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Milan, la confessione di Maignan: "Ho perso tante sfide". Poi la rivelazione sul caso razzismo

Mike Maignan durante un evento a Parigi confessa le proprie fragilità, spiega perché un portiere deve essere pazzo e parla del razzismo in Italia e non solo. E infine esprime il desiderio dell'anonimato

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Un Mike Maignan più personale del solito, almeno rispetto agli standard di comunicazione dei calciatori, si è confessato in un evento organizzato da ESN, ovvero l’agenzia di procuratori che, tra gli altri, assiste anche il portiere del Milan. Nonché della Francia, e infatti questa serata è alla vigilia della sfida di Nations League contro l’Italia.

Maignan si confessa: “Ho perso battaglie con me ste stesso”

Un incrocio particolare, con il nostro Paese tirato in ballo tra i tanti argomenti toccati dall’estremo difensore all’evento tenutosi al Theatre Mogador di Parigi. Ma ad avere più risonanza sono le confessioni private.

Maignan ha spiegato infatti che nella passata stagione si è ritrovato a perdere contro sé stesso, “perché la mia lotta è rimanere sempre concentrato su me stesso, su cosa sono bravo a fare, e non di rimanere coinvolto in tutto quello che accade attorno a me”.

Quindi il portiere ha affrontato “delle brutte sfide“: “Quelle che dovevo affrontare alla fine non le ho vinte, e per questo so di aver perso. Quindi, quello che farò è di imparare da questa lezione per essere più forte in questa stagione”.

“I portiere devono essere pazzi”

Rivolgendosi a Samuel Eto’o, tra i presenti all’evento, ha rimarcato una parola espressa dall’ex Inter, ovvero pazzia. “Non puoi essere portiere se non sei folle, se non hai questa mentalità. Ogni giorno i portieri di un livello importante devono essere pazzi, sennò non va. E oggi è difficile trovare un portiere di alto livello che non abbia questa caratteristiche. Se non le ha, finisce surclassato dai compagni di squadra, e dalla pressione, gli errori... Certo, tutti li possono commettere, ma è più importante ciò che farai dopo”.

Maignan ha poi rivelato di apprezzare Neuer come eventuale punto di riferimento: “Lui ha cambiato totalmente il modo di interpretare il ruolo. Però anche lui può sbagliare, come successo nella semifinale di Champions League contro il Real Madrid. Ma questo non cambia niente: tutti facciamo errori, a fare la differenza è come reagisci. E può essere un sprone per andare avanti nonostante i nostri sbagli”.

Il razzismo: “Dopo Udine non è cambiato molto”

Quindi, si è parlato di razzismo. Qui Maignan ha ricordato quella volta che, contro l’Udinese, lasciò il campo lo scorso gennaio per via degli ululati scatenatisi alla Dacia Arena: “Le cose dovevano cambiare, ma non è cambiato nulla. Io ho lasciato, me ne sono andato, mi sono assunto le mie responsabilità e la squadra era unita. Sono usciti anche loro con la speranza che le cose cambiassero, ma non è successo molto da quella volta. E ciò che è peggio è che non te lo dicono nemmeno in faccia”.

“Vorrei tornare a fare la vita di prima, senza riflettori”

Infine, l’estremo difensore di un Milan in una fase già critica ad inizio stagione ha parlato della gestione della fama. “Non è facile, vorrei condurre la stessa vita che facevo prima ma non sarà così. Prima non ero sotto i riflettori, non avevo tutti questi soldi, non avevo scocciature e facevo una vita semplice. Non avevo bisogno di guardarmi a destra e a sinistra continuamente”.

Quindi Maignan ha confessato il desiderio di camminare per la sua città “senza che nessuno si accorga di me”. E poi, l’altra questione, ovvero l’odio online: “Se sei forte, non vivi per altre persone ma per te stesso, per i tuoi valori e seguendo i tuoi principi. La gente può scrivere quello che vuole, ma la cosa non ti deve influenzare né farti buttare giù, perché tu sai perché ti trovi in quel posto, sai ciò che stai facendo. Gli haters potranno scrivere ancora, tutte le volte che vogliono, ma sino a quando noi avremo principi saldi e saremo forti e concentrati su ciò che vogliamo fare, potranno continuare a dire e a scrivere tutto quello che vogliono”.

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