A Malta si parla l’italiano, almeno nello spogliatoio della Nazionale. Prima Mangia, ora Marcolini, la Federazione per ripartire si è affidata a lui, lo scorso dicembre 2022. Di gavetta ne ha fatta tanta, sia da giocatore sia da tecnico, adesso raccoglie i primi frutti. Il suo nome lo associamo al Chievo Verona come se fosse un’equazione.
Con i panni dell’allenatore però i calcoli da fare non sono gli stessi e può cambiare tutto, basta un segno diverso e salta anche la più facile delle operazioni. Un po’ quello che gli è successo ad Avellino, dopo l’anno meraviglioso con l’Alessandria. La sua avventura con i lupi non parte mai, la squadra fallisce. Si fa forza, si cresce anche così. Passa qualche anno e arriva il regalo di Natale anticipato. Ora indossa giacca e cravatta, non può fare altrimenti.
- Il miracolo Alessandria e il ritorno a casa Chievo
- Il ruolo di Marcolini, non solo ct di Malta
- Come gioca il Malta di Marcolini
Il miracolo Alessandria e il ritorno a casa Chievo
I suoi colori rossastri in campo lo rendevano visibile, come una sorta di luce a teatro. Ha fatto sognare i tifosi del Chievo per tanti anni, con gol meravigliosi e prestazioni da trascinatore. Quello che chiede anche ai suoi ragazzi. Dal calcio giocato si ritira nel 2013, dopo una parentesi al Lumezzane. Subito si apre il portone.
Si toglie la divisa da giocatore e indossa i panni del mister. Le prime avventure non sono memorabili. Bisogna cadere per rialzarsi. Lo fa molte volte, fin quando non telefona l’Alessandria, sempre in Serie C. Prima del suo arrivo la squadra stava rischiando la retrocessione in Serie D. Poi il miracolo. Cambia pelle ad un gruppo che ormai non sapeva più vincere. Risultato finale? Sesto posto, playoff e vittoria della Coppa Italia.
Un girone di ritorno che impressiona anche i dirigenti dell’Avellino, che puntano su di lui per la nuova stagione di Serie B. Ma ecco il primo ostacolo, i biancoverdi falliscono e resta senza squadra. La nuova chance arriva dall’AlbinoLeffe, ma dura poco. Salva il club e poi accetta la proposta dei suoi sogni: chiama il Chievo Verona, impossibile dire di no.
L’esperienza però non è felice come quella da giocatore e dopo qualche mese la sua avventura finisce, lasciando la squadra all’ottavo posto. Forse poca pazienza da parte della dirigenza. E da qui il nuovo giro di panchine, due per la precisione: Novara e di nuovo AlbinoLeffe. Poi un +356 si illumina sullo schermo del suo telefono: è il prefisso di Malta, avversaria dell’Italia di Spalletti sabato. La proposta è chiara e lui accetta, diventa il nuovo ct.
Il ruolo di Marcolini, non solo ct di Malta
Marcolini non si limita soltanto a chiamare i giocatori per le partite della Nazionale. No, il suo compito è molto più ampio. “Qui mi chiamano head coach – raccontava a ‘La Gazzetta dello Sport’ –. Oltre a organizzare le finestre internazionali con la Nazionale Maggiore, il mio compito è infondere le linee guida a tutte le selezioni giovanili. Un ruolo impegnativo, ma molto gratificante”.
Un po’ simile all’incarico che la Federazione italiana aveva dato a Mancini prima delle sue dimissioni. Al suo fianco, oltre a Davide Mazzotta, c’è anche un altra figura storica del Chievo, Davide Mandelli. “Per me la sua presenza è motivo di grande tranquillità. È un ragazzo con cui ho condiviso tantissime esperienze, sia da giocatore, sia da allenatore. Siamo tutto il giorno insieme, praticamente viviamo in simbiosi. Prima che un ottimo collaboratore, è un vero amico”. Un po’ di giallo nel biancorosso di Malta.
Come gioca il Malta di Marcolini
Il modulo che utilizza è il marchio di fabbrica italiano: 3-5-2. L’influenza del bel paese nel suo calcio è evidente. Non è un integralista e sa cambiare in base all’avversario che ha di fronte. Spesso lo schieramento assume note più offensive passando a un 3-4-2-1 o 3-4-3 quando i rivali sono più abbordabili.
Un esempio? Contro il Lussemburgo. Match vinto 1-0 con gol di Nwoko, la sua punta di riferimento. Di qualità non ne ha molta. Si adatta senza storcere il naso. Nel gruppo C di qualificazione al prossimo Europeo è ancora fermo a zero punti. Le altre nazionali hanno più materiale, le partite in cui lottare saranno altre. Ma l’obiettivo è chiaro: promuovere il calcio e migliore il sistema. Contro l’Italia vedremo i primi passi? Marcolini ci crede.