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Ma quanto ha speso il City Football Group a Palermo in questi anni?

Il gruppo emiratino con sede a Manchester vuole riportare in auge la tradizione sportiva dei rosanero dopo la promozione in Serie B e un calciomercato oneroso

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Rocco Nicita

Rocco Nicita

Giornalista

Classe 1996. Collabora con varie testate e blog online. Conduce un podcast dedicato interamente alla Serie B.

Ma quanto ha speso il City Football Group a Palermo in questi anni? Fonte: Shutterstock

Il gruppo emiratino con sede a Manchester vuole riportare in massima serie la tradizione sportiva dei rosanero

Negli ultimi anni, molte squadre dalla lunga e storica tradizione sportiva hanno vissuto il tragico epilogo del fallimento. Piazze come Bari, Parma, Palermo e, da ultimo, Reggina si sono ritrovate a giocare in serie minori, situazione impronosticabile fino ad un paio di decenni fa, quando queste squadre si trovavano coinvolte in sfide contro i miglior top club italiani e, di conseguenza, europei.

L’iter di ricostruzione, in genere, non è neanche poi così breve: a partire dall’individuazione della società che dovrà rilevare il titolo sportivo. Se cadere dalle stelle alle stalle nel sistema calcistico italiano è un processo rapidissimo, ritornare ai vecchi fasti è un processo lungo, articolato, soprattutto costoso e non sempre realizzabile.

Nel caso del Palermo, dopo la sentenza che ha dichiarato il fallimento della società siciliana, Dario Mirri – pronipote del presidentissimo Renzo Barbera – ha rilevato con la sua società il titolo sportivo, diventando presidente della squadra. Da lì ha avuto inizio il lungo calvario sportivo, che dura tutt’oggi, per riportare il Palermo in Serie A, un’ambizione legittima e mai nascosta.

La stagione in Serie D, da cui ripartono le nobili decadute dei campionati professionistici, è stata solo di passaggio: i rosanero si sono aggiudicati il primato e la diretta promozione nell’ultimo livello del campionato professionistico. Dopo un primo anno di assestamento, con anche il rallentamento del campionato dovuto alla pandemia, il Palermo è riuscito, attraverso la vittoria dei play-off, a ritornare nel campionato cadetto a distanza di tre anni dalla mancata iscrizione.

L’approdo del City Football Group

Il ritorno in Serie B, notizia già dolce di per sé, è stato certamente animato dalla trattativa che ha portato gli emiratini ad acquisire prima l’80% fino ad un progressivo aumento della partecipazione societaria pari al 94% del capitale sociale del Palermo.

Il City Football Group, come noto, è il gruppo societario di proprietà dello sceicco Manṣūr bin Zāyed Āl Nahyān, che ne detiene una partecipazione pari a circa l’80% attraverso la società Newton Investment and Development LLC. Il CFG è uno dei gruppi più influenti nel mondo del calcio – se non il più influente – e detiene il controllo di dodici squadre, tra le quali la corazzata Manchester City.

Tra i motivi che hanno spinto il City Football Group ad acquistare il Palermo, come spiega in una nota del gruppo il CEO Ferran Soriano, c’è sicuramente la voglia di onorare la storia della squadra rosanero attraverso il conferimento del know-how di un gruppo internazionale e un piano di crescita sostenibile. Oltre a queste dichiarazioni, è inutile girarci intorno: il Palermo è una squadra con una tradizione calcistica secolare, con un ottimo seguito ed è soprattutto simbolo calcistico di una città che trasuda storia da tutti gli scorci.

Allo stesso tempo, anche il presidente Mirri si diceva entusiasta di questa nuova avventura, non vedendo certamente l’approdo del CFG come una minaccia, quanto piuttosto come un’opportunità da cui ripartire: «volevamo trovare l’investitore giusto, con una profonda conoscenza del calcio, che ci aiutasse a dare seguito al nostro percorso. Ecco cosa porta in dote la presenza del City Football Group».

Nonostante i buoni propositi, essere calamitati nella galassia di un multi-club ownership può nascondere delle insidie: primo fra tutti, il rischio di essere considerata una squadra satellite che possa fungere da serbatoio di giocatori per il gruppo.

I tempi non sono ancora maturi per trarre ogni tipo di conclusione, tuttavia, in occasione del Social Football Summit tenutosi a Roma, l’AD Giovanni Gardini ha ribadito che il Palermo non è una succursale del City Football Group: «Ogni società del gruppo ha una propria autonomia completa, tranne quella economica. C’è interazione, condivisione e passaggio di informazioni reciproche tra tutte le aree. Perché si fa sistema e si fa industria. Far parte di un gruppo significa avere la capacità di condividere, da Melbourne a New York e Palermo».

Gli investimenti del City Football Group

Una veduta nel centro sportivo del Palermo Fonte:

Al di là di ogni considerazione sull’operazione, i dati economici parlano chiaro: il City Football Group ha investito più di 50 milioni di euro dal suo approdo nel luglio del 2002 fino ad inizio 2024, per riportare il Palermo a livelli competitivi e certamente l’apporto economico non si fermerà qui.

Ad appena due anni dall’ingresso in società, il primo risultato visibile è certamente il Palermo CFA, il nuovo centro sportivo costato più di 7 milioni di euro e inaugurato ad aprile 2024, situato nel comune di Torretta, a circa 20 km dal capoluogo siciliano. All’interno del “Palermo City Football Academy”, che conta dimensioni per circa 50.000 metri quadrati, sono presenti due campi di erba naturale di dimensioni uguali a quelli del prato del Barbera e un campo di dimensioni ridotte, oltre ad una serie di strutture dedicate ai professionisti che lavorano per il club siciliano.

Questa tipologia di investimenti rende l’idea della progettualità a lungo termine del City Football Group, non solo in termini economici e sportivi, ma anche dal punto di vista sociale e ambientale: il centro possiede 30.000 metri quadrati di aree verdi ed è stato istituito anche un orto sociale con attività destinate alle associazioni benefiche del territorio.

Mentre per quanto riguarda il calciomercato, il CFG ha investito rispettivamente 10,5 milioni di euro nell’ultima sessione estiva di calciomercato (l’acquisto più costoso è stato il francese Le Douaron dal Brest per 4 mln), quasi 16 milioni di euro nelle due sessione della stagione 2023/24 di Serie B (in questo caso l’investimento più oneroso fu Filippo Ranocchia dalla Juventus per 3.8 mln) e poco più di 8 milioni nella stagione 2022/23, quella che ha rappresentato il ritorno in Serie B dopo il fallimento societario.

Una media di spesa notevolmente più alta rispetto a gran parte di tutte le squadre che si approcciano al campionato cadetto, per una rosa che oggi si attesta su un valore di 48.5 milioni complessivi.

A che punto è il progetto del City Football Group?

Uno scorcio di una via di Palermo Fonte: Shutterstock

Nonostante alcuni risultati siano già palpabili, l’AD Gardini ha detto: «A che punto siamo del ‘viaggio’ che dobbiamo fare? Sicuramente a meno del 50%». Questa dichiarazione, certamente, lascia ben sperare i tifosi del Palermo, che comunque avranno una società solida alle spalle nei prossimi anni e che difficilmente farà rivivere l’incubo del fallimento di soli pochi anni fa.

A questa rivoluzione societaria, però, non stanno facendo seguito i risultati sportivi: il Palermo di Dionisi, anche se in zona play-off, non sta vivendo un momento particolarmente brillante. La società ha ribadito piena fiducia nei confronti dell’allenatore, chiamato a dare una scossa ai propri giocatori per non perdere la scia delle squadre che al momento comandano la classifica del campionato cadetto.

Le ambizioni del City Football Group sono piuttosto chiare nel voler far rivivere gli antichi fasti al Palermo e gli investimenti del gruppo vanno in questo senso. I risultati immediati, per quanto diano appagamento, non devono condizionare il progetto nella sua interezza: per apportare delle rivoluzioni, ci vuole tempo. Specialmente se si stanno gettando delle basi per durare a lungo.

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