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Milan, Ibrahimovic alza la voce: il Feyenoord, il modello Galliani e i retroscena su Cardinale e Leao

Lo svedese al posto di Conceicao. Milan chiamato alla rimonta nel ritorno dello spareggio col Feyenoord: "È una finale". La lezione su Leao

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Il momento della verità. Dentro o fuori, non c’è altra via. Volato in Portogallo per i funerali dell’ex presidente del Porto Pinto da Costa, Conceicao è sostituito nella conferenza stampa della vigilia di Milan-Feyenoord da Zlatan Ibrahimovic. Che ha le idee chiare sul ritorno del playoff di Champions League a San Siro: “Domani è una finale”.

Milan-Feyenoord, Ibrahimovic e la spinta dei tifosi

Sulla vittoria di misura del Feyenoord nel primo atto dei playoff ha inciso non poco il ruggito di un De Kuip rovente. Per il ritorno è lecito attendersi un San Siro altrettanto bollente.

“Sono qui perché l’allenatore è in Portogallo, ma sta rientrando – spiega Ibra -. Sono fiducioso che domani sarà una partita molto diversa rispetto all’andata, con 80mila milanisti, dentro e fuori lo stadio e in tutto il mondo. La squadra in campo dovrà recepire questa energia ed essere pronta”.

Champions, la ricetta per la rimonta secondo Ibra

Parlando del continuo saliscendi del Milan, il senior advisor di RedBird rimarca più volte il concetto di mentalità. “Comunico tutti i giorni con i calciatori, cerchiamo di trovare soluzioni, parliamo con l’allenatore. Ma non deve essere una cosa ripetitiva: è come dire ogni giorno a tua moglie che la ami, poi perde di significato. Le parole da sole non bastano”.

Lo svedese indica la via per ribaltare il Feyenoord: “La squadra domani dev’essere concentrata, aggressiva, più concreta rispetto a Rotterdam. Devono giocare come se fosse una finale. Perché è una finale”. Poi aggiunge: “Per me è una partita importante. Sono un vincente, voglio vincere, voglio portare risultati. Cerco di fare le cose per scrivere la storia. E il Milan è un club che ha scritto la storia. La storia si fa vincendo e se vinci porti trofei”.

Gimenez e gli altri nuovi acquisti: il modello Galliani

“Ci aspettiamo tanto dai nuovi acquisti” dice subito il dirigente rossonero. “Walker è un giocatore presente, non è un talento che deve crescere. Stesso discorso vale per Joao Felix, che può ancora crescere, e Gimenez”. Evidenzia come il messicano sia “un killer, ma deve anche correre. Col mister se non corri, non giochi. Deve aiutare e metterla dentro: nell’ultima partita è stato al posto giusto al momento giusto”.

Ibrahimovic continua spiegando i nuovi “devono entrare in squadra, prendere spazio subito e non aspettare. E noi dobbiamo farli stare bene. Come Galliani ha sempre detto: i giocatori devono solo pensare al calcio, al resto ci pensiamo noi”.

La richiesta di Cardinale e la lezione su Leao

Come sta vivendo Gerry Cardinale la vigilia della sfida che deciderà il futuro europeo del Milan? “Parliamo tutti i giorni, è molto coinvolto, carico. Vuole vincere, anche in campionato. Dà forza a tutti, dà fiducia, è molto sul pezzo. Chiede risultati”.

Quindi una lezione su Rafa Leao: “Tutti parlano di lui, tutti indicano come dovrebbe giocare. Ma come spieghi a uno dei calciatori più forti del mondo come deve giocare? Sa lui come farlo. Puoi aiutarlo tatticamente, ma è lui che ti spiega come giocare. Uno mi ha chiesto: ‘Quando Leao ha il pallone perché sta fermo?’ Non ti preoccupare sa cosa sta facendo”.

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