Il giorno dopo, se possibile, fa ancora più male. Perché il risveglio per Luna Rossa è stato decisamente traumatico: doveva essere la barca che avrebbe conteso la coppa ai maestri neozelandesi, finirà per assistere da spettatrice a uno spettacolo sul cui palcoscenico sentiva di essere perfettamente a suo agio.
Merito di Ineos Britannia, che ha saputo elevare il proprio livello oltre ogni ragionevole dubbio. Ma qualche demerito in casa Prada Pirelli c’è stato, pensando anche ai due punti regalati ai britannici per le rotture avvenute nel match race numero 3 e poi ancora durante la settima regata.
- Troppi errori nei momenti cruciali
- Ainslie sa che Luna Rossa tornerà (più forte?...)
- Bertelli rilancia, ma la delusione è grande
- Tita e Gradoni, la coppia del futuro
- Il dilemma sulla data della 38esima edizione
Troppi errori nei momenti cruciali
Luna Rossa sapeva di essere competitiva, ma sul più bello s’è lasciata sopraffare da un po’ di tensione. La pressione ce l’avevano anche quelli di Ineos, ma hanno saputo gestirla meglio: in partenza, dove hanno praticamente vinto tutti gli ingaggi (solo uno l’hanno perso per via di un loro errore, altrimenti sono sempre partiti alla pari o meglio degli italiani), soprattutto poi sul campo di regata.
Ben Ainslie ha ricordato al mondo intero il perché in patria viene considerato alla sorta di un guru della vela, lui che ha fatto incetta di medaglie olimpiche e s’è guadagnato stima e considerazione regatando in giro per il globo in ogni possibile competizione. Sapevano bene, in casa Luna Rossa, quanto fosse forse Ainslie, e nei fatti la superiorità del timoniere di Ineos s‘è manifestata senza fronzoli. Anche se hanno colpito “in positivo” le parole rilasciate al termine della finale, lontane da quelle decisamente “aggressive” dei giorni di gara.
Ainslie sa che Luna Rossa tornerà (più forte?…)
“Sapevamo che avremmo dovuto combattere contro una grande squadra, e Luna Rossa ha dimostrato di essere un antagonista incredibile. Ci sono voluti 10 anni al nostro team per arrivare a questo livello e siamo orgogliosi di aver raggiunto il diritto di giocarci l’America’s Cup.
Quanto agli italiani, con loro s’è instaurato un legame fatto di stima e rispetto. Per questo dico che ci saranno certamente altri capitoli di storia velica da scrivere insieme, e sono sicuro che in futuro Luna Rossa tornerà più forte e agguerrita che mai, desiderosa di prendersi una rivincita. Ora posso soltanto ringraziare tutto il team di Max Sirena per la competizione che ci ha regalato”.
Bertelli rilancia, ma la delusione è grande
Le parole di Ainslie non sono buttate lì a caso: anche se mancano ancora conferme ufficiali, destinate comunque a manifestarsi nei prossimi mesi (forse settimane), Patrizio Bertelli ha fatto capire di essere intenzionato a proseguire la sua caccia alla coppa delle 100 ghinee, che da più di 25 anni ormai tenta di portare in Italia.
Questa, a detta di molti, sembrava essere la volta buona: gli addetti ai lavori consideravano la barca italiana la migliore tra tutte quelle in gioco a Barcellona, sicuramente superiore a Ineos Britannia che fino al round robin non aveva affatto impressionato. Poi però, alla crescita esponenziale dei britannici, s’è sommata la perdita di affidabilità di Luna Rossa, che sotto pressione ha commesso fatalmente qualche errore di troppo.
In tanti consideravano questa versione della barca italiana superiore anche a quella che tre anni fa ad Auckland inflisse un netto 7-1 ai britannici nella finale di Prada Cup. Eppure Ainslie e i suoi ragazzi hanno ribaltato il pronostico, tra l’altro guadagnando considerazione strada facendo e spaventando persino Emirates Team New Zealand, che da sabato 12 ottobre dovrà difendere la coppa riconquistata nel 2017 (e poi mantenuta nettamente tre anni fa contro Luna Rossa).
Tita e Gradoni, la coppia del futuro
Al netto della sconfitta, in casa Prada Pirelli ci sarà da fare i conti con un preannunciato ricambio generazionale. Con Spithill che ha già annunciato l’addio alla competizione, anche Checco Bruni (che è classe 1973) dovrà decidere se andare avanti o se passare il testimone ai giovani.
Va detto che in Italia velisti in grado di raccogliere un’eredità tanto pesante non mancano: Ruggero Tita, già nel team di Luna Rossa, vanta due ori olimpici e l’età giusta (32 anni) per diventare l’uomo di riferimento del futuro. E con lui potrebbe trovare posto Marco Gradoni, che a soli 20 anni è considerato la promessa più lucente del firmamento mondiale della vela, reduce peraltro dalla netta vittoria nella UniCredit Youth America’s Cup in tandem con Gianluigi Ugolini (classe 1998).
Il dilemma sulla data della 38esima edizione
Il cambio della guardia potrebbe avvenire presto, anche se resta da capire quando verrà disputata la prossima America’s Cup: visto il grande successo dell’edizione di Barcellona, da più parti è stata caldeggiata l’ipotesi di abbreviare l’attesa rispetto ai canonici 3-4 anni, quindi valutando di tornare in acqua nel giro di massimo un paio d’anni.
Molto dipenderà però da come andranno le cose tra Ineos ed Emirates: sarà pur sempre il detentore della coppa a scegliere date, luogo e (assieme allo sfidante ufficiale, cioè il “challenger of record”) regolamento. E di sicuro non vorranno favorire i rivali, specie quelli pericolosi come Luna Rossa.