Calciopoli non sembra essere mai finita. Sono passati quasi 15 anni dall’estate del 2006 che sconvolse il calcio italiano ma le polemiche non si sono mai placate. A riaccenderle è stata un’intervista del designatore arbitrale Rizzoli che al Corriere dello Sport ha rivelato: “Calciopoli ci ha fatto molto male, rimettersi in piedi è stata durissima. Ricostruire un rapporto di fiducia con la gente, convincere gli appassionati che si era fatta pulizia, questi erano gli imperativi immediati. Qualche scoria ce la portiamo ancora addosso, ingiustamente”.
La replica di Moggi
Non sta a guardare in silenzio Luciano Moggi. Il dirigente ex Juventus, il cui nome è legato a doppio filo con l’inchiesta che sconvolse il calcio italiano e che ora parte all’attacco: “Non si capisce di cosa parli Rizzoli – ha scritto nella sua rubrica su Libera – lui è stato uno di quelli che ne ha tratto vantaggio visto che la sua carriera è stata accelerata a scapito di colleghi prima indagati e poi assolti per non aver commesso il fatto”.
E continua: “Parlando della pulizia fatta nell’ambiente, Rizzoli dimentica che per molto tempo proprio in quell’ambiente ha trovato collocazione Cristiano Copelli, prima da assistente e addirittura da designatore degli assistenti di B. E’ l’uomo che le cronache recenti ci raccontano aver truffato lo stato per milioni con il “Gratta e vinci”, colui che in piana attività arbitrale andava dicendo a Mantova che fino a quando avesse arbitrato lui, la Juventus avrebbe fatto fatica a vincere. E’ infatti quello che non sbandierò un rigore netto e fece annullare un gol valido alla Juve a Raggio Calabria”.
Lo chiuderei negli spogliatoi
L’ex dirigente della Juventus all’epoca di calciopoli fu accusato di aver chiuso nello spogliatoio gli assistenti Copelli e Di Mauro insieme all’arbitro Paparesta al termine di Reggina-Juventus del 6 novembre 2004, fatto per il quale è stato assolto: “Alla luce di quanto emerso sul suo conto mi pento di non averlo chiuso veramente perché gli avrei impedito di frodare lo stato per tanti milioni, durante la sua attività è stato fermato dall’Aia per tre mesi perché sorpreso a parlare al telefono con Meani, dirigente del Milan”.
E poi ancora l’attacco a Rizzoli: “Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Rizzoli di queste cose accadute ai suoi tempi, ancora prima di parlare di pulizia, peraltro mai avvenuta visto che tutti rimasero ben salti ai loro posti”.