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Maxi-recuperi in Serie A: gli arbitri italiani prendono posizione

Il designatore Gianluca Rocchi si è detto contrario alla tendenza sui recuperi "infiniti" visti durante Qatar 2022: l'esperimento non verrà adottato nella seconda parte della Serie A 2022-'23

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L’edizione del Mondiale appena andata in archivio con il successo dell’Argentina, trascinata dai gol di Lionel Messi, verrà ricordato non solo per la prima volta assoluta di una fase finale disputatasi tra autunno e inverno, per far fronte alle proibitive condizioni climatiche in cui ci si sarebbe imbattuti in estate in Qatar, ma anche per i maxi-recuperi che si sono visti in molte partite.

Qatar 2022 e i recuperi “infiniti”: il calcio studia la rivoluzione del tempo effettivo

La tendenza, cha ha toccato il proprio apice già nella seconda partita della fase a gironi, quella tra Inghilterra e Iran, allungata di quasi 30 minuti considerando i recuperi accordati dall’arbitro alla scadenza del tempo regolamentare del primo e del secondo tempo, ha fatto seguito ad una direttiva precisa della Fifa, volta a stroncare le frequenti perdite di tempo da parte dei calciatori e soprattutto ad aumentare il tempo effettivo della durata delle gare, costantemente inferiore all’ora di gioco nella media calcolata a livello internazionale.

Proprio sulla futura istituzione del tempo effettivo, battaglia del presidente Fifa Gianni Infantino supportato dal capo degli arbitri mondiale, Pierluigi Collina, si è acceso un dibattito durante la prima fase del Mondiale, ma la sensazione è che questa rivoluzionaria novità, la cui istituzione stravolgerebbe le abitudini dei fruitori del prodotto calcio, ma pure quelle dei broadcasters che trasmettono le partite, non potendo più prevedere una durata standard degli incontri, non sarà applicata nel breve-medio periodo.

Serie A, il designatore Rocchi dice no ai maxi-recuperi: le linee guida per la seconda parte di stagione

Quel che è certo che i maxi-recuperi non albergheranno in Serie A, almeno nella seconda parte del campionato 2022-’23. Questa è infatti la direttiva arrivata dai vertici della Commissione Arbitri Nazionale e in particolare dal designatore per il massimo campionato, Gianluca Rocchi. Fonti vicine all’ex fischietto fiorentino descrivono infatti Rocchi impressionato negativamente da casi come quello di Inghilterra-Iran, ritenuti una forzatura dal momento che la media dei recuperi concessa già allo stato attuale in Serie A è in linea con quella degli altri principali campionati europei.

Qualora gli arbitri volessero cercare una sorta di “compromesso”, allungando di un paio di minuti il tempo di recupero in partite nelle quali le interruzioni del gioco saranno particolarmente frequenti, con l’obiettivo di allungare il tempo effettivo della durata degli incontri, potranno farlo, ma l’indicazione che arriverà sarà quella di evitare di cronometrare ogni piccola pausa per poi fare la somma e concludere le gare con recuperi “infiniti”.

Il fuorigioco semiautomatico sbarca in Serie A: c’è la data

La stessa Can ha invece approvato l’applicazione del fuorigioco semiautomatico, la grande novità testata con successo durante Qatar 2022. Come già annunciato, il cosiddetto SAOT (Semi-Automated Offside Technology) sbarcherà ufficialmente nel campionato di Serie A nel weekend del 27-29 gennaio, quando si disputerà la prima giornata del girone di ritorno, come deciso dall’ultimo Consiglio Federale.

Proprio approfittando della pausa del massimo campionato per i Mondiali, infatti, arbitri, Var e assistenti hanno lavorato tra novembre e dicembre per prendere dimestichezza con la nuova tecnologia. Lo stesso Rocchi ha organizzato diverse sedute di esercitazione presso l’IBC di Lissone, la sede della centrale Var nazionale, con il chiaro obiettivo di presentare una “squadra” già rodata con la nuova tecnologia, che permetterà un notevole risparmio di tempo (a tutto vantaggio anche dei tempi morti durante le partite e quindi della riduzione dei minuti di recupero…) nella valutazione del fuorigioco.

Le posizioni dei giocatori verranno infatti valutate da un sistema di 12 telecamere posizionate sotto il tetto all’interno dello stadio che tracceranno 29 punti corporei per ciascun atleta, creando modelli tridimensionali attraverso i quali si genereranno dati che, elaborati e sviluppati praticamente in tempo reale dal software, insieme con quelli provenienti da un sensore collocato sul pallone, verranno inviati alla sala Var, dove l’ultima parola spetterà, comunque, sempre agli arbitri presenti nella room di Lissone.

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