare meglio la tematica, i gettoni non fungibili non sono quindi intercambiabili anche se questa caratteristica è in contrasto con il mondo delle criptovalute, in quanto peculiarmente fungibili.
L’accordo tra Crypto.com e Lega Serie A, per quanto riguarda la creazione di NFT, ha fruttato la creazione di cosiddette “rappresentazioni digitali di eventi” come i video dei gol della finale tra Juventus e Atalanta o della stessa Coppa Italia. La vera curiosità sta nel fatto che fino a quest’estate la raffigurazione del trofeo era in vendita a 70 milioni di dollari. Non deve sorprendere che stiamo parlando della rivisitazione del trofeo, realizzato dall’artista Diego Perrone, disponibile tramite un filmato unico della durata di 11 secondi che vede la coppa ruotare e mostrare ogni dettaglio. Lo scorso maggio, dopo la finale tra Juventus e Atalanta vinta dai bianconeri, l’NFT era stato piazzato all’asta per 3.500 euro.
La cifra di 70 milioni, ad oggi non raggiunta per la Coppa Italia, lo renderebbe l’NFT più costoso di sempre. Il record appartiene, infatti, ad un’opera digitale dell’artista Mike Winkelmann (venduta per 69,3 milioni di dollari). Per quanto riguarda il calcio, invece, il record è (non a caso) di Cristiano Ronaldo. Una card da collezione dell’ex attaccante della Juventus è stata venduta a 290 mila dollari su Sorare, piattaforma ispirata al fantacalcio che vanta tra i propri investitori, tra gli altri, Piquè, Schurrle e Griezmann, e che è tra inoltre partner di 11 club di Serie A.
Intrecci tra il mondo delle criptovalute e l’industria del calcio saranno all’ordine del giorno se è vero anche che nel contratto di Messi col PSG è stata inserita la remunerazione di una parte dell’ingaggio da corrispondere proprio in monete digitali. Il mondo delle cripto si sta mescolando prepotentemente con quello del pallone e una (nuova) rivoluzione digitale è solo all’inizio.