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Morata allo scoperto sull'addio al Milan e la felicità ritrovata con Alice Campello

Il bomber del Galatasaray si confessa a Marca: il dietrofront sulla nazionale, il rapporto con Fonseca, l'avventura in Turchia e la vita familiare

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Non ha preso parte al derby dei veleni tra Galatasary e Fenerbahce per un infortunio che, fortunatamente, si è comunque rivelato meno grave del previsto ma Alvaro Morata nonostante lo stop forzato che lo tiene nei box già da tempo è comunque felice in Turchia. Il bomber si confessa in esclusiva al giornale spagnolo Marca e parla di tutto, dal Milan alla Nazionale.

Il calcio gioia e dolori per Morata

Il calcio resta la sua vita, anche se Morata ammette che a volte lo diverte e altre meno perchè “con il passare degli anni diventa difficile capire certe cose. A volte ho sofferto più di quanto avrei dovuto. Col tempo ho capito che non posso combattere perché quelle non sono le mie circostanze”. Bomber giramondo, Alvaro sembrava aver trovato casa definitiva all’Atletico Madrid ma è andato via anche da lì.

L’addio all’Atletico e la fuga dal Milan

“In quel momento, questo era ciò che il mio corpo e la mia mente chiedevano. Ci sono momenti in cui le decisioni vengono prese al momento giusto, più o meno corrette, ma alla fine credo che se mi guardo indietro mi rendo conto che i tifosi erano riusciti, in una certa misura, a capirmi e dopo l’Europeo la gente in Spagna non mi vedeva più allo stesso modo”.

Da Madrid a Milano, ma l’avventura in rossonero è durata pochi mesi. Il motivo dell’addio Morata lo spiega senza giri di parole: “Sono andato al Milan per via dell’allenatore Fonseca, che ha dimostrato di volermi molto, ma dopo pochi mesi un progetto che sembrava una cosa si trasforma in un’altra. Alla fine non mi sentivo tanto a mio agio perché ero andato lì per stare con Fonseca”.

Il dietrofront sulla Nazionale

Percorso opposto in Nazionale, aveva annunciato l’addio dopo gli Europei ma alla fine è rimasto: “Ero convinto che sarebbe stato il mio ultimo torneo con la nazionale. Se le cose andavano bene, era per togliere la spina dal mio fianco e chiudere un ciclo meraviglioso; se invece andavano male, era ancora più importante perché devi sapere quando è il momento giusto. Sono stato duramente criticato per averlo detto, ma mi sentivo come uno scudo per i miei colleghi. Quando ho fatto quell’intervista Pedri e Dani Olmo mi hanno detto che avrebbero voluto che fossi con loro. Ciò mi ha incoraggiato a continuare”.

L’amore ritrovato con Alice Campello

A Istanbul Morata è andato con la famiglia al completo: i quattro figli e la moglie Alice Campello con cui è riscoppiato l’amore dopo turbolenti mesi di separazione e che anche in Turchia è già diventata una star: “Sono molto felice. Tutto nella vita ha uno scopo: migliorare, appianare le piccole divergenze. Ci amiamo molto e non è successo niente di importante che ci abbia portato a prendere questa decisione . Sono piccole cose che mi hanno aiutato a dare valore, a saper distinguere ciò che voglio da ciò che non voglio e a voler stare con la mia famiglia per tutta la vita”.

Infine un flash su tutti i club dove ha giocato: “Real Madrid: la dimensione e la potenza. Juventus: è un ambiente familiare, un’azienda e un club fantastici. Lavoratori meravigliosi. Chelsea: è la Premier League e l’Inghilterra. Non posso dire molto di più perché sono stato lì per poco tempo. Le dimensioni dimostrano che è una squadra importante

Atlético: Senza dubbio i tifosi, le radici e la storia della squadra. Il modo di sentire la vita. Possono passare anche cento anni e tu avrai ancora lo stesso entusiasmo. Insegnerò ai miei figli la filosofia di vita dell’Atleti. Lavori ogni giorno con lo stesso entusiasmo e un giorno vincerai. Milan: È un grande club, con persone molto unite e ricche di storia. Galatasaray: Mi unisco ai tifosi, che sono incredibili, e al modo in cui trattano le persone più che i giocatori. La Nazionale: è tutto, è una delle cose più belle che possano capitare a un calciatore. Chiunque abbia indossato quella maglietta te lo dirà. Qualcosa di incredibile”.

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