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Mondiali atletica, Tamberi oro nell'alto: Gimbo nella leggenda. E Folorunso va in finale col record italiano

Notte magica per Tamberi ai Mondiali di atletica: inizia suonando la batteria in pista, poi vince l'oro nel salto in alto con due metri e 36. Applausi anche per Folorunso.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Da stasera Gimbo Tamberi è campione di tutto. Anche del mondo. Dopo Olimpia e l’Europa, il fuoriclasse marchigiano si prende il titolo iridato, infrangendo una storica maledizione. Salta più in alto di tutti ed entra nella leggenda dell’atletica. Primo con due metri e 36, davanti all’indomito statunitense Harrison e all’amico Barshim, con cui aveva condiviso la medaglia d’oro ai Giochi di Tokyo. Una serata davvero speciale per Gimbo, iniziata suonando la batteria sulla pista dello stadio di Budapest e finita tra le lacrime di gioia, sue e dei tifosi azzurri.

Fonte: Getty

Tamberi, l’errore a 2.25 e poi il percorso netto

Una finale inaugurata da un clamoroso errore a due metri e 25, unica pecca di una nottata altrimenti da urlo. Poi, però, non c’è storia. Gimbo si trasforma in grillo, scandisce il tempo dei suoi salti insieme al pubblico e non sbaglia più. Gli altri sbattono contro l’asticella (compreso Fassinotti, subito fuori dai giochi), lui no. Uno dopo l’alto escono di scena tutti gli avversari: Protsenko, McEwen, Woo, Potye, poi anche il cubano Zayas. Anche Barshim s’arrende a due e 33. Resiste solo Harrison. Ma gli errori dell’americano regalano l’oro a Tamberi: il più forte di tutti è lui.

L’emozione di Gimbo: “Paura a cambiare tutto, è andata bene”

Ai microfoni di Sky Tamberi si presenta saltellando: “Sono campione di tutto, non riesco a sentirmelo dire. Ti senti ripagato di tutti i sacrifici fatti. Quando entro in pista so di poter fare la differenza perché so quanto investo in questo sport. Non è uno sport individuale, devo ringraziare mia moglie, il mio staff. Riuscire a battere i supereroi è pazzesco, io sono un essere umano. La batteria prima della finale? Era per stemperare la tensione, avevo fatto un grande riscaldamento e non volevo distruggere la mia testa. Sono riuscito a rimanere concentrato a modo mio, mostrando le mie emozioni. Il mio segreto è essere me stesso in pedana, sapevo di avere un’opportunità importante a due e 36 e l’ho sfruttata”.

Quindi sul ribaltone nello staff e nella metodologia che l’ha portato in cima al mondo: “La paura quando cambi è tanta, dopo 12 anni che ti segue la stessa persona, con cui ho raggiunto tutto. Mio padre mi ha insegnato a saltare, ma le cose non funzionavano più. Mi sono caricato di tantissime responsabilità che prima erano in capo a mio padre, non è stato facile separarmi da lui, in tanti avevano dei dubbi, ma è andata bene. Ho chiesto a Michele e Giulio non di allenarmi, ma di accompagnarmi nel lavoro e insieme abbiamo creato un team pazzesco. Non parlo da tempo con papà, ma è indubbio che in questa medaglia ci sia anche il merito suo“.

Disco, Osakue fuori dalle migliori otto

Sessantun metri e tredici centimetri: questa la misura di Daisy Osakue nella finale del disco. Per l’azzurra di Moncalieri un solo lancio valido e due nulli, che lasciano qualche rimpianto per il dodicesimo posto definitivo. Difficilissimo, comunque, poter aspirare a entrare tra le migliori otto di una finale vinta dalla statunitense Laulauga Tausaga con 69,49 davanti alla connazionale Valarie Allman (69,23) e alla cinese Bin Feng (68,20).

Undicesimo posto e qualificazione olimpica per Cavalli

Bella performance di Ludovica Cavalli nella finale dei 1500 metri. La mezzofondista azzurra ha migliorato il suo primato personale, chiudendo in 4’01”84 con l’undicesima posizione finale. Un risultato che vale la qualificazione ai prossimi Giochi Olimpici del 2024 a Parigi. Titolo mondiale vinto dalla kenyana Faith Kipyegon col tempo di 3’54”87 davanti all’etiope Diribe Welteji (3’55”69) e all’olandese Sifan Hassan (3’56”00).

Folorunso in finale dei 400 ostacoli col record italiano

Altra bella notizia per l’Italia, la finale raggiunta da Ayomide Folorunso nei 400 ostacoli con il nuovo record italiano: 53″89, ottavo tempo utile, di 33 centesimi migliore del precedente personale di “Ayo”. Grande gioia per Folorunso, delusione invece per Rebecca Sartori, ultima nella prima semifinale dei 400 ostacoli, con 55”98. Per lei niente finale, con un vistoso peggioramento rispetto all’exploit in batteria.

Tecuceanu e Barontini in semifinale negli 800

Missione compiuta per Catalin Tecuceanu e Simone Barontini negli 800 metri: semifinale raggiunta per entrambi, Tecuceanu grazie al terzo posto ottenuto nella sua batteria, Barontini col secondo nella sua. Niente da fare, invece, per Simone Pernici, sesto nella sua batteria ed eliminato. Niente finale per Davide Re, quarto nella sua semifinale dei 400: per l’italiano il quindicesimo tempo complessivo.

El Bakkali si conferma re dei 3000 siepi

Ultima gara in programma, la finale dei 3000 siepi, disputata mentre Tamberi sta guidando i festeggiamenti del pubblico per il suo titolo mondiale. Trionfatore sulla pista ungherese il marocchino Soufiane El Bakkali, bravo a difendere il suo titolo col tempo di 8’03”53. Alle sue spalle, medaglia d’argento per il corridore etiope Lamecha Girma, mentre il bronzo è andato al kenyano Abraham Kibiwot.

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