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Milan, Vlahovic apre al mercato e snobba Haaland in stile Ibrahimovic

L'attaccante della Fiorentina non ruberebbe nulla al norvegese: "Sarò presuntuoso ma col lavoro duro e la testa giusta posso arrivare anche io".

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In un’intervista concessa alla Repubblica, l’attaccante della Fiorentina Dusan Vlahovic è tornato a parlare della maglia donatagli dall’idolo Zlatan Ibrahimovic: “Mi ha impressionato la dedica: ‘In bocca al lupo per tutto, ti auguro il meglio’. L’ha scritta in serbo, la mia lingua. È stato unico. I riflettori puntati addosso? portano grandi responsabilità. Alla mia età fai un gol e sei un fenomeno, sbagli due partite e sei un flop. So come funziona. Mi concentro, testa sulle spalle e piedi per terra. Non so se e dove arriverò, ma un giorno, voltandomi indietro, vorrei non avere rimpianti”.

Classe 2000 e autore in stagione di 13 gol, Vlahovic è seguito da Milan, Roma e anche in Europa. D’altronde è un giocatore talentuoso e un gran lavoratore: “Ogni giorno provo qualcosa di diverso: i tiri di destro, lo stop spalle alla porta, l’uno contro uno, il dribbling. Il trucco è ripetere il movimento all’infinito. Anche Ronaldo vuole sempre migliorarsi. È la strada del campione”.

A proposito delle voci di mercato, Vlahovic rimanda tutto a fine campionato: “Non mi piace parlare del contratto perché non siamo in una bella situazione di classifica. Commisso farà di tutto per portare in alto la squadra perché è ambizioso. In estate vediamo, sono aperto a ogni discorso con il club”.

Tra i giovani, il miglior attaccante al mondo è al momento Haaland, ma Vlahovic ha detto che non gli ruberebbe nulla: “Sarò presuntuoso ma col lavoro duro e la testa giusta posso arrivare anche io. Haaland lo guardo, cerco di capire come si muove, come finalizza. Però poi mi concentro sui miei punti forti e su quelli deboli. Non è bello per me essere alto 1 e 90 e non far gol di testa”.

Vlahovic ha chiuso l’intervista parlando della lettera d’addio di Prandelli: “C’era molta umanità dentro. Rispetto la sua scelta, gli auguro il meglio. Quando Prandelli è arrivato mi ha chiamato nel suo ufficio: ‘Hai 7-8 partite. Punto tutto su di te. Tu non ti preoccupare e gioca tranquillo’. Non segnavo e lui mi ha fatto battere i rigori per sbloccarmi”.

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